Alessandro Barbero spiega le ragioni del No al Green Pass

Alessandro Barbero spiega le ragioni del No al Green Pass

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In un'intervista di oggi al "Corriere della Sera", Alessandro Barbero spiega le ragioni (sacrosante) della sua opposizione a quella mostruosità giuridica e morale che è il green pass: 

«La frase più importante dell'appello è la prima: siamo preoccupati perché la disposizione vigente "estende, di fatto, l'obbligo di vaccinazione in forma surrettizia per accedere ai diritti fondamentali allo studio e al lavoro, senza che vi sia la piena assunzione di responsabilità da parte del decisore politico". Il governo ritiene di poter togliere alla gente diritti fondamentali, neppure civili o politici, ma umani, come quello di accedere a un ospedale o a una lezione universitaria, tanto da non far sentire una parola per dire almeno che è preoccupato e dispiaciuto di doverlo fare, e senza prendersi la responsabilità di rendere obbligatorio per legge il vaccino, misura con cui io, sia pure non senza dubbi, alla fine sarei d'accordo. C'è poi nel testo un accenno anche al mondo del lavoro in generale: non si tratta di essere indifferenti alla sicurezza di chi lavora, ma ci sono misure umilianti di cui è impossibile vedere l'utilità: penso a quegli operai o poliziotti che non possono mangiare in mensa seduti accanto ai colleghi, con i quali, però, hanno lavorato fianco a fianco fino a un minuto prima». 

Insomma, Barbero conferma in pieno quanto scrivevo ieri: 
Il fatto che Barbero sia o meno a favore dell'obbligo vaccinale non inficia di una virgola il suo ragionamento contro il green pass, che è molto semplice: il green pass è illegittimo proprio perché rappresenta una forma di vaccinazione obbligatoria surrettizia (de facto ma non de jure). È *questo* a renderlo inaccettabile. Se lo Stato vuole introdurre l'obbligo vaccinale - dice Barbero - se ne assumesse la responsabilità. Sarebbe a dire che il green passa va rigettato *a prescindere* dall'opinione che uno abbia a proposito dell'obbligo vaccinale, proprio perché rappresenta un modo per spoliticizzare una decisione che invece è squisitamente politica, e bypassare così la ricerca del consenso (e già qui, cari compagni per il green pass, avete preso una cantonata colossale). In altre parole, sarebbe nell'interesse di *tutti* - non solo di chi è favorevole, ma anche di chi è contrario - che lo Stato si assumesse la responsabilità di (cercare di) introdurre l'obbligo vaccinale, poiché almeno questo permetterebbe di avere un dibattito pubblico nel merito. Permetterebbe, insomma, di *politicizzare* la questione. Di avere un minimo di dialettica democratica. Che è esattamente quello che l'attuale strategia cerca di evitare.

Thomas Fazi

Thomas Fazi

Economista e saggista. Autore con W. Mithchell di "Sovranità e barbarie" (Meltemi). Su twitter:  @battleforeurope

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