In Bosnia si riaccendono pericolosi venti di nuove conflittualità e tensioni altissime
Il presidente della Repubblica Serba di Bosnia ha dichiarato che respinge la sentenza di un Tribunale non legittimato e da ora le sue azioni non saranno più riconosciute sul territorio della RS, così come non sarà più acconsentita la presenza di soldati e dell’intelligence della Bosnia Erzegovina nella RS. Questo fino a quando non saranno definite alcune questioni di fondo, ora irrimandabili e irrisolte.
Dodik, alla manifestazione di oltre 25.000 persone, davanti all’Assemblea Nazionale della RS a Banja Luka, così si è espresso: “…Esorto la gente a mantenere la calma e a non avere paura di nessuno o niente… Abbiamo difeso questa terra e la difenderemo..Oggi Milorad Dodik non ha bisogno di difesa. Coloro che vogliono demolire le istituzioni della Srpska sanno, perché stanno attaccando i primi tra noi…Coloro che sono contro le nostre istituzioni oggi, sono contro il popolo serbo...A partire da oggi non ci sarà più questa BiH, riportiamo a casa le competenze sottratte alla Srpska, il verdetto di oggi non è un verdetto per un individuo, con qualsiasi nome si chiami, questa è una sentenza sulla perversa situazione e sull'ordine costituzionale della Bosnia-Erzegovina. Oggi è un giorno importante per la Srpska e forse anche per la BiH. L'Assemblea Nazionale serba prenderà decisioni importanti e a lungo termine, che mostreranno la determinazione della Rs che non era stata in grado di farlo prima, perché esisteva un contesto internazionale sfavorevole, ma oggi è un'altra cosa….La Serbia era soddisfatta della sua posizione avuta a Dayton...Chiedo ai musulmani e ai croati di accettare e a rifiutare tutte le manipolazioni esterne straniere, perché questo è l’unico modo per preservare la Bosnia…Dopo 30 anni dagli accordi di Dayton e con l’attuale collasso, si può davvero concludere, che la BiH è nella situazione cui si trova, grazie alle azioni della Sarajevo subalterna alle volontà politiche esterne, ed è oggettivamente una storia fallita…”.
Dopo che la Corte della BiH ha pronunciato il verdetto contro Dodik, e lo ha condannato a un anno di carcere e a sei anni di divieto dei doveri di Presidente della Repubblica, si sono alzati nuovi fermenti di conflittualità non solo a livelli istituzionali interni, ma con riflessi anche all’esterno della Bosnia, che coinvolgono molti fattori e attori internazionali. Dalla vicina Serbia alla Russia, dalla Croazia all’Ungheria, dalla NATO alla UE,
Uno dei suoi difensori, l'avvocato A. Nobilo, ha detto che il verdetto contro Dodik è stato "scritto due mesi fa sotto dettatura straniera…".
Il Ministro degli Interni della RS, S. Karan, ha dichiarato alla gente radunata in piazza per protestare, che da oggi nasce la nuova Repubblica di Srpska…Questo raduno del popolo serbo, è oggi un referendum…”. Ribadendo, tra le approvazioni della gente, che il verdetto “ è respinto al mittente…”.
Il membro del comitato centrale del partito dell’Alleanza dei Socialdemocratici Indipendenti, D. Lukac, ha invitato la gente a rimanere calma e non avere paura di nulla per ora.
Il vice Presidente del Consiglio dei Ministri serbo bosniaco, S, Koarac ha dichiarato che: “…la Republika Srpska è il nostro stato, e la BiH no. Ed è per questo che non permetteremo a nessuno di attaccare la RS. Aboliremo l'Aia di Sarajevo, i serbi non saranno più giudicati, nel modo in cui lo fanno oggi…”.
Subito dopo l’ignominioso verdetto della Corte di Sarajevo, il primo atto di solidarietà è arrivato da Belgrado, dove è stato subito riunito il Consiglio di Sicurezza Nazionale della Serbia, per valutare la situazione e le sue conseguenze, e il giorno dopo è arrivato in Banja Luka il presidente serbo A. Vucic, il quale ha ribadito che la Serbia era al suo fianco e con il popolo della Srpska, per poi partecipare alla la sessione del Consiglio di Sicurezza Nazionale della RS.
