Unità 8200, gli “stenografi del potere” che fanno da megafono per Israele

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Unità 8200, gli “stenografi del potere” che fanno da megafono per Israele



Nel suo blog sul Fatto Quotidiano, Daniele Luttazzi ha il merito di approdondire il legame tra i servizi di intelligence israeliani e l'informazione negli Stati Uniti. Segue la seconda parte. 


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di Daniele Luttazzi - Nonc'èdiche (Fatto Quotidiano, 20 novembre 2024)


Riassunto della puntata precedente: il giornalista Alan MacLeod ha scoperto che le notizie dei media statunitensi sull’offensiva israeliana in Palestina, Libano, Yemen, Iran e Siria sono in mano a un network di ex spie ed ex lobbisti israeliani che militano nelle redazioni Usa più influenti. Le ex spie arrivano dall’Unità 8200, la divisione militare israeliana che si occupa di spionaggio, sorveglianza, guerra informatica e operazioni coperte. Barak Ravid, che ad aprile ha ricevuto da Biden il White House Press Correspondents’ Award, uno dei premi giornalistici più prestigiosi negli Stati Uniti, è un ex analista dell’Unità 8200. I suoi articoli, pubblicati dal website Axios, raccontano sempre di fantomatici contrasti fra Biden e Netanyahu: “Ultimatum di Biden a Netanyahu: se Israele non cambia rotta a Gaza, ‘non saremo in grado di sostenervi’”; “Lo scontro Biden-Bibi si intensifica mentre gli Usa vengono accusati di indebolire il governo israeliano”; “Biden ha detto a Bibi che gli Stati Uniti non sosterranno un contrattacco israeliano all’Iran”.

Gli Usa sono uno dei giocatori in campo (l’amministrazione Biden appoggia i crimini di Israele inviandogli decine di miliardi di dollari in armamenti e bloccando le risoluzioni Onu favorevoli alla Palestina), ma coi suoi articoli Ravid accredita il presidente Usa come onesto intermediario nella questione mediorientale. Ravid non nasconde l’entusiasmo per Netanyahu, arrivando a scrivere che gli attacchi israeliani contro Hezbollah “non hanno lo scopo di portare alla guerra, ma sono un tentativo di raggiungere la de-escalation attraverso l’escalation” (!). Propaganda smaccata, presa di mira dalla satira in Rete (“Esclusiva Axios: dopo aver venduto a Netanyahu armamenti per miliardi di dollari, Biden mette su a tutto volume Bad Blood di Taylor Swift”), ma c’è poco da ridere. Nel 2014, 43 riservisti dell’Unità 8200 firmarono una dichiarazione: non erano più disposti a prestare servizio nell’Unità a causa delle sue pratiche immorali, che includevano la mancata distinzione tra cittadini palestinesi e terroristi. Ravid li attaccò con un intervento alla radio dell’esercito israeliano: “Opporsi all’occupazione della Palestina significa opporsi a Israele stesso”. MacLeod definisce Ravid “uno stenografo del potere”. E ne elenca altri, tutti ex spie israeliane, domandandosi: “Quale sarebbe la reazione se personaggi di spicco dei media statunitensi venissero smascherati come agenti di Hezbollah, di Hamas o dell’Fsb?”. Sachar Peled era all’Unità 8200 e ha fatto pure l’analista per lo Shin Bet, i servizi segreti israeliani. Alla Cnn lavorava con Christiane Amanpour. Adesso è Senior Media Specialist a Google. Tal Endrich, altra ex Unità 8200, era al Jerusalem Bureau della Cnn, notoriamente pro Israele. Oggi è la portavoce ufficiale di Netanyahu. Tamar Michaelis, che oggi alla Cnn produce buona parte dei contenuti su Israele e Palestina, era la portavoce ufficiale dell’esercito israeliano. Ami Kaufman, fra gli autori di Amanpour, era nell’esercito israeliano e nella Cia. Anat Schwarz, ex agente dell’intelligence aeronautica israeliana, scrisse sul New York Times “Scream Without Words”, il famigerato articolo sugli stupri di massa di Hamas che fece il giro del mondo: una balla talmente inconsistente che i giornalisti del Nyt ne presero le distanze. Numerosi anche i giornalisti Usa che, come l’editorialista del Nyt David Brooks, hanno o hanno avuto figli nell’Idf: ma, quando scrivono su Israele, i loro giornali non ne sottolineano mai il conflitto di interessi. Jeffrey Goldberg, caporedattore a The Atlantic, da volontario Idf aiutò a coprire gli abusi sui prigionieri palestinesi durante la prima Intifada. MacLeod: “Fino a che punto questi giornalisti possono essere imparziali sui fatti di Gaza?”.

(Fine seconda parte)

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