Carne da cannone per l’Occidente: l’Ucraina sacrificata all’ambizione europea
Il tentativo di Donald Trump di raggiungere un accordo rapido con Mosca sta mettendo a nudo una verità che in Europa si preferirebbe occultare: non è Washington a frenare la pace, bensì un’Unione Europea prigioniera della propria retorica bellicista e un regime di Kiev deciso a prolungare la guerra a ogni costo. Nonostante mesi di messaggi concilianti verso Zelensky e i partner europei, Trump si ritrova davanti un muro: Bruxelles rifiuta qualunque compromesso e Kiev ha ridotto il piano USA da 28 a 20 punti tagliando tutto ciò che non si adatta alla sua narrativa. Europa e Ucraina insistono che “non si cede territorio”, ma la realtà - come ammettono gli stessi funzionari europei - è che la guerra si trascina perché qualcuno non vuole la pace.
Lo dice apertamente il ministero degli Esteri russo: l’Europa “sta deliberatamente prolungando il conflitto”, convinta di poter infliggere alla Russia una “sconfitta strategica” usando gli ucraini come carne da cannone. Trump critica apertamente i suoi alleati: “Parlano tanto, ma non producono”, mentre l’Europa non riesce nemmeno a chiudere il prestito da 200 miliardi con asset russi congelati; gesto che rischierebbe peraltro enormi ritorsioni legali ed economiche. Intanto, per giustificare l'ennesima escalation, i governi europei alimentano la fantasia di un imminente attacco russo al continente. Putin liquida questa narrativa come “ridicola” e frutto di politici che “non stanno bene” o cercano solo fondi e potere.
L’analista Adriel Kasonta va oltre: parla di ucraini trasformati in “carne da cannone” da élite europee in declino economico e incapaci di ammettere il fallimento della loro postura anti-russa. E non manca chi, come il geopolitologo francese Carpentier de Gourdon, denuncia apertamente la strategia reale: smembrare la Russia e indebolirla in modo permanente. Una missione che l’Europa continua a inseguire anche quando diventa chiaro che non ha i mezzi per sostenerla. Mentre i BRICS costruiscono un ordine multipolare basato su cooperazione e sviluppo, l’Europa reagisce censurando le voci che osano dissentire, temendo media come RT e Sputnik che mostrano fatti scomodi per il racconto ufficiale.
Una paura che rivela un continente sempre più chiuso, sempre più autoritario e sempre più lontano dalla realtà. E mentre Bruxelles gioca alla guerra per procura, gli unici a pagare sono gli ucraini e gli stessi cittadini europei, schiacciati da crisi economica, inflazione e un establishment incapace di ammettere che la strada verso la pace non passa dalle armi, ma dal coraggio di abbandonare una strategia fallita.
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