Vucic: “…So quanto feriscono e sono dolorose le ingiustizie, so quanto sia difficile per Dodik. Qualunque sia la tua decisione, io personalmente e la Serbia, saremo con la Repubblica di Srpska.. I cittadini di Serbia e Srpska sono la stessa gente…Questo è il giorno in cui la Srpska e il suo popolo è stata attaccata, qualunque cosa abbia disposto, la Serbia è, e sarà con essa. Ho trasmesso a Dodik le conclusioni del nostro Consiglio di Sicurezza. Avremo anche la nostra Assemblea dove inviteremo Dodik a rivolgersi ai deputati, e discuteremo, anche se ci fosse bisogno di tenere una sessione del Consiglio di sicurezza alle Nazioni Unite. La Serbia sarà sempre con la Repubblica di Srpska e con il suo popolo, sosterremo il Presidente della Repubblica di Srpska, l'istituzione del Presidente della Repubblica, e personalmente Milorad Dodik. I cittadini di Serbia e Srpska sono la stessa gente. Amo la Repubblica di Srpska. Lunga vita a Srpska, lunga vita alla Serbia…Sono venuto stasera per sostenere il nostro popolo nella Repubblica Srpska, per dire loro che la Serbia è con loro, senza mettere in pericolo nessuno…Oggi è un giorno difficile, per essere più presisi, è una giornata difficile per tutto il popolo serbo. E’ stato emesso un verdetto in un procedimento senza senso contro il Presidente della Repubblica della RS, per qualcosa che non si può nemmeno chiamare un delitto verbale. Il verdetto era diretto contro la Repubblica di Srpska e il popolo serbo nel suo complesso…”.
A Banja Luka è arrivato subito dopo la sentenza, anche il Patriarca della Chiesa ortodossa serba (SPC) Porfirije. Incontrando Dodik e alcuni esponenti del governo della RS, Porfirije ha dato la sua benedizione alle azioni della leadership dell’entità serba.
Anche la Russia ha condannato fermamente l'azione penale nei confronti del presidente serbo bosniaco Dodik, definendola una mossa apertamente politica da parte delle autorità di Sarajevo.
Il portavoce del presidente russo Peskov, commentando la situazione il 27 febbraio 2025, ha sottolineato che Mosca considera le azioni del tribunale bosniaco come un tentativo di fare pressione sul leader dell'enclave serba, noto per le sue posizioni non condizionabili. La sua condanna è percepita da Mosca come un colpo non solo per un alleato, ma anche per gli interessi russi nei Balcani, dove la Federazione Russa sostiene tradizionalmente la popolazione serba. Il ministro degli esteri russo S. Lavrov, in un messaggio, ha parlato di "assurdo processo politico" ordito contro il leader serbo-bosniaco, "un insulto alla giustizia" e di un colpo contro la Republika Srpska, ispirato dall'estero.
Molto importante, e quasi storica, la coraggiosa dichiarazione del presidente croato Zoran Milanovic:”…il verdetto su Dodik non intimidirà i serbi, si ribelleranno al verdetto…È una evidente interferenza, una provocazione dolosa, un tentativo fraudolento di rimuovere dalla vita politica il politico più popolare tra i serbi di BiH, il rappresentante democraticamente eletto del popolo serbo, con il quale abbiamo avuto molti disaccordi e litigi, solo perché non ha ubbidito all’ordine dell’amministratore coloniale, guidato da un politico tedesco da tempo in pensione. In che secolo viviamo?...Con i serbi, dovremmo cercare un linguaggio comune e forme di accordi... I serbi non si separeranno agevolmente dalla BiH, ma così vengono aiutati…”.
