Lula accusa gli USA di golpe e rilancia la sovranità del Brasile

La sfida economica: tra dazi USA del 50% e la ricerca di alternative al dollaro

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Lula accusa gli USA di golpe e rilancia la sovranità del Brasile

Il presidente brasiliano Lula risponde agli attacchi di Donald Trump.  Luiz Inácio Lula da Silva ha rilanciato le sue critiche a Washington, accusandola di aver sostenuto un colpo di Stato nel Paese sudamericano. Durante il 17° incontro nazionale del Partito dei Lavoratori (PT) a Brasilia, Lula ha dichiarato: "Non dimenticherò che hanno anche organizzato un golpe qui. Hanno aiutato a farlo", senza specificare a quale evento storico si riferisse. Le parole del leader brasiliano arrivano in un momento di forte attrito con l’amministrazione Trump, che ha imposto dazi del 50% sulle esportazioni brasiliane, misura interpretata come una ritorsione per l’inchiesta sul tentativo di golpe attribuito all’ex presidente Jair Bolsonaro.

Lula ha sottolineato che il Brasile non accetterà più imposizioni economiche motivate da ragioni politiche: "Gli Stati Uniti devono capire che abbiamo la dimensione, la postura e gli interessi per negoziare da pari. Cercare di usare una questione politica per colpirci economicamente è inaccettabile". Il presidente ha ribadito che il Paese non è più così dipendente dagli USA, grazie a relazioni solide con altre potenze come Cina e India, e ha rilanciato l’idea di una moneta alternativa al dollaro per gli scambi internazionali.

Nel suo intervento, Lula ha attaccato duramente alcune figure dell’opposizione, in particolare il deputato Eduardo Bolsonaro, figlio dell’ex presidente, definendolo "nemico del Brasile" per aver sostenuto i dazi statunitensi. "Viviamo un’assurdità politica: chi prima si avvolgeva nella bandiera brasiliana, ora sventola quella statunitense e chiede dazi contro il proprio Paese", ha denunciato. La ministra delle Relazioni Istituzionali, Gleisi Hoffmann, ha rincarato la dose, condannando "l’ingerenza straniera e chi tradisce la sovranità nazionale".

Nonostante le tensioni, Lula ha assicurato che il governo cercherà una soluzione negoziale, ma "con orgoglio e senza paura". Ha poi riconosciuto che i risultati delle sue politiche sociali – come l’uscita del Brasile dalla mappa della fame – non sono ancora percepiti pienamente dalla popolazione, ma ha promesso di accelerare le riforme, citando la tassazione dei ricchi e l’esenzione fiscale per chi guadagna fino a 5.000 reais.

Il presidente ha anche parlato del suo futuro politico, lasciando intendere una possibile ricandidatura a patto di essere "in piena salute". "Se mi candiderò, sarà per vincere", ha detto, scherzando sulla sua energia "da trentenne". Intanto, il PT ha approvato un documento programmatico che include la lotta alla destra estrema, la condanna del genocidio in Palestina e la difesa dell’ambiente.

In un momento di sfide economiche e diplomatiche, Lula riafferma il ruolo del Brasile come attore globale, pronto a difendere la propria sovranità senza rinunciare al dialogo.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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