Nuova escalation a Gaza

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Nuova escalation a Gaza



di Paola Di Lullo
 

"In questo momento, aerei da guerra dell'esercito stanno attaccando obiettivi di Hamas in tutta la Striscia di Gaza. È iniziato un attacco massiccio, dovuto al deterioramento della situazione della sicurezza e ed Hamas pagherà le conseguenze delle proprie azioni. Gli eventi di oggi hanno superato ogni limite, è il giorno più difficile dalla fine di Protective Edge nel 2014." Gen. Ronen Manelis, portavoce dell'IDF.


Ma cosa è accaduto oggi?


Come al solito, come ogni venerdì, i palestinesi di Gaza si sono riuniti nei cinque punti di raccolta per prendere parte alla Great Return March.


I campi, situati a 500/700 metri dal border che separa la Striscia di Gaza dai territori del '48 sono:


An-Nadha, est di Rafah, sud della Striscia;
Al-Najar, esti di Khuza'a, Khan Younis, sud della Striscia;
Al Bureij, centro della Striscia;
Malaka, est di Gaza City;
Abu Safiya, Jabaliya, nord della Striscia.


Come ogni venerdì, le marce, nate da un'istanza popolare, che ha raccolto persone di tutte le fazioni, sono state guidate dal  Coordinating Committee of the March of Return (Comitato di Coordinamento della Marcia di Ritorno). Come al solito, i gazawi rivendicavano il diritto, sancito dalla risoluzione ONU 194, di tornare nelle loro case.


Come al solito erano disarmati ed hanno incendiato dei copertoni, al solo scopo di offuscare la mira precisissima dei cecchini israeliani.


Intorno alle 18,00, ora di Gaza, arriva notizia dei primi due martiri, e poco dopo del terzo.


Sono Hamad Farhan, 27 anni, e Sha'ban Abu Khater, 28 anni, uccisi a Khan Younis, e Mahmoud Khalil Kashta,28 anni, ucciso a Rafah, tutti membri delle Brigate Qassam, braccio armato di Hamas.


Sono stati colpiti mentre, disarmati, si trovavano  su dei siti di osservazione di Hamas.




L'artiglieria israeliana aveva colpito non solo i posti di osservazione di Khan Younis, ma anche quelli di al-Awda, a est di Jabalya e quello ad est del campo profughi di al-Bureij, nel centro Striscia di Gaza.
A Khan Younis risulta ancora ferito alla testa, ma i fin di vita, un ragazzo di 14 anni.


Tra la folla compare Ismail Hanyeh, il volto segnato.


Le Brigate Qassam giurano vendetta e poco dopo, giunge notizia di un feroce scontro a fuoco tra gli uomini della resistenza e le forze di occupazione, vicino al border di Gaza, che porta al ferimento di uno dei soldati dell'IOF.


Poche ore dopo giunge la notizia della morte del soldato israeliano ed è l'unica che i TG nostrani hanno riportato. Conta poco che lo scontro a fuoco avviene solo il 17° venerdì di marce, sempre pacifiche. Conta poco che le Brigate Qassam sono una formica, se paragonate all'esercito israeliano. Conta poco se lo scontro, seguito dalla morte del soldato israeliano, è una risposta all'uccisione fredda e mirata di tre uomini, disarmati, delle Brigate Qassam

E contano poco le Ris. ONU 3246 e 3070 che riconoscono la resistenza, anche armata, di un popolo sotto occupazione, come diritto inslienabile. I palestinesi non hanno diritti. Sono terroristi per definizione, guidati da una organizzazione terroristica, Hamas, e questo è quanto. Peccato sia falso

Intanto, il quarto martire, Mohammad Sharif Badwan, 27 anni, freddato con un colpo dal vivo al petto, a est di Gaza City.


Il portavoce del ministero della Sanità in Gaza, Dr. Ashraf al Qudra conferma che ci sono anche 120 feriti, di cui 50 ricoverati.


Nel frattempo, parla Avigdor Lieberman, il mastino : "Stiamo facendo sforzi per valutare le cose ed essere responsabili, ma i capi di Hamas ci stanno conducendo con forza verso una situazione di non scelta, una situazione in cui dovremo imbarcarci in un'operazione militare vasta e dolorosa su larga scala".

Poco dopo,l'esercito israeliano dichiara che l'attacco con aerei e carri armati su "obiettivi militari in tutta la Striscia di Gaza è iniziato." Quindici missili solo su Khan Younis in soli 10 minuti. Tre su un sito delle rigate Qassam al centro della Striscia. Bombardata anche Zaytoun, dove si segnalano feriti. Non si sa per quanto andranno avanti.
Sarebbe la risposta al su citato scontro avvenuto tra la Resistenza e l'esercito israeliano vicino al confine tra i territori palestinesi del '48 ed il sud della Striscia.

Non solo droni, non solo F16 e missili, ma anche carri armati, cannoni ed artiglieria.

La resistenza ha risposto con tre razzi, due dei quali intercettati dall'Iron Dome.

 
Il tutto per mettere a tacere una protesta fino ad oggi pacifica che vede, da una parte, circa 150 morti ed oltre 16.000 feriti, dall'altra cecchini pronti a tutto per una bella birra fresca a Tel Aviv.
 
Il tutto nell'assordante silenzio dei media, nell'indifferenza totale non solo dell'Occidente ma, soprattutto, dei paesi arabi con esso alleati. O meglio, collusi. Il che li rende ancor più schifosamente spregevoli.
 
I palestinesi sono stati lasciati soli e soli sono intenzionati a lottare contro il gigante del male.

 
Quello stesso gigante che, da due giorni, stato ebraico, ha reso Gaza uguale, se non peggio, di Auschwitz e di tutti gli altri campi di sterminio nazisti. I tedeschi pagarono un alto prezzo per le loro azioni, quando pagherà lo stato ebraico? Stato che è vergogna e disonore di quei caduti che usa e sfrutta per ottenere consensi.

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