Marx a Gaza: quando il capitale gronda sangue
di Alessandra Ciattini
Nonostante alcuni accusino ingiustamente Marx di eurocentrismo, egli resta il pensatore più citato per analizzare il colonialismo contemporaneo, da cui hanno preso spunto autori come per esempio Maurice Godelier, Nestor Kohan, Vijay Prashad etc., per approfondirne le dinamiche. Gaza non è un "conflitto ancestrale", etnico o religioso: è un laboratorio capitalista dove le tecniche di controllo vengono perfezionate e poi esportate a livello globale. Si tratta di un complesso processo che, senza tema di smentita, possiamo definire "Accumulazione primitiva permanente".
Su di esso si basa il progetto E-1 che Netanyahu ha presentato nell'agosto 2025: 1.214 ettari da sottrarre alla Cisgiordania, con l’occupazione dei quali si spezzeranno i legami territoriali tra le città palestinesi. Non si tratta di un'espansione casuale: è un intervento chirurgico territoriale per rendere impossibile un'economia indipendente e per minare qualsiasi possibilità di costruzione di uno Stato palestinese autonomo.
Oltre 63.700 morti a Gaza, 2.014 assassinati in cerca di aiuti umanitari, senza contare coloro i cui corpi giacciono ancora sotto le macerie provocate dalle bombe sioniste, che hanno reso invivibile la striscia di Gaza. Israele controlla ogni caloria in entrata, mentre produce una carestia artificiale, il cui scopo dichiarato è l’estinzione del popolo palestinese.
"Il sionismo come appropriazione dell'ebraicità". La Stella di David è ben visibile sui carri armati che bombardano Gaza senza pietà in una guerra del tutto asimmetrica, mentre i rabbini ebrei ortodossi e i giovani statunitensi sono arrestati a New York per aver protestato contro il genocidio. Il sionismo impiega i simboli ebraici millenari, trasformandoli in simboli di uno Stato coloniale, che poco ha a che fare con l’ebraismo, che presenta molteplici tendenze. Migliaia di rabbini condannano le azioni israeliane, considerandole contrarie ai valori ebraici fondamentali. La classe dirigente sionista li accusa paradossalmente di antisemitismo, ignorando che anche gli arabi sono semiti in senso etnico-linguistico.
L’importanza dell’analisi di Marx sta nel fatto che non esamina in senso moralistico le azioni di guerra sioniste, condannandole semplicemente come violazione di valori; egli mostra come esse sono generate dallo stesso sistema capitalistico, che per mantenersi in vita ha bisogno dell’espansione coloniale e dell’imperialismo, nel caso di Israele statunitense. Pertanto, possiamo considerare "Gaza come un laboratorio del capitalismo globale", in cui ogni giorno si verifica sul terreno il funzionamento di un’arma. Non sono chiacchere: Israele ha esportato tecnologia "collaudata in combattimento" in 134 paesi. Ogni bambino assassinato testa un'arma; ogni famiglia sterminata perfeziona un algoritmo. Iron Dome, nonostante sia stato violato in molte occasioni, è diventato il sistema antimissile più venduto al mondo.
Nel 2025 lo Stato sionista, grazie a chi lo finanzia, ha esportato 8,2 miliardi di dollari di sistemi di sorveglianza. Ogni tecnica testata sui palestinesi viene poi utilizzata contro i lavoratori in tutto il mondo, anche in quei paesi che con vuote chiacchere sacralizzano i cosiddetti diritti umani, accusando i regimi autoritari di non rispettarli. Questi sono i paradossi dell’attuale sistema economico-sociale.

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