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Articolo pazzesco sul FQ di oggi che spiega come fino alla fine degli anni Ottanta l'Italia avesse diverse aziende all'avanguardia nella produzione di vaccini, tra cui la Sclavo, poi assorbita dal gruppo Eni, che negli anni Cinquanta aveva addirittura attratto Albert Sabin, inventore del vaccino contro la poliomelite.
Poi, nei primi anni Novanta, anche la Sclavo, come tante altre imprese, è finita sotto la scure della furia privatizzatrice (e svenditrice) dei "modernizzatori" (tra cui, in primissima fila, Mario Draghi). Ed è così passata prima nelle mani della potente famiglia toscana dei Marcucci (padre dell'attuale senatore renziano), che poco dopo, da bravi speculatori, l'hanno smembrata e poi venduta a diversi gruppi esteri (il settore vaccini è finito alla svizzero-americana Biocine).
Con il risultato che oggi l'Italia si vede costretta a elemosinare agli stranieri quello che un tempo saremmo stati perfettamente in grado di produrci in casa. A dimostrazione di come la privatizzazione e svendita all'estero di molti dei nostri gioielli industriali, negli anni Novanta, abbia comportato non solo un altissimo costo economico e sociale, ma abbia compromesso la stessa sicurezza nazionale del nostro paese. E - nella pandemia attuale - provocato un numero incalcolabile di morti evitabili.
Ce ne sarebbe abbastanza per una nuova Norimberga. Peccato che uno dei principali architetti dello smantellamento dell'industria italiana sia proprio colui che adesso è stato chiamato a "salvare" l'Italia: Mario Draghi.