Per Hegseth e Trump la guerra costituisce un valore in sé

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Per Hegseth e Trump la guerra costituisce un valore in sé

 

di Alessandra Ciattini - Futura società

Le inquietanti dichiarazioni fatte dal presidente Usa e dal segretario Pete Hegseth a Quantico ripropongono una pericolosissima concezione della guerra, che nel corso di secoli il diritto internazionale aveva tentato di superare. Inoltre, ancora una volta presentano come invincibili le forze militari Usa, quasi assimilate ai protagonisti delle pellicole commerciali hollywoodiane, nonostante la stessa intelligence riconosca la loro inferiorità in vari campi.

È oggi assai difficile comprendere se tutta l’aggressività presente nei discorsi di Trump, definito da qualcuno “il buffone apocalittico”, o di Pete Hegseth, ora segretario del meno ipocrita Dipartimento della guerra, sia solo frutto di un bluff o se riveli una qualche folle concretezza o consistenza. Certamente si vuole impressionare e terrorizzare con metodi diversi da quelli dei cerimoniali nazisti costellati da lugubri svastiche su fondo rosso, con le coreografie elaborate dall’architetto Albert Speer; metodi che sono la volgare secrezione della rozza cultura di massa televisiva e cinematografica di matrice statunitense. Certamente si vuole convincere il pubblico con un pugno allo stomaco che gli Usa sono sempre forti, battendo i piedi e strepitando, come fanno i bambini quando non vengono presi in considerazione. Probabilmente uno psicoanalista direbbe che tutta la retorica bellicista, strombazzata nella mega riunione di generali e ammiragli a Quantico (Virginia), serve anche a persuadere gli stessi parlanti che sono invincibili, pur essi costatando contraddittoriamente nello stesso tempo che il loro esercito è in decadenza, che bisogna far rinascere lo spirito guerriero, che evidentemente è scemato, anche se non per colpa loro.

Per comprendere se effettivamente tutta questa retorica bellica, che giunge a prospettare una guerra senza limiti in un mondo in cui solo il più forte ha ragione, occorrerebbe capire fino a che punto le minacce lanciate in questi insoliti consessi, in cui ci si attende anche di essere applauditi, abbiano una base concreta, se per esempio la Russia è effettivamente una “tigre di carta”, proverbiale espressione impiegata da Mao Zedong per definire i nemici reazionari della Cina e che stranamente il presidente Usa ha evocato, forse non sapendo chi stava citando. Questo è un tema veramente preoccupante, perché strettamente legato alle effettive possibilità di un ravvicinato conflitto bellico, che inevitabilmente coinvolgerebbe anche noi, inermi cittadini europei. Tuttavia, in prima battuta, esaminiamo i contenuti dei discorsi su citati per tentare di ricostruire la visione complessiva delle relazioni internazionali che se ne ricava.

Come è ormai noto, nei giorni passati sono stati convocati alla base dei marines di Quantico 800 generali e ammiragli, cui Hegseth ha dato il benvenuto al nuovo Dipartimento della guerra, dato che, nelle sue parole, l’epoca della difesa è finita e la pace è raggiungibile solo mediante la guerra, anzi a suo parere se la meritano solo coloro che sono disposti a combattere per conquistarla. Questo pensiero assai vecchio (si vis pacem para bellum) è lo slogan preferito di tutti quelli che, nel corso della sanguinosa storia umana (Hegel la definiva “una macelleria”), intendono la pace semplicemente come l’imposizione del loro incontrastato dominio. Dopo che tutti saremo o morti o del tutto sottomessi e tacitati, ci sarà veramente la pace: la pax romana o americana costruita sulla desertificazione degli altri e l’annientamento delle loro rivendicazioni.

