"È la piaga del tempo quando i pazzi guidano i ciechi"

"È la piaga del tempo quando i pazzi guidano i ciechi"

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di Pierluigi Fagan

 

TIS THE TIME’S PLAGUE WHEN MADMEN LEAD THE BLIND. Diceva Shakespeare nel Re Lear (Scena prima, atto IV), più o meno: È la piaga del tempo quando i pazzi guidano i ciechi. L’inglese dice due cose importanti, poco più di quattro secoli fa. La prima è il concetto di “spirito del tempo” che rivedremo poi nel XIX secolo e vede tale spirito come un male contagioso, una sorta di epidemia. La seconda è che l’inglese parla di una società nel suo complesso dove non si sa chi è peggio tra chi giuda e chi è guidato. Ci sono tempi in cui le cose vanno male per colpa di società che non avendo saputo evitare questo male, men che meno lo sanno gestire quando è in atto. Chiamiamo questo “fallimento adattivo”.

Usai questa famosa frase come esergo di un articolo scritto sul mio blog otto anni fa. Il tema era nel titolo: la decrescita non è un’alternativa. L’argomento “decrescita”, più o meno felice, era di moda al tempo. L’articolo però sosteneva che non era da ritenere una opzione che piaceva ad alcuni e ad altri decisamente no, era un destino. In analisi, si riportava una fotografia di fatti, numeri, fenomeni, facili previsioni su basi induttive che portava a ritenere che avremo dovuto far i conti con una severa e costante contrazione di benessere, ci piacesse o meno. Tanto valeva allora, adattivamente, assumerla come fatto probabile e capire come arrivare all’appuntamento preparati. Ma tale auspicio era retorico poiché in tempi in cui i pazzi guidano i ciechi, nulla di ciò si sarebbe verificato.

Ieri il noveaux philosophe Emanuel Macron ha sentenziato «la fine di una forma di leggerezza» nel nostro mondo, ora di fronte a «un grande sconvolgimento», che si traducono nella «fine dell’abbondanza». Inflazione, energia alle stelle, siccità, sconvolgimenti nella globalizzazione, guerra, aspettiamo fiduciosi le cavallette. Così all’improvviso?

Quello che ci sembra all’improvviso è sempre un processo lungo di cui non potevamo o volevamo accorgerci, da cui la cecità. I pazzi sono i leader della cecità, coloro che amministrano sistemi che hanno interesse a sfruttare il come le cose vanno imponendo che nessuno si domandi da dove vengono e dove vanno. Ciechi che non vedono, pazzi che gli impongono di non vedere.

L’articolo era del 2014, proprio l’anno della rivoluzione ucraina. Otto anni dopo i russi rompono lo status quo ed il nostro mondo inclina al precipizio. Pazzia improvvisa? Dal circolo dei pazzi che guidano i ciechi imponendo la cecità, hanno subito sposato questa tesi. Si scatenano psicoanalisti che fanno analisi a distanza, meglio se lacaniana, foto inequivocabili e lombrosiane del morbo mentale che ha preso Putin, che ha anche il cancro. Essendo il Male, catalizza ogni male, ovvietà del pensiero magico. Si sa come vanno queste cose nelle autocrazie, il pazzo impazzisce ma siccome è il dominus, nessuno osa contraddirlo e così porta tutto il vascello sugli scogli, il suo ed i nostri. C’è gente, anche gente che si ritiene a modo suo colta, che ha creduto a questa stupidaggine. Esser stupidi e non accorgersene è appunto una delle tante forme della cecità.

Bastava essere appena poco meno che ciechi ed esenti dal dominio mentale dei pazzi, per accorgersi che la storia era ben più lunga e complessa. Ma per carità, ai tempi c’era pure chi lanciava i nuovi bandi di ostracismo verso i complessisti, spargitori di dubbi, untori della psiche che deve credere, ubbidire e combattere. Il pericolo rappresentato dal discorso complesso era introdurre il tempo, le cose accadono perché hanno cause stratificate nel tempo. Cause? Tempo? Maddai, è Putin che è pazzo e con lui 150 milioni di russi, topini di Hamelin imperial-zaristi anche un po’ sovietici.

