La Siria martire ancora nella tempesta

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La Siria martire ancora nella tempesta

 

di Vincenzo Brandi

 
L’attacco delle formazioni jihadiste e terroriste nella Siria settentrionale è l’ennesimo atto del martirio che la Siria - paese dove diverse etnie e religioni hanno sempre convissuto pacificamente per secoli - sta subendo da 13 anni.
 
Dopo una feroce guerra interna alimentata da bande armate e finanziate dall’esterno durata quasi 10 anni, che ha semidistrutto il paese, causando anche milioni di sfollati, la Siria si trovava ancora in una situazione molto critica. La povertà attanagliava il paese sottoposto tuttora alle feroci sanzioni occidentali che le impedivano di approvvigionarsi anche dei generi di prima necessità. Persino l’elettricità scarseggiava. La Siria avrebbe potuto approvvigionarsi di valuta per acquistare i beni essenziali grazie alla vendita del suo petrolio, ma tutte le zone petrolifere dell’Est siriano, tra il fiume Eufrate ed il confine iracheno, sono sotto il controllo di truppe statunitensi supportate purtroppo dai loro alleati delle milizie curde dell’YPG (i Curdi, nel loro comprensibile sogno di autonomia politica e indipendenza, sono però disponibili ad allearsi anche col diavolo). Il petrolio è stato quindi esportato verso la Turchia e poi rivenduto in gran parte in Israele, con gli USA che ne incassavano i profitti.
 
Vaste zone di confine con la Turchia erano e sono sotto il controllo diretto dell’esercito turco, mentre altre zone erano indirettamente controllate servendosi di bande terroriste, che occupavano gran parte della provincia nord-occidentale di Idlib confinante con la stessa Turchia.
 
Proprio dalla zona di Idlib è partito l’attacco improvviso delle bande terroriste di Hayat el Tahir e del sedicente Esercito Nazionale Siriano che ha colto di sorpresa l’esercito del governo di Damasco in gran parte dislocato al Sud per fronteggiare eventuali attacchi di Israele che negli ultimi anni ha bombardato varie zone della Siria quasi ogni giorno. Il fatto più significativo di questa vicenda è che queste bande si sono dimostrate perfettamente addestrate, ben organizzate e pesantemente armate con armi moderne, compresi i droni. Tutto questo indica chiaramente una mano esterna che ha dato anche l’ordine dell’attacco.
 
Il punto da cui partire per capire la situazione è quindi quello di capire chi ha addestrato, armato e manovrato le bande. Su questo vi sono varie ipotesi diversificate, per cui vi rimando anche alle analisi (su Youtube) di Gabellini, Orsi e Michelangelo Severgnini, esperto di politiche turche per aver vissuto anni in Turchia. Certamente la Turchia, che controllava la zona, non poteva non essere a conoscenza di quanto si stava preparando. La Turchia è interessata ad estendere la sua influenza su parte della Siria, ma soprattutto a regolare i conti con le milizie curde della Siria (legate al PKK attivo in Turchia) che vede come una minaccia alla propria sicurezza. Tuttavia personalmente non penso, come anche Severgnini, che la pur ambigua Turchia dello spregiudicato uomo forte Erdogan sia la principale artefice di questo attacco così massiccio. La Turchia aveva iniziato un difficile colloquio con la Siria, mediato anche dagli alleati di Damasco, Russia e Iran, colloquio bloccatosi sul fatto che Assad aveva chiesto preventivamente ai Turchi di lasciare il suolo siriano. Quindi Erdogan era certamente interessato a fare pressione sulla Siria.
 
Tuttavia l’ipotesi più probabile è che la spinta principale in tutta questa criminale e vasta operazione sia venuta da più lontano, cioè dai servizi segreti occidentali e della NATO, con l’aiuto di istruttori ucraini e mercenari stranieri: Uiguri anticinesi del Sinkiang, Ceceni antirussi già attivi in Ucraina, persino Albanesi, per destabilizzare la Siria e mettere in difficoltà la Russia, già impegnata in Ucraina, e anche l’Iran, facendo ripiombare la Siria nel caos. Giornali ucraini di Kyiv hanno trionfalmente rivendicato la presenza di loro istruttori.
 
A tutto questo sta reagendo l’Esercito governativo siriano con l’aiuto dell’aviazione russa e l’afflusso di combattenti sciiti dall’Iraq. Gli Hezbollah, per ora, non sono in grado di intervenire perché sottoposti alla pressione di Israele, che ha violato numerose volte la tregua bombardando il Libano. Le milizie curde agiscono al solito autonomamente senza coordinarsi con l’esercito siriano, intervenendo per difendere i quartieri curdi di Aleppo e la vicina enclave curda di Tell Rifaat assediati dai Jihadisti. Vi sono però anche voci di scontri tra milizie curde e milizie sciite filogovernative nell’Est del paese.
 
Spero che in tutta questa tristissima vicenda l’Esercito di Damasco riesca a recuperare la sovranità della Siria su tutto il suo territorio ponendo fine al caos. In questa azione sarà anche decisivo l’aiuto dei suoi alleati: Russia e Iran, che stanno intervenendo anche a livello diplomatico sulla Turchia, e delle milizie sciite irachene e libanesi. Solo così sarà forse possibile porre fine, finalmente, alle sofferenze indicibili di un intero popolo.
 
Roma, 3 dicembre 2024, Vincenzo Brandi
 

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