G8, un movimento mandato allo sbaraglio

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di Guido Carpi

Genova.

Non sono un reduce di Genova.

Non ho alcun titolo per parlare a nome di chi ci ha creduto.

Io non ci credevo.

Allora, pensavo che queste moltitudini chiamate a raccolta da leader improvvisati si sarebbero schiantate, pagando molto duramente - e inutilmente - i propri slogan "anticapitalisti-romantici".

Ricordo le battute che facevo: "I capataz staranno sulla nave ormeggiata nel golfo, a farsi i c*zzi loro, e i fricchettoni a menarsi con la polizia".

Ora lo capisco: sfogavo sui "no global" la frustrazione di un comunista filosovietico che aveva visto cadere il muro di Berlino e implodere l'Unione Sovietica.

Non "visto" dai telegiornali: ero in URSS prima durante e dopo, ed ero a Berlino Est alla caduta del muro.

Di fronte a quella immensa tragedia, il "popolo di Seattle" mi pareva un'insalata di bischeri. Davo per scontato che la militanza vera fosse finita per un bel po'.

Nel concreto, c'erano anche altre cose che mi lasciavano perplesso. I leader mi sembravano allo stesso tempo portati dalla piena e subito unti di un carisma che - ai miei tempi e prima - si conseguiva dopo lunga e dolorosa militanza.

Forse è colpa di quel sistema di santificazione isterica che stava nascendo allora - e a cui noi non eravamo abituati - ma vedermi spiattellare tizi come Casarini e Agnoletto come portavoce non si sa di che e non si sa di chi, così, su due piedi, pareva una pagliacciata.

Non è che voglio polemizzare - sono passati vent'anni! - ma anche l'idea di scatenare l'inferno sulla base a) della nonviolenza-massima partecipazione; b) della disubbidienza / lucha callejera mi sembrava demenziale.

Non tieni uno strac*zzo di servizio d'ordine, s'infiltra chi vuole, premi per entrare nella zona rossa, tizi mai visti tirano molotov, le "forze dell'ordine"* manganellano chiunque, comprese le beghine del commercio equo e solidale...

Alla fine, cosa ne è venuto fuori?

Per cosa - esattamente - è morto Carlo Giuliani?

Non mi dite il "perché" che gli attribuite voi, ma per - cosa - lì in quel momento, davvero.

Non c'era motivo di morire. C'era una mattanza assurda fomentata da un governo criminale e in alcun modo evitata da cialtroni alla guida del "movimento", dove poteva succedere di tutto.

Lo so, lo vedo, che un'intera generazione di militanti ha tratto ispirazione da quei giorni e dal sangue di Carlo Giuliani.

Per le considerazioni politiche, rimando al recente post di Salvatore Prinzi: la cosa più intelligente e lungimirante che ho letto in questi giorni.

Per tanto tempo mi sono chiesto cosa avesse significato Genova. Ora, a distanza di vent'anni, non posso non prenderne atto: è stato un mito fondativo, certamente, con un eroe morto su cui giurare fedeltà...

Ma fedeltà a cosa?

Siamo pochi. La nostra bolla celebra Genova con l'accompagnamento di figuri tipo Gennaro Migliore o peggio.

Fuori dalla bolla, nessuno se ne ricorda più.

Ho sbagliato, in passato, a esprimermi con supponenza su Genova. Chi ero per farlo? E poi di fronte a chi? A compagni che hanno saputo testimoniare le proprie convinzioni molto meglio di me, pagando un prezzo molto superiore.

Credo però che a questo punto, per chi vede in quell'evento il punto d'inizio della propria militanza (e sono tanti, probabilmente i migliori fra i 35 e i 50), sia necessario interrogarsi su come *quello* possa oggi essere tradotto in lotte che riguardano l'oggi: l'estate del 2021, con un'egemonia ferrea da parte del nemico.

Sempre peggio.

Ho conosciuto gente che prova a intessere questa tela, e che non desisterà mai: non li nomino, tanto stanno lì, mica si nascondono.

Non so che altro dire di Genova. Non è la mia storia. Ma all'ennesima curva mi pare che ci stiamo tutti ritrovando, compagni...

*Non sapremo mai perché a Genova siano stati convogliati reparti evidentemente addestrati per azioni estreme, e probabilmente motivati ad hoc. Non sapremo mai tante di quelle cose...


Professore ordinario di letteratura russa all'Università Orientale di Napoli

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