Per otto anni non ci siamo curati di cosa stesse succedendo in Ucraina. Francesi e tedeschi hanno provato a mettersi in mezzo sovraintendendo a ben due accordi di convivenza (gli accordi di Minsk I e II). Quando nessuno dei contraenti ha preso a rispettarli se ne sono fregati, non hanno detto nullo, non hanno convocato alcuna riunione a Bruxelles, non hanno fatto una conferenza stampa, niente. Non potevano del resto, perché gli amici americani e britannici erano già lungamente all’opera per far diventare l’Ucraina una minaccia militare vitale per la Russia. Non che questo fosse un interesse europeo, anzi, è che l’Europa è una entità condominiale a base economico-monetaria, non si occupa di queste cose, non può farlo, anche perché scoprirebbe altra cosa su cui s’è voluta applicare la cecità nevrotica. Motivi, ragioni e logiche di una unione economica, nulla hanno in comune con ragioni, motivi, logiche di una unione politica che poi avrebbe nei suoi orizzonti anche questo tipo di problemi che sono problemi geopolitici. A Bruxelles e dintorni, erano talmente pazzi da sapere tutto questo; eppure, a nessuno è venuto in mente di pensare “be’ forse dovremmo slacciarci dalle forniture energetiche russe visto che qui si finirà a cuscinate”. No, per carità, che tutto vada come va, perché turbarsi? Quando succederà l’inevitabile vedremo come gestirlo tanto lo faremo pagare ai soliti ciechi a cui diremo che ora è tempo di stringere la cinghia, di mostrarsi uomini, di difendere i principi. In fondo, più che pazzi, direi furbacchioni.

Così per le questioni ambientali e climatiche. Per la inquietante crescita cinese che si sapeva sarebbe andata in rotta di collisione geopolitica con gli Stati Uniti trascinando con sé la transizione epocale di ordine dal bipolare-unipolare al multipolare. Lo scrivevo io che non sono un genio e non ho un think tank che mi fornisce i dati del mondo otto anni fa, vuol dire che se non si era ciechi e pazzi la cosa aveva una sua evidenza abbastanza elementare, no? No. Così a cascata per la restrizione delle risorse visto il poderoso aumento della domanda, il fine ciclo della economia moderna qui in Occidente in favore di un nuovo ciclo asiatico: "l’Occidente non si trova né mai più si troverà nelle condizioni storiche che ne hanno determinato l’incredibile crescita economica, negli ultimi duecento anni" si scriveva otto anni fa. Maddai, che pessimista! Ecco, quando non si sa cosa dire riguardo analisi quanti-qualitative che comunque si prendono la briga di mettere numeri e fatti sotto le affermazioni, invece che mettere altri fatti e numeri a falsificazione, si introduce il giudizio psicologico: sei un pessimista, sei un ottimista, mettiamoci buona volontà ed altre scemenze rincuoranti.

Così otto anni dopo, il sacerdote di Notre Dame scala affranto il pulpito e ci dà il severo ma giusto ammonimento “non vi illudete più, aprite gli occhi, rinsavite, la festa è finita, per sempre! Idioti!”. “Idioti” non l’ha detto ma l’ha pensato, sono certo e forse, spiace dirlo, non ha neanche tutti i torti.
All’improvviso  gas a 320 euro (che vale sempre meno rispetto al dollaro con cui si paga il gas, se non rubli), inflazione, recessione tecnica negli Usa, speculazione hedge fund, rischio nucleare a Zaporizhzhia, il governo ucraino convoca nunzio apostolico per censuare le parole del papa che si doleva della morte di una giovane russa saltata per aria, fiumi in secca, Taiwan, fine dell’abbondanza, preghiamo palpitanti stringendo nelle mani tremanti l’unica salvezza, l’Agenda Draghi; l'talia agli italiani! diseguaglianze insostenibili? eguaglianza fiscale! flat tax per tutti! ed altre devianze …

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