Almeno Virgilio riteneva giusto “debellare superbos et parcere subiectis” (debellare i superbi e perdonare i sottoposti), per l’ex conduttore della Fox News, dotato di un fisico atletico e dall’aspetto aggressivo, non c’è spazio per nessuna pietà. Infatti, ha attaccato le regole di ingaggio, ispirate al diritto internazionale, perché impediscono “ai nostri soldati di terrorizzare, demoralizzare, dare la caccia e uccidere i nostri nemici”, affermando che “noi dobbiamo fare la guerra per vincerla”. Sempre su questa linea, qualche giorno dopo la fatidica riunione, che sarebbe costata milioni di dollari, a proposito dello spaventoso massacro di Wounded Knee, in cui il primo gennaio 1891 furono uccisi centinaia di uomini, donne, bambini Sioux Lakota, ha ribadito che i 20 soldati che per quel gesto furono premiati con la Medal of honor se la sono giustamente meritata in quanto “uomini coraggiosi”. Secondo una diversa concezione morale della guerra questi ultimi più che coraggiosi sono semplicemente dei codardi, perché è assai facile uccidere e massacrare chi non è in grado di difendersi come sta avvenendo ormai da molti mesi in Medio Oriente, dato che in questo caso non metti neppure a repentaglio la tua vita.

Come scrive il 29 settembre Tom Mackman sul Socialist World Site Web, utilizzando fucili, artiglieria e fuoco di mitraglia, gli “eroi” di Hegseth distrussero un intero villaggio dei Miniconjou Lakota, i cui abitanti erano in maggioranza donne, bambini e anziani. Venticinque soldati statunitensi rimasero uccisi, per lo più vittime del “fuoco amico” dei loro commilitoni che non avevano esperienza di combattimento e che si erano ubriacati di whisky al momento dell’attacco, perché evidentemente mancava loro il coraggio di giungere a un così atroce crimine.

A Quantico Hegseth ha sottolineato la necessità di far risorgere nell’esercito yankee un “ethos guerriero”, sconfiggendo la debilitante ideologia woke, ripristinando gli standard militari al periodo precedente al 2015, applicati nello stesso modo a uomini e donne. Ha naturalmente chiesto più investimenti per rispondere a quelle che lui definisce le sfide e le minacce incombenti sul suo grande paese; richiesta precedentemente accolta dato che, erano stati decisi il passato maggio il taglio di 163 miliardi di dollari alla spesa non difensiva e un aumento di circa 1010 miliardi di spese militari nel 2026. Si è anche preoccupato dell’aspetto dei militari, che deve essere più professionale, ed ha proibito lo sfoggio di barba e capelli lunghi. Consapevole che stava proponendo una netta svolta rispetto al passato, nel corso del quale l’esercito Usa avrebbe perso tutte le virtù, ha aggiunto sprezzante: “Se le parole che sto pronunciando oggi vi spezzano il cuore, fate la cosa giusta: dimettevi”. In realtà, tutte queste eccellenti virtù non sembra mai averle possedute, giacché ha perso tutte le guerre ingaggiate con popoli che erano del tutto inferiori dal punto di vista tecnologico al paese predestinato da Dio a dominare, e secondo una grande storica francese l’Armata rossa fece uno straordinario favore agli Usa sconfiggendo a Stalingrado la Wehrmacht, vittoria che l’esercito statunitense non avrebbe mai potuto conseguire per la sua nota incapacità a combattere sul terreno.

Come se quanto detto da Hegseth non fosse sufficiente a lasciare sconcertati coloro che seguono da lontano lo spettacolo politico odierno, successivamente è intervenuto Donald Trump, sulla cui salute mentale qualcuno comincia a dubitare, il quale ha parlato invece di un altro nemico contro cui lottare, quello interno costituito a suo dire da una massa di criminali e delinquenti provenienti dall’America Latina o da altri continenti, in realtà per lo più persone che per necessità economiche, prodotte dalla spoliazione dei loro paesi da parte delle corporazioni Usa, sono stati costretti ad emigrare. Ha salutato con entusiasmo l’intervento illegittimo dell’esercito nelle città statunitensi che sarebbero in mano della criminalità per riportare il sacrosanto ordine, auspicando che queste ultime siano usate come campi di addestramento dei militari, che poi dovranno rivolgere le loro armi al di fuori del paese. Ignora che la funzione delle forze armate è quella di difendere e proteggere i cittadini Usa e non di massacrarli, come sta facendo il famigerato ICE.

