Arnaldo Lomuti - Delrio, Israele e l'Italia
di Arnaldo Lomuti
Siamo l’ultima delle colonie, la più serva, al pari della nostra stampa e del nostro governo.
Prima o poi la verità viene a galla, le bugie vengono scoperte e le azioni (soprattutto quelle sbagliate) hanno delle conseguenze, proprio come i nodi nei capelli che, se non sciolti, vengono inevitabilmente alla luce quando ci si pettina, rendendo necessaria una soluzione.
Sorvolando sulla visita di Fassino alla Knesset (non per denunciarne i crimini ma per elogiarne il modello democratico), se dovessi commentare il disegno di legge a prima firma Delrio, la prima cosa che mi viene in mente sono i nodi che prima o poi vengono al pettine.
Partiamo dal titolo: “Disposizioni per la prevenzione e il contrasto all'antisemitismo e per il rafforzamento della strategia nazionale per la lotta contro l'antisemitismo nonché delega al governo in materia di contenuti antisemiti diffusi sulle piattaforme online” che tradotto sarebbe “recepire la definizione di antisemitismo”. Una definizione che non è da costruire perchè una enunciazione c’è già, quella della International holocaust remembrance alliance (IHRA) e che a parere di molti critici ed esperti di diritto, renderebbe inquisibili anche le critiche politiche allo Stato di Israele e al suo governo.
Nella sostanza, rispetto ai crimini commessi ai danni dei palestinesi da’ Netanyahu e dal suo Governo, con questa norma oggi avremmo mezzo parlamento italiano imbavagliato e l’altra metà avrebbe una buona scusa per far tacere la propria coscienza.
Non solo, la questione palestinese ha portato in piazza centinaia di migliaia di cittadini fino ad allora delusi e disaffezionati.
La disaffezione alla politica in Italia è palpabile, con un calo della partecipazione tradizionale (comizi, cortei) e con l’aumento di influencer che diventano punti di riferimento politici.
In un momento di depressione politica evidente, nelle principali città italiane (e non solo), il popolo è sceso in piazza in sciopero e ha manifestato per la Palestina. Circa un milione il 5 ottobre a Roma.
La pensata di Delrio è una dichiarazione aperta di ostilità verso l’enorme mobilitazione che attraverso manifestazioni di massa, ha chiesto il cessate il fuoco e lo stop alla vendita di armi a Israele. Con un'opinione pubblica sempre più attenta alla situazione e alle ingiustizie percepite, milioni di donne e uomini hanno chiesto un maggiore impegno umanitario per la palestina.
I dati rilasciati dalle Nazioni Unite sono sconcertanti ed evidenziano una situazione estremamente critica delle condizioni di vita e un bilancio di vittime elevato: si registrano infatti oltre 234.000 persone tra morti e feriti. Negli ultimi due anni un bambino ogni 52 minuti è stato ucciso (oltre 20.000) e quasi un terzo dei decessi totali riguardano minori di 18 anni. Esprimiamo cordoglio e condanne, ma restiamo complici di un sistema di guerra che disumanizza un intero popolo.
Cosa c’è di antisemita in queste denunce?
L'attivismo si manifesta con richieste di giustizia, condanna delle ipocrisie e pressioni politiche, che riflettono una coscienza diffusa sui temi.
Torniamo in Italia. La proposta di Delrio segue a quelle identiche di Lega, con Massimiliano Romeo, e Italia Viva, Ivan Scalfarotto. Tutte e tre vogliono un AGCOM manganellatore e scuole e università censurate. Ma quella di Delrio fa discutere più di tutte perchè fa riemergere le spaccature del PD.
C’è una nota stonata, qualcosa che non torna ciclicamente quando c’è di mezzo Israele.
Dalla presenza di parlamentari italiani alla Knesset, alle leggi bavaglio lanciate come bombe a mano dalla trincea approssimativa dell’antisemitismo.
La carneficina di Israele su Gaza prosegue con il cordoglio delle massime rappresentanze politico-istituzionali.
Condanniamo Netanyahu (prossimo alla grazia Herzoghiana), ma continuiamo firmare contratti, a spedire armi, a mantenere accordi di cooperazione con uno Stato i cui vertici perpetrano crimini contro la popolazione civile.
Sono certo che sarebbe inutile spiegare a Delrio che difendere i diritti dei palestinesi non significa odiare gli ebrei. Lui e i suoi lo sanno benissimo.
Inutile significargli che anche quando è scomodo, bisogna prendere posizione contro una guerra di sterminio e che uscire dalle confort zone per rifiutare le logiche del “due pesi e due misure” è propedeutico a non svilire la nostra democrazia. Queste cose lasciamole ai sovranisti peracottari nostrani che ci stanno abituando, proprio loro, a obbedire alle influenze esterne a partire da Israele. Siamo l’ultima delle colonie, la più serva, al pari della nostra stampa e del nostro governo.

1.gif)
