NON IN NOSTRO NOME. Lettera aperta al Presidente Sergio Mattarella

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NON IN NOSTRO NOME.  Lettera aperta al Presidente Sergio Mattarella



Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera indirizzata al Presidente Mattarella che ci arriva con questa introduzione dai promotori e primi firmatari. 

Il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica alla Nazione è un evento importante, è la comunicazione diretta ai cittadini, trasmessa da tutte le reti tv pubbliche e private e seguita da oltre 10 milioni di persone. È il discorso in cui si traccia il bilancio dell’anno trascorso e si delineano le prospettive future del Paese. Il discorso ha affrontato in prima battuta il tema delle guerre in corso. Era scontato che avrebbe assunto sulla guerra in Ucraina il punto di vista dell’oltranzismo atlantico, dipingendo la Russia come potenza minacciosa e ostile. Non era del tutto scontato che sul massacro in corso della popolazione palestinese non pronunciasse una parola per denunciare la catastrofe umanitaria, auspicare il cessate il fuoco e la tregua umanitaria, come il Segretario generale dell’ONU e l’Assemblea generale dell’ONU chiedono. Il discorso del Presidente – per quel che dice e per quello che non dice – volta la faccia dall’altra parte rispetto al genocidio in corso e appiattisce l’Italia sulle posizioni più oltranziste di Israele, stracciando decenni di politica mediterranea dell’Italia. 

Perciò parla NON IN NOSTRO NOME



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Lettera aperta al Presidente Sergio Mattarella

 

Signor Presidente,

noi sottoscritti cittadini e cittadine Suoi connazionali, lavoratori della città e della campagna, studenti e persone impegnate nel mondo della cultura, dell’insegnamento, dell’associazionismo, ci permettiamo di ricordarLe la situazione in atto in  Palestina:

circa 30.000 vittime civili a Gaza, senza contare i presumibili 10.000 sotto le macerie.

70.000 feriti che non possono essere adeguatamente curati in ospedali distrutti da Israele.

1000 bambini che hanno perso uno o entrambi gli arti inferiori o superiori.

90% degli edifici rasi al suolo: “non è rimasto brandello di muro”, dichiarano i pochi osservatori ONU rimasti sul campo.

Una economia, una società, un paesaggio annichilati.

Oltre 2 milioni di persone sono senza un tetto, né acqua, né cibo, né medicinali, né carburanti, e sono spinte dall’esercito israeliano in una piccola sacca a Gaza sud, che peraltro continua ad essere bombardata.

Intanto si susseguono dichiarazioni di governanti israeliani sulla necessità di espellere dal territorio di Gaza i palestinesi sopravvissuti, e sul progetto di ricolonizzazione di Gaza da parte dei coloni israeliani, mentre addirittura si pubblicano annunci di lussuosi villaggi turistici da costruire sulle macerie e sui corpi insepolti della popolazione palestinese.

In Cisgiordania (secondo l’ONU, “Territori Occupati”) gli oltre 700.000 coloni israeliani, che hanno occupato illegalmente il territorio e rendono molto problematica, per non dire impossibile, la soluzione “due popoli, due Stati”, spalleggiati dall’esercito di Israele attaccano quotidianamente e uccidono i contadini palestinesi, compresi donne, anziani, adolescenti.

Israele ha ucciso 138 funzionari dell’ONU e continua a bombardare i convogli dell’agenzia per i rifugiati dell’ONU. Colpisce le ambulanze che trasportano i feriti. Cattura, e umilia denudandoli e ingiuriandoli, centinaia di cittadini colpevoli semplicemente di essere palestinesi.

Israele ha trucidato un centinaio di giornalisti e fotografi nell’esercizio del loro lavoro.

Il segretario generale dell’ONU Guterres ha denunciato ripetutamente la “catastrofe umanitaria”, l’Assemblea generale dell’ONU approva la risoluzione che chiede l’immediato cessate il fuoco.

Alcuni stati, come il SudAfrica deferiscono Israele alla Corte penale internazionale per violazione del diritto internazionale e del diritto umanitario e di fronte alla Corte internazionale di giustizia per genocidio. Migliaia chiedono alla Corte penale internazionale di arrestare, giudicare e condannare Netanyahu e la cupola politico-militare israeliana per questi motivi. Altri Paesi della UE annunciano varie azioni contro  Israele, mentre il nostro governo appare silente o complice dei crimini in corso.

 

Quando l’Armata Rossa sovietica liberò Auschwitz il 27 gennaio 1945 e vennero alla luce gli orrori della Shoah, alcuni giustificarono il loro silenzio e la loro inazione dicendo di ignorare cosa stesse accadendo nei lager nazisti. Oggi assistiamo in diretta alla pulizia etnica e all’olocausto del popolo palestinese. Nessuno può dire “non so”.

È per noi grave che Ella nel Suo messaggio riduca il genocidio in corso a “un’azione militare [di Israele] che provoca anche [evidenziazione nostra] migliaia di vittime civili e costringe, a Gaza, moltitudini di persone ad abbandonare le proprie case, respinti da tutti”. Nient’altro. Ella, Signor Presidente, avrebbe potuto, e riteniamo dovuto, riprendere le dichiarazioni del segretario dell’Onu, le risoluzioni dell’Assemblea generale e levare una voce per l’immediato cessate il fuoco in Palestina. Come anche alcuni leader europei hanno chiesto.

