"Diario di Turchia" - Nella natura profonda dove Erdogan non arriva
Nelle prossime due settimane, l'AntiDiplomatico pubblicherà il diario di viaggio nella Turchia più profonda di Michelangelo Severgnini. 5 puntate grazie alle quale potrete scoprire in profondità un paese di cui parlano (a sproposito) in molti...
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di Michelangelo Severgnini
1) NELLA NATURA PROFONDA DOVE ERDOGAN NON ARRIVA - 1 agosto
Ho vissuto in Turchia a Istanbul dal 2008 al 2015 con una piccola parentesi nel mezzo. Oggi, a distanza di anni, andare a ritrovare i frammenti delle lotte di quegli anni non è facile.
Questa volta, per ritrovare un caro amico per esempio, Özgür Güvenç, con il quale ho firmato il documentario “Il ritmo di Gezi” (45’ 2014, Tunnel production, guarda il trailer: https://www.youtube.com/watch?
Migliaia di giovani turchi, dopo diverse stagioni di opposizione fisica e politica a Erdogan, hanno lasciato le grandi città della Turchia, per saturazione, per sicurezza personale, per precauzione.
Moltissimi sono andati all'estero, soprattutto quelli che avevano crediti da vantare nei confronti di quelle fondazioni occidentali che li avevano sponsorizzati.
Molti altri, i più puri, hanno cercato una nuova dimensione nella sterminata natura che le grandi aree sottopopolate della Turchia offrono.
Un po' Walden di Henry David Thoureau, un po' i soldati sperduti del “Mediterraneo” di Gabriele Salvatores.
Non è come vivere in campagna. È piuttosto come tornare a un nuovo patto tra l'uomo e la natura, tra l'uomo e la sua dimensione.
Acqua del torrente, energia dai pannelli, cibo coltivato nei dintorni o tratto dalla produzione animale: capre, asini, galline.
Poi c'è l'angolo della tecnologia: computer, casse, harddisc, connessione, tutto sotto una tenda come la chiamano qui o una yurta come piuttosto la chiameremmo noi.
Mentre ricordiamo i nostri tempi e le nostre battaglie, penso che alla fine se sono sopravvissuto a Erdo?an, la Meloni mi fa il solletico.
Esattamente 10 anni fa, in queste ore, io e questo signore di nome Özgür Güvenç, cominciavamo una convivenza che ci avrebbe cambiato la vita.
Condividevamo uno splendido appartamento sotto la torre di Galata a Istanbul, nel cuore della città, tra artisti, attivisti, musicisti, nei mesi della più sensazionale protesta in Turchia nei tempi moderni.
Eccellente fotografo, quando la gente si era riversata per le strade tramutò la sua macchina fotografica in videocamera e fu lui a fare alcune delle più belle riprese di quei mesi, seguendo le gesta di Sambistanbul, un gruppo di samba che si era animato sulle barricate a sostegno della protesta, fondato dal comune e compianto amico Ali Aslanbay. E, a proposito, un altro amico comune era con noi in quelle ore che oggi non c'è piu: Garip Özdem, che di quel documentario fu il tecnico del suono.
Quando unimmo le nostre forze uscì un documentario "Gezi'nin ritmi - Il ritmo di Gezi", che firmammo insieme, una delle rarissime produzioni turche sulla protesta, rischiando non solo la censura, ma l'arresto e la chiusura dell'agenzia che aveva fondato.
Il documentario fu presentato l'anno seguente all' Isçi Filmleri Festivali, l'unico festival allora in Turchia ad aver respinto i divieti di Erdogan che aveva proibito di proiettare lavori su quella protesta.
10 anni più tardi avevo bisogno di rimettermi in connessione con alcune delle sorgenti di energia disseminate nel mio passato, che sempre mi dà forza ricordare.
Per questo sono venuto fino nel profondo sud della Turchia, per passare alcuni giorni in sua compagnia.
Tempo ne è passato e nuove sfide ci presenta il mondo. Ma la lunghezza d'onda del nostro argomentare rimane una piacevole certezza.
Çok özledim, dostum!
*Ascolta e scarica l'album di Michelangelo Severgnini: Qando le mule partorirano", registrato a Istanbul. Gi incassi saranno devoluti per le vittime del terremoto del 5 febbraio 2023.
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