Questi brillanti discorsi si sono svolti nel glaciale silenzio dei presenti, che non hanno mai applaudito ne riso alle stupide battute della strana coppia criminale. Nei giorni successivi a questo strampalato evento ci sono state numerose dimissioni di importanti esponenti del settore militare, alcuni hanno criticato fortemente non solo i contenuti dei discorsi, ma anche il fatto che 800 alti ranghi fossero stati radunati in un solo luogo, che avrebbe potuto essere oggetto di un attacco improvviso volto a decapitare l’intera cupola militare.

Ironicamente il governatore della California ha fatto notare che lo stesso signor Trump, capo di tutte le forze armate del paese, non è in linea con gli standard ora previsti per tutti i militari (uomini e donne) del paese. Molti hanno considerato i discorsi un insulto fatto da due personaggi privi dell’esperienza più che decennale di quelli che se li sono dovuti sorbire. L’aspirante al Premio Nobel della pace, che a suo dire, avrebbe posto termine a ben sette guerre, non ha fatto nemmeno il servizio militare. Altri hanno osservato che i militari quando prendono servizio giurano di rispettare la Costituzione e non il presidente, che nella persona di Trump tenta di mettersi al di sopra di tutto, aggiungendo che nel caso in cui questi dia un ordine in contraddizione con la Carta fondativa avrebbero tutto il diritto di rifiutarsi di eseguirlo; il contrario di quello che hanno fatto coloro che hanno bombardato qualche tempo fa le barche di supposti narcotrafficanti fa nei Caraibi. Atto del tutto illegittimo da tutti i punti di vista.

Ma qual è l’ideologia che si cela sotto questi truculenti discorsi espressi in libertà con la convinzione che essi sarebbero stati automaticamente accettati perché fatti da due personaggi che si ritengono per essenza autorevoli, ma che purtroppo agli occhi di molti sono completamente privi della vantata autorevolezza? A mio parere si tratta di un’ideologia assai pericolosa, fuoriuscita dalla mente di chi secondo l’economista Michael Hudson vorrebbe essere celebrato (post mortem?) come colui ha assicurato agli Usa la continuità egemonica anche a costo di una guerra nucleare.

Dopo millenni di riflessioni politico-filosofiche sulla “guerra giusta”, svoltesi anche in ambito ecclesiastico per esempio nel caso delle guerre coloniali condotte contro i popoli conquistati, che ovviamente dovevano essere sottomessi e cristianizzati, questo problema è cancellato dai dirigenti degli Usa e la guerra diventa di per sé giusta -aggressiva o difensiva, poco importa- solo perché è il paese destinato da Dio a deciderla e a farla contro chiunque non si sottometta pacificamente. IL Catechismo della Chiesa cattolica indica i casi in cui una guerra sarebbe moralmente lecita, ossia in caso di aggressione, nella mancanza di risposte alternative, e specifica le modalità corrette della sua conduzione come l’uso di armi proporzionate previste anche dal diritto bellico moderno. Inoltre, come del resto la nostra Costituzione, la Carta delle Nazioni Unite vieta la guerra e auspica la risoluzione di conflitti attraverso i negoziati, da cui sono esclusi i casi di aggressione assimilabili al diritto di legittima difesa individuale. Salta agli occhi che si tratta di definizioni generali ed astratte e che i sostenitori dei vari sistemi politici si dividono sulla classificazione dei vari conflitti, giungendo all’assurdità di considerare la cosiddetta operazione speciale russa un’aggressione non giustificata e il massacro dei palestinesi accettabile perché condotto a difesa dello Stato sionista.