Ella, invece, ha taciuto, Signor Presidente.

Nelle sue parole il genocidio del popolo palestinese in corso (è la definizione dello storico israeliano Ilan Pappé, costretto ad abbandonare il suo paese e la sua università per le minacce di cui è stato oggetto) è stato ridotto alla reazione israeliana “che provoca anche migliaia di vittime civili”. Durante la Resistenza antifascista i massacri operati dai nazifascisti si chiamavano “rappresaglia”; alle Fosse Ardeatine i nazisti applicarono la formula del “10 italiani per un tedesco”. La rappresaglia di Israele (se di rappresaglia si può parlare e non di un piano preordinato di svuotare Gaza della popolazione palestinese e riportarla sotto il diretto controllo israeliano) supera di molto il criterio nazista delle Fosse Ardeatine.

Tra l’altro, Ella evita di dare un nome al popolo vittima del massacro: nel Suo discorso sono “moltitudini di persone”. NO, non sono “moltitudini”, “volgo disperso che nome non ha”: è il popolo palestinese che subisce da 75 anni l’occupazione di Israele, è il popolo che si oppone e resiste all’occupazione, come fecero i nostri patrioti nel Risorgimento e i partigiani nella Resistenza antinazifascista italiana.

Ella dice che i giovani vanno educati alla pace, ma non si educa se non si compie un’operazione di verità, e la verità non è solo non dire il falso, ma dare un quadro completo delle cose. Il Suo discorso – un discorso ufficiale, a reti televisive unificate a tutto il Paese – per quel che dice e per quello che NON dice, viola i principi cui pure Ella dichiara di ispirarsi, non educa alla verità, né alla giustizia, in difesa morale di ogni popolo oppresso.

La parte del Suo discorso dedicata al conflitto in Medio Oriente è in definitiva schiacciata sulla politica bellicistica e disumana del governo di Israele, che annuncia un 2024 di guerra. Legando mani e piedi il nostro Paese alla politica oltranzista di Israele, Ella rompe con quella politica mediterranea di apertura ed equilibrio con i paesi arabi e di riconoscimento delle ragioni del popolo palestinese, promossa tra gli anni Sessanta e Ottanta del secolo scorso da statisti come Moro, Andreotti, Craxi, o da un sindaco eccezionale testimone di pace e costruttore di ponti fra i popoli, come Giorgio La Pira. Il Suo discorso, Signor Presidente, non è solo un inaccettabile silenzio sul genocidio palestinese in corso, è anche un tradimento della storia italiana, e un colpo ai nostri interessi nazionali.

Ebbene, in piena coscienza, e con il massimo rispetto per la carica che Ella riveste, noi sottoscritti ci permettiamo di osservare e di comunicarLe che Ella ha parlato non in nostro nome.

 

Angelo D’Orsi, Torino, già professore ordinario di Storia, Centro Gramsci

Fabio Marcelli, Roma, giurista, copresidente del Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia

Andrea Catone, Bari, direttore editoriale edizioni MarxVentuno

Salvatore Tiné, Catania, ricercatore di Storia moderna presso il. Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università di Catania

Antonio Di Siena, Bari, direttore editoriale edizioni LAD

Augusto Ponzio, Bari, Università di Bari, professore emerito di semiotica

Alessandra Kersevan, Udine, coordinatrice di “Resistenza Storica”

Guido Liguori, Roma, Professore universitario, presidente della International Gramsci Society

Francesca Chiarotto, Torino, Università di Torino, Associazione Historia Magistra 

Francesco Violante, Bari, Università di Bari - docente di Storia medievale

Susan Petrilli, Bari, Università degli studi di Bari, Prof. Ordinario di Semiotica

Marco Pondrelli, Bologna, direttore del sito marx21.it

Laura Marchetti, Reggio Calabria, Università di Reggio Calabria, Antropologia

Ruggero Giacomini, Ancona, Centro culturale marchigiano "la città futura"

Alexander Hobel, Roma, storico

Antonio Di Stasi, Ancona, Avvocato e docente universitario. Comitato No guerra No Nato

Giuliano Velliscig, Udine, Editore - Associazione culturale Euritmica

Marina Boscaino, Roma, docente di italiano e latino al liceo classico

Giuseppe Amata, Aci Castello (CT), già professore ordinario dell’Università di Catania

Matteo Carbonelli, Roma, docente di diritto internazionale

Giuseppe Aragno, Napoli, storico

Nicoletta Manuzzato, Milano, giornalista

Eugenio Zaniboni, Foggia, Università degli Studi di Foggia, Docente di Diritto internazionale

Giovanna Nigi, Gubbio, giornalista e scrittrice

Salvatore Vitale Nuzzo, Capurso (BA), già Professore Ordinario di Fisica Generale all’Università di Bari

Marco Papacci, Presidente Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba

Mihaela Ciobanu, Roma, Dottora in scienza politica, Direttivo Associazione “Futura umanità”

Paolo Palazzi, Roma, Docente universitario in pensione

Claudio Vito Buttazzo, Bologna, Giornalista e docente in pensione

Gaetano Colantuono, Bari, redazione Quaderni di Risorgimento socialista,

Dario Rossi, Genova, avvocato, Associazione giuristi democratici Genova

Vito Micunco, Bari, Rete dei Comitati per la pace di Puglia

Pierfrancesco Semerari, Bari, Funzionario Regione Puglia

 

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