Milorad Dodik e Zoran Milanovic
Il sostegno a Dodik è arrivato anche dal primo ministro ungherese V. Orban che ha detto che il verdetto su Dodik, è una "…caccia alle streghe politica. La sentenza è un triste esempio di strumentalizzazione del sistema giuridico, rivolto a un leader democraticamente eletto. Se vogliamo preservare la stabilità nei Balcani occidentali, non è questa la strada da seguire!...Il tribunale della BiH oggi ha giudicato Dodik colpevole di non aver eseguito le decisioni dell’alto rappresentante della comunità internazionale in BiH e lo ha condannato su basi politiche…”.
Dodik ha ricevuto sostegno esplicito anche da una delegazione montenegrina recatasi appositamente a Banja Luka, guidata da A. Mandi?, presidente del parlamento del Montenegro.
Lo scorso 26 febbraio, il tribunale della BiH ha condannato il presidente della RS ad un anno di carcere, vietandogli anche di ricoprire qualsiasi carica pubblica, compresa quella di presidente dell’Unione dei socialdemocratici indipendenti, per non aver attuato le decisioni dell’Alto rappresentante in BiH. Anziché in aula, Dodik ha atteso il verdetto insieme ai suoi collaboratori e sostenitori in piazza a Banja Luka dove, durante un comizio, rifiutando la decisione del tribunale, ha annunciato che: “… Quello che hanno fatto a Sarajevo è un grosso errore. D’ora in poi non ci sarà più quella Bosnia Erzegovina che immaginavano…”.
Come conseguenza di queste decisioni l’Assemblea Popolare della RS, ha adottato una serie di decisioni durissime, respingendo la sentenza e contestando non solo la legittimità del procedimento penale contro il leader della RS, ma anche le misure introdotte dall’Alto rappresentante Christian Schmidt. L’Assemblea ha invitato il governo dell’entità serba a predisporre leggi per vietare il lavoro di organismi giudiziari e delle forze di sicurezza statali nel territorio della Repubblica Srpska
Interpellato dai giornalisti sulle modalità con cui intendevano impedire alle istituzioni statali di lavorare sul territorio della RS, Dodik ha affermato che il divieto era già stato imposto. “Sappiamo dov’è il confine tra le due entità. Se dovessero oltrepassare questo confine, li riporteremmo nella Federazione, se dovessero opporre resistenza, li espelleremmo con la forza”, ha affermato Dodik. E’ stato anche annunciata la chiusura degli uffici delle istituzioni statali della BiH in RS.
Per quanto riguarda la sicurezza, a destare maggiore apprensione è la legge sul divieto di attività delle Forze di sicurezza statali (SIPA) nel territorio della Republika Srpska. Questa legge pone in rotta di collisione due forze dell’ordine: la milizia della RS e le unità operative della SIPA.
A creare un clima di altissima tensione è stata la notizia che il personale della SIPA ha lasciato l’ufficio di Banja Luka, anche se poi la notizia è stata ridimensionata, ma di certo è che la situazione è estremamente confusa e incerta.
