Note a pie di pagina su Atreju
di Alessandro Mariani
Il cane si morde la coda ma è ormai quasi impossibile capire se sia la coda a cercare la bocca o piuttosto il contrario; cosa dire di una kermesse dalla quale scaturisce il quadro raccapricciante della politica italiana? A parte il Papa, Landini e la Schlein (che stavolta decisamente l’ha azzeccata), ad Atreju sono andati tutti o quasi, e si è parlato di tutto, dai profondi dolori dei divi alla tragedia di Gaza.
Ovviamente non è mancato il riferimento all’Ucraina, con la trita querelle aggressori-aggrediti/invasori-invasi, ed ennesimo (quanto altrettanto prevedibile) show a favore di telecamere dell’invasato tatuato; una performance professionale in piena regola con il tono di voce che dalla pacatezza iniziale sale in un crescendo wagneriano a cercare l’applauso. A forza di frequentare poltrone e salotti televisivi prima o poi si impara, sia in termini di recitazione che di contrapposizione e del resto, la sola cosa che oggi “acchiappa” in termini elettorali è l’identificazione di un nemico in un clima da guerre stellari.
Ma c’è poco da fare! Quanto ad abilità teatrali e stigmatizzazioni degli avversari la migliore è stata ancora la padrona di casa che a conclusione dell’evento ha tuonato: “Ogni volta che a sinistra parlano male di qualcosa va benissimo […]. Insomma, si portano da soli ‘na sfiga che manco quando te capita la carta della pagoda al mercante in fiera, visto che siamo in clima natalizio…manco la carta della pagoda!!!”
“Cosa c’entrano la pagoda ed il mercante in fiera?” Potrebbe domandarsi a questo punto lo sprovveduto. Sembrerebbe una delle tante sparate della “fratella” e invece, al di là del prevedibile dileggio dei media sinistrorsi, il riferimento è calzante. Perché chi può pensare che una carta particolare porti sfiga può anche credere alle promesse di chi l’altro ieri voleva eliminare le accise sulla benzina, ieri spergiurava sulla vittoria dell’Ucraina e oggi nega di aver detto entrambe le cose..
E allora perché ci si può permettere questa sfacciata, totale, mancanza di coerenza (tanto in tema di politica interna che internazionale) senza pagarne lo scotto in termini politico elettorali? Il richiamo nostalgico…il fascismo di ritorno… il familismo amorale di chi non vuol pagar le tasse…e chi più ne ha più ne metta!
Ma può bastare il tutto a giustificare il fatto che un partito, per quanto strutturato, passi nel giro di una tornata elettorale dal 4 al 30%? E come mai invece la Lega viaggia ormai da tempo in direzione opposta malgrado gli sforzi del suo “capitano” ormai retrocesso a sergente? Stupisce sul punto il silenzio degli analisti politici, in particolare quello dei più profondi conoscitori delle cose di destra.
Tra destra e sinistra è valso per circa un trentennio un patto non scritto, una sorta di legge dell’agire politico (teorizzata a suo tempo da Marco Revelli) che può sintetizzarsi nei termini di un silenzio reciproco sulle rispettive vergogne storiche. All’epoca il non-detto era tutto incentrato sulla contrapposizione tra comunismo e fascismo, termini che entrambe le parti (la destra post-missina e l’allora PdS) mettevano nel cassetto per il timore dell’eco delle proprie parole. Che è poi il contrario di quanto accade ora con il ritorno del “chi non salta comunista è!” da una parte e l’allarme sull’eterno fascismo dall’altra.
Nel bipolarismo attuale, dove l’elettore mediano ha perso la rilevanza di un tempo, il timore dell’eco delle proprie parole ha cambiato argomento; non più antifascismo e anticomunismo, pienamente riabilitati, ma l’atteggiamento tenuto dagli attori politici riguardo alla vicenda Covid. Su questo Atreju è illuminante. Chissà se e quando in questa sinistra sinistrata ci sarà qualcuno che riuscirà a pronunciare ad alta voce la fatidica frase: “Sulla pandemia abbiamo sbagliato tutto!”, l’unica che nelle peculiarità della politica italiana potrebbe concorrere ad un’inversione di tendenza.
Ad Atreju si è discusso anche di di pandemia, vaccini e greenpass, chiaramente in modo strumentale affinché i tanti fessi tra le file dei no-vax possano continuare a portare acqua al mulino della destra suscitando come contraccolpo il risentimento dei fessi pro-vax che ancor più abbondano tra le file della sinistra. Non a caso si è parlato di ciò nella giornata conclusiva dell’evento con un focus incentrato quasi esclusivamente sulle responsabilità del governo Conte. Ne è uscito un dibattito monco, falsato, limitato ai soli aspetti sanitari della vicenda dove, a onor del vero, all’ospite Giuseppe Conte si è cercato di tendere una trappola.
Ma questo non ci è cascato e ne è uscito brillantemente. Ciò, detto da noi che siamo e restiamo fortemente critici tanto sul suo operato passato e recente quanto sulla categoria di provenienza (quella dei 200.000 avvocati italiani). Incalzato da Tommaso Cerno l’avvocato di Volturara Appula (come viene frequentemente e sprezzantemente definito dai giornalacci della destra) ha reagito nel migliore dei modi passando all’attacco spiazzando e ammutolendo tanto la platea che l’intervistatore:
“E’ giusto che i gruppi no-vax e tutti i cittadini possano avere chiarezza, però da quando è iniziata questa commissione [commissione Covid…] io non ho mai sentito nominare il nome di DRAGHI dagli esponenti di maggioranza. Allora vi faccio una domanda, avete un problema con Draghi? Perché ve lo ricordo: sappiate che il greenpass e l’obbligo vaccinale over 50 sono stati introdotti dal governo DRAGHI! Non da mee!!Non da me! E vi dirò di più che quando ho saputo che voleva introdurre l’obbligo over 50 l’ho chiamato..gli ho detto che era una stupidaggine e non mi ha sentito. […] Come mai avete un problema con DRAGHI anche solo a no-mi-nar-lo!?”
Alla domanda successiva l’ex Presidente del Consiglio ha poi dato un’ulteriore ed indubbia prova di abilità e professionalità forensi
Cerno: “Rifarebbe tutto quello che ha fatto oppure qualcosa è stata fatta male?”
G: Conte. “Io non ho mai pensato di aver fatto tutto bene. Quello che posso dire ho sempre fatto in scienza e coscienza, tenendo assolutamente saldi i principi che mi sono stati insegnati da piccolo: fare sempre il massimo con la massima integrità morale.”
Chapeau! Da parte nostra non abbiamo alcuna difficoltà a riconoscerlo: sulla sua buona fede e integrità morale siamo disposti a scommettere e lo diciamo senza alcuna ironia. Già che c’è però Giuseppe Conte potrebbe fare un vero sforzo di onestà intellettuale e riconoscere che, per una serie di circostanze e malgrado le migliori intenzioni, lui ed il suo governo hanno nei fatti semplicemente aperto le porte per la successiva entrata tra i ruderi della cittadella democratica del cavallo di Troia…e quindi di Atreju.

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