Pandemia e disfacimento: la perdita di legittimazione nel tardo capitalismo

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Pandemia e disfacimento: la perdita di legittimazione nel tardo capitalismo

Disfacimento.
 
La disputa tra pro e no vax si esaurirà presto. Ha un carattere effimero, contingente. Ma esprime un movimento che non è effimero, che è strutturale: la perdita di fiducia e di legittimazione nel tardo capitalismo. La fiducia non è un fatto morale, ma sistemico. Per ripristinarla non servono sermoni, che possono convincere solo i fedeli, o generare colpevolizzazione, lasciando del tutto immodificato il problema strutturale.
 
I processi di sfiducia esprimono un fallimento sistemico: chi governa non ha più legittimità di fronte ai governati, che non si fidano. Questo processo era già in corso da lungo tempo nella sfera politica, ma ora si è esteso alla scienza, alla gestione della salute. L’uso di accorgimenti come la “spintarella”, se nell’immediato possono forse dare l’impressione di aggirare il problema, in realtà lo aggravano, approfondiscono il baratro.
 
Per essere colmato ci sarebbe bisogno di mobilità culturale, sociale, circolazione delle elites, circolazione dei significati tra ambito istituzionale e mondo della vita. Per ragioni che sarebbe lungo esporre, questa circolazione è da sempre il problema di questo paese. Il ceto culturale del paese è da sempre ossessionato dall’idea di calare dall’alto la ragione, che di solito coincide con i propri interessi e il proprio modo di sentire la vita. Mentre è del tutto incapace di intercettare e dare voce al mondo della vita. In questo spazio si sono da sempre inseriti gli avventurieri.
 
Quando il baratro si allarga emergono i problemi di delegittimazione, emerge la sfiducia sistemica, che si allarga, e allora inizia un processo di trasformazione.
 
Ma noi siamo troppo portati a pensare la trasformazione come il farsi avanti di una nuova classe che sbalza di sella la vecchia classe dominante. È un errore.
 
Il cambiamento è sempre preceduto da un lungo periodo di disfacimento, di allentamento, sfiducia, anarchia, ingovernabilità. La vecchia struttura viene sostituita, di botto, dopo che ha perso qualsiasi capacità di integrazione sociale.
 
Noi siamo forse entrati in questa fase. Non priva di pericoli. Le cose si confondono, Creonte non si sa se sia un tirannò o un argine al disfacimento, i legami si disfano, destra e sinistra si confondono. Ma i processi sono irreversibili. Implicano trasformazioni che il sistema non può realizzare dal punto strutturale.
 
Pandemia o non pandemia è probabile che i prossimi decenni saranno un’epoca di disfacimento strutturale, perfettamente coerente con una pur possibile crescita del PIL. È il rapporto tra mondo della vita e ambito istituzionale ad essere entrato in crisi.
 

Vincenzo Costa

Vincenzo Costa

Vincenzo Costa è professore ordinario alla Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, dove insegna Fenomenologia (triennale) e Fenomenologia dell’esperienza (biennio magistrale). Ha scritto molti saggi in italiano, inglese, tedesco, francese e spagnolo, apparsi in numerose riviste e libri collettanei. Ha pubblicato 20 volumi, editato e co-editato molte traduzioni e volumi collettivi. Il suo ultimo lavoro è Psicologia fenomenologica (Els, Brescia 2018).

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