Dodik ha dichiarato: “… Noi non siamo un gruppo ribelle o separatista, vogliamo solo seguire i dettami della Costituzione della Bosnia-Erzegovina, non crediamo nelle vostre riforme e ci distanziamo. Christian Schmidt è un manipolatore e come tale è assolutamente indesiderabile in Srpska… Schmidt non può mostrare alcun documento per dimostrare che è un cosiddetto alto rappresentante…Rimaniamo fermi e raccolti intorno ai nostri valori, non cerchiamo l’escalation, ma la nostra azione è una reazione al tentativo di rendere la Repubblica di Srpska un guscio vuoto…la questione chiave è quella di preservare la Costituzione, di conservare i nostri diritti costituzionali….Intendo sottolineare che la Serbia deve essere orgogliosa del suo presidente A. Vucic, che senza indugi in una giornata, ha reagito come nessun presidente della Serbia finora. E’ venuto qui da noi pur con tutti i suoi problemi. Questo è molto importante per noi…Noi siamo per mantenere la pace. Invito tutte le persone in Srpska a preservare la pace e la stabilità. Non attacchiamo nessuno, non abbiamo alcun piano di guerra. Siamo pronti a parlare, ma non a farci ignorare. Siamo pronti a parlare con tutti. Vogliamo una BiH costituzionale e sostenibile per tutti, per non perdere i nostri diritti che abbiamo acquisito. Non abbiamo bisogno di nulla, non siamo interessati a un centimetro della FBiH, né vogliamo imporre loro nulla, vogliamo solo quello che ci ha dato la Costituzione. Mi offro di essere a Sarajevo anche domani se vogliono parlare. Noi siamo tutti pronti a discutere…Oggi coloro che intendono giudicarci, non sono più, né i nazisti, né i fascisti, ma vengono lo stesso da fuori…è per questo che il popolo è qui. Chi vuole giudicare il popolo serbo, un giorno non ci sarà più, ma noi ci saremo, noi rimarremo qui. I rappresentanti della Repubblica Srpska sono eletti nella istituzione dell’Assemblea Nazionale, e non nelle ambasciate straniere… Noi vogliamo e manterremo la pace. Non un uomo o una donna andranno in guerra. Siamo solo per la pace, e da Sarajevo che viene il tumulto. Li inviterò tre volte a fare un accordo, e se ci sarà bisogno di una quarta volta, vedremo…Invito i musulmani e i croati onesti a respingere e a rifiutare tutte le manipolazioni, perché questo è l’unico modo per preservare la Bosnia-Erzegovina…”, ha concluso.
Dietro l’ostilità di questi anni ci sono la vecchia amministrazione USA e la Gran Bretagna. L'ordine di arresto è giunto nel giorno del compleanno di Dodik, che non si è mostrato peraltro eccessivamente preoccupato, ribadendo la sua posizione secondo cui si tratterebbe di una lunga e ostile "persecuzione politica" ai suoi danni. "Tutto ciò è motivato politicamente. Non sono adirato e non lascerò mai la Republika Srpska. Se qualcuno pensa che siamo dei codardi si sbaglia di grosso. L’obiettivo è distruggere la Republika Srpska da parte dei bosniaci musulmani sulla base di decisioni di uno straniero che non ha alcuna legittimità e potere per emanare tali decisioni…”
Il riferimento è all'Alto rappresentante internazionale in Bosnia-Erzegovina, il tedesco Christian Schmidt, nemico numero uno di Dodik, del quale il leader serbo-bosniaco e l'intera dirigenza della RS, appoggiati da Serbia e Russia, non riconoscono la legittimità.
In tale situazione di scontro aperto e altissima instabilità nella Federazione, è puntualmente arrivato in “visita”, il segretario generale della NATO, Mark Rutte. Subito dopo la visita, causa l’innalzamento delle tensioni, l’Eufor, la missone militare dell'Unione europea in BiH, ha deciso di rafforzare le proprie truppe, con reparti aggiuntivi che stanno affluendo nel Paese balcanico.
L’analista politico D. Galijasevic, ha detto in una intervista che “… Il verdetto emesso dal Tribunale di Bosnia-Erzegovina al Presidente della Repubblica di Srpska è incostituzionale, illegale, vergognoso e inaccettabile, e il popolo non lo accetterà. Il presidente Dodik è stato condannato da un tribunale il cui presidente ha trascorso diversi mesi in prigione per abusi in quel tribunale. Dodik è stato condannato da una Corte i cui giudici sono affiliati all'organizzazione criminale USAID….Il presidente dell'Alto Consiglio giudiziario e della Procura di BiH, Sanin Bogunic, era un consulente di USAID, e lavorava per i loro progetti svizzeri…Inoltre Sena Uzunovic è stato un aiutante di guerra del comandante della Brigata Musulmana "Neretvica", vicina ai circoli politici più radicali, era un membro della SDA, e secondo voi, una tale persona ha la credibilità per giudicare Dodik? A Sarajevo, sottostanno alle direttive e alle azioni di Schmidt, un clown che neanche la sua Germania accetta…”.
A cura di Enrico Vigna, portavoce del Forum Belgrado Italia.