L’Europa in guerra. L'ultimo libro di Fabio Mini

L’Europa in guerra. L'ultimo libro di Fabio Mini

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di Marco Pondrelli - Marx21


Nelle librerie gli scaffali si sono riempiti di libri sulla guerra in Ucraina e sui rischi che essa rappresenta. Molti di questi lavori sono piegati alle esigenze della propaganda, ci sono i buoni e i cattivi come in un film western americano. Il libro del generale Fabio Mini è invece una rigorosa e dettagliata analisi non solo del conflitto in essere ma anche delle cause profonde che lo hanno generato e delle possibili conseguenze.

L’Autore spazza via i falsi miti dell’informazione occidentale quando scrive ‘la vulgata di moda è sempre la stessa: l’Occidente combatte per il bene e per la democrazia contro il male e l’autocrazia, per la libertà e i diritti umani e per la prosperità contro la dittatura, gli abusi e la povertà. Combatte perché è giusto che sia così: perché esiste un destino manifesto e un popolo eletto, un egemone e tanti vassalli’ [pag. 49]. D’altronde siamo ben consci che la guerra e anche guerra dell’informazione, così come il colonialismo veniva presentato come la civilizzazione dei paesi conquistati, oggi ci si considera come i portatori del sistema politico più avanzato: la liberaldemocrazia.

La guerra diviene nella narrazione occidentale uno strumento per aiutare i più deboli, scrive invece Mini ‘qualsiasi guerra prima o poi si rivela per ciò che è sempre stata: uno strumento al servizio di interessi quasi sempre inconfessabili e quasi mai collettivi’ [pag. 41], sono parole ancora più significative perché pronunciate da un militare (anche se in pensione), che sa quello di cui sta parlando a differenza dei molti politici militesenti (come egli stesso lì definì in un precedente libro, ‘che guerra sarà’) smaniosi di combattere, ovviamente non in prima persona, nuove guerre.

Per quanto riguarda il conflitto ucraino Fabio Mini anche in altri testi ha analizzato con grande rigore le cause del conflitto, se oggi a Kiev viene consegnata ‘una patente con validità retroattiva per tutte le infrazioni passate e a priori per quelle future’ [pag. 18] questo è perché, a differenza di quello che fa il generale, la maggioranza dei mezzi d’informazione ha piegato il proprio lavoro alla propaganda. Questa nebbia ideologica impedisce di vedere la vera natura del conflitto ‘vinca o perda […] l’Ucraina sta combattendo per e con gli Stati Uniti contro l’Europa. Che ha già perso’ [pag. 93].

Che questa sia una guerra contro l’Europa è indubitabile, lo chiarisce bene l’Autore in conclusione quando afferma ‘l’Enel aprirà la prossima grande fabbrica di fotovoltaico avanzato negli USA e sarà più grande di quella di Catania di cui la Von der Leyen andava tanto fiera. Non ci sarà un raddoppio in Italia, a quanto pare’ [pag. 242]. Fabio Mini ha curato l’edizione italiana del libro del generale cinese Qiao Liang, il quale sostiene come le cause profonde delle guerre siano quelle economiche, difatti dall’inizio delle tensioni in Ucraina i capitali europei hanno preso il volo per gli Stati Uniti.

In questo quadro è sconfortante non avere una classe dirigente in grado di distinguere i propri interessi da quelli degli Stati Uniti.

Se da una parte c’è la guerra dell’informazione che accende i riflettori con servizi strappa lacrime sull’Ucraina ma tace sui crimini israeliani commessi in Palestina [pag. 47], dall’altra questa guerra è funzionale o meglio è parte di quella che gli USA stanno combattendo contro Russia e Cina. Che questo conflitto si stia già combattendo è chiaro, ma quali possano essere le conseguenze è difficile da prevedere. L’Autore in un capitolo intitolato ‘il cambio di paradigma strategico’ spiega qual è stato il ruolo del nucleare nella guerra fredda. Oggi purtroppo la situazione si è modificata in peggio ‘mentre durante la Guerra fredda era chiaro che un ordigno qualsiasi avrebbe potuto scatenare la guerra totale, oggi si pensa di poter impiegare ordigni nucleari senza correre tale rischi’ [pag. 75], ma ciò che non possiamo sapere e se un ordigno nucleare tattico possa provocare una reazione nel campo avverso con l’uso del nucleare strategico, per cui ‘per assurdo, la sicurezza europea può dipendere dalle percezioni di un tenente colonnello comandante di un gruppo tattico (Battle group) o di un tenente operatore di lanciamissili’ [pag. 77].

Da anni Manlio Dinucci denuncia il pericolo delle nuove bombe B61-12 ma la politica italiana si è dimostrata incapace anche solo di capire quello che stava accettando, difficile dare torto a Mini quando scrive che la Patria è l’Italia e non l’Europa e tantomeno la Nato (aggiungiamo), auguriamo grande successo a questo libro perché dalla consapevolezza dei rischi che abbiamo di fronte può nascere una ribellione che salvi i popoli dall’autodistruzione.

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