Anche Caracciolo "filo russo"?
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di Paolo Desogus*
Filorussa per alcuni, filoatlantica per altri: sono anni che di Limes si dice tutto e il contrario di tutto. A me pare una rivista ben fatta, con molti limiti, certo, ma collocata in un contesto editoriale a dir poco disastroso, che le consente di spiccare per qualità e profondità.
Quanto poi a Caracciolo, credo che sia un ottimo giornalista, anche lui con i suoi limiti, le sue predilezioni, la sua prospettiva politica: e sarebbe ridicolo e disonesto nasconderla in nome di una presunta neutralità intellettuale. A questo proposito credo occorra valutare quanto sia difficile maneggiare la geopolitica, cioè un ambito di indagine molto scivoloso, le cui radici teoriche stanno senz'altro a destra e che rischia sempre di virare nell'essenzialismo culturale e nella giustificazione dello status quo.
Ora, la linea di Limes sull'Ucraina è la stessa da anni. Non mi pare che sia "filorussa", ma dalle nostre parti sembra che sia sufficiente rifiutarsi di parteggiare sperticatamente per l'Ucraina per essere dei putiniani patentati.
Trovo dunque del tutto anomale le proteste contro Limes di questi giorni e la fuoriuscita di tre membri dal comitato di redazione. Perché hanno aspettato tutto questo tempo per andarsene? E non è singolare che vadano via ora che Gedi, cioè l'editore, è nella tempesta?
Detto questo, è davvero curioso che si rimproveri Putin di essere un autocrate, giudizio che condivido in pieno, ma poi pretendere l'allineamento militare della stampa e degli intellettuali.
*Post Facebook del 17 dicembre 2025

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