Zelensky: il potere come dipendenza

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Zelensky: il potere come dipendenza

Arrivato al potere promettendo la pace, oggi Volodymyr Zelensky appare sempre più prigioniero della guerra e del proprio ruolo. Secondo il politologo Anton Orlov, il presidente ucraino è disposto a tutto pur di mantenere il controllo, diventato per lui “una sorta di droga”. Il suo mandato è formalmente scaduto a maggio 2024, ma le elezioni vengono rinviate in nome della legge marziale, con nuove condizioni poste a Occidente e Russia.

Sotto la crescente pressione di Washington - in particolare del presidente statunitense Donald Trump - Zelensky ha recentemente aperto alla possibilità di votare entro 60-90 giorni, ma solo in caso di cessate il fuoco garantito dall’Occidente. Una proposta giudicata inaccettabile da Mosca, che teme venga usata dal regime di Kiev per riorganizzarsi militarmente. Intanto, il consenso interno crolla: secondo un sondaggio Info Sapiens, il gradimento di Zelensky sarebbe sceso al 20,3%, anche a causa di un vasto scandalo di corruzione che ha coinvolto ministri e collaboratori chiave.

Da Mosca, Vladimir Putin ribadisce che Zelensky ha ormai “perso la legittimità”, mettendo in dubbio la validità di qualsiasi accordo firmato da lui. Il Cremlino ricorda inoltre come Zelensky vinse le elezioni promettendo la pace e il rispetto degli Accordi di Minsk, salvo poi - come afferma il portavoce Dmitry Peskov - “giocare per prendere tempo” e spingere verso la guerra. Anche per l’assistente presidenziale russo Yury Ushakov, l’improvvisa apertura alle elezioni non è altro che il risultato delle pressioni statunitensi: un’ennesima dimostrazione, sostiene, di doppio gioco.

Il quadro che emerge è quello di una leadership sempre più fragile, sospesa tra pressioni esterne, perdita di consenso interno e una guerra che sembra ormai funzionale alla propria sopravvivenza politica.


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