Tuttavia, queste definizioni astratte hanno una loro sia pur limitata validità e hanno posto un qualche argine alla conflittualità internazionale, che potrebbe essere contenuta solo da un effettivo riequilibrio dei poteri. La svolta impressa da Hegseth alla concezione della guerra vanifica i faticosi risultati di questa lunga e tormentata riflessione e considera la guerra congenita alla natura umana, accusando il pacifismo di essere ingenuo e pericoloso, aggiungendo come corollario: “since waging war is so costly in blood and treasure, we owe our republic a military that will win any war we choose or any war that is thrust upon us. Should our enemies choose foolishly to challenge us, they will be crushed by the violence, precision and ferocity of the War Department. In other words, to our enemies, Fafo (acronimo di “Fuck Around and Find Out“, che si traduce liberamente in italiano come “sperimenta e scopri le conseguenze”)”. (Trad. “Poiché combattere una guerra costa così tanto in termini di sangue e denaro, dobbiamo dare alla nostra repubblica un esercito che vincerà qualsiasi guerra scegliamo o qualsiasi guerra ci venga imposta. Se i nostri nemici scegliessero stupidamente di sfidarci, verrebbero schiacciati dalla violenza, dalla precisione e dalla ferocia del Dipartimento della Guerra. In altre parole, ai nostri nemici, Fafo”).

Quanto all’altro punto accennato all’inizio di questo scritto, l’indiscussa superiorità delle forze Usa in tutti i campi e l’assimilazione della Russia a una tigre di carta, vorrei fare un breve riferimento alle significative considerazioni di uno straordinario personaggio, Vladimir Brovkin, ex cittadino sovietico, emigrato in Occidente nel 1975, perché attratto dalle meraviglie della nostra democrazia, divenuto poi eminente storico nelle università statunitensi. Questi, autore di un libro significativo intitolato From Vladimir Lenin to Vladimir Putin. Russia in Search of its Identity 1913-2023, 20023), esamina in maniera molto dettagliata le armi in dotazione al blocco euro-atlantico comparandole con quelle russe. Qui mi limiterò a citare qualche esempio rimandando al video Did Trump Read US Intelligence Report on Russia’s Military? (Trump ha letto il report dell’intelligence Usa sulle forze militari russe?). L’analisi del Prof. Brovkin si basa su un recentissimo report, pubblicato nel settembre 2025 (Annual THreat Assessment of Usa), da cui si ricava che la Federazione russa costituisce un “formidabile avversario”. Per esempio nel caso dei droni, che hanno trasformato la guerra, e delle capacità missilistiche di attacco (i missili ipersonici), essa supera gli Usa e la Nato considerati nel loro complesso. Alcuni sostengono – ricorda Brovkin – che i carri armati russi vengono facilmente distrutti dai droni ucraini, ma se ciò era vero all’inizio del conflitto, ora questi veicoli d’attacco sono stati dotati di una speciale copertura rinforzata che li rende molto più resistenti.

Quanto al loro numero, sarebbero oggi 12.000 e secondo fonti Usa ne verrebbero prodotti tra i 1.500 e 2.000 l’anno, mentre la Nato in totale ne avrebbe a disposizione circa 6.000. Lo storico di origine russa si sofferma poi sulla comparazione tra il tanto decantato sistema Patriot e quello S 400, che i russi hanno venduto anche a vari paesi. Quest’ultimo ha una gittata massima di 400 km, raggiunge un’altezza di 30 a 185 km, può tracciare 160 bersagli e colpirne contemporaneamente 72-80; il Patriot ha una gittata di 160-180 km, raggiunge un’altezza di 24 km, può individuare da 100 a 125 bersagli, colpendone simultaneamente da 9 a 36. Infine, comparando il costo dei due apparati (500 milioni di dollari il S 400, 1.200 il Patriot), le stesse fonti Usa riconoscono la superiorità del primo, nonostante la supposta invincibilità attribuitagli dal monarca-presidente. In conclusione, secondo Brovkin, la Russia non è una tigre di carta, ma l’unico paese in grado di sconfiggere gli Usa in caso di guerra, il cui scatenamento ovviamente scongiuriamo.

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