La manifestazione per Gaza del 7 Giugno. Ritardi, ambiguità e falsi obiettivi
I partiti del “campo largo” (PD, AVS, 5 Stelle), dopo aver traccheggiato per quasi 2 anni mantenendosi su posizioni ambigue ed “equidistanti” (critichiamo la “reazione esagerata” di Israele, ma condanniamo le azioni della Resistenza Palestinese, come quella del 7 ottobre, considerate solo “terrorismo”), finalmente si sono accorti che a Gaza c’è un genocidio in corso (anche se preferiscono non chiamarlo così, parlando genericamente di “massacri”).
Prima e dopo del 7 ottobre i partiti del “campo largo” si sono sempre rifiutati di sanzionare o sospendere gli accordi economici e militari con Israele, anche quando Gaza veniva bombardata selvaggiamente e massicciamente per almeno 4/5 volte negli ultimi 20 anni (ben prima del 7 ottobre 2023) con le varie operazioni di “Piombo fuso”, “Margine di protezione, “Colonna di nuvole”, ecc. , costate almeno 6000 o 7000 morti civili palestinesi e immani distruzioni.
Nemmeno la continua colonizzazione illegale della Cisgiordania, con la sua coda di espropri, sequestri di campi e case palestinesi, uccisioni ed arresti di chi protesta, ha fatto cambiare queste politiche. Anzi nel 2015 il governo Renzi ha sottoscritto un accordo militare con Israele e negli anni seguenti - anche durante il governo Conte II - sono aumentate le esportazioni di armi verso Israele, e rafforzate le collaborazioni tra Leonardo e la società israeliana Elbit Systems, e gli accordi sulla sicurezza cibernetica affidata a società israeliane.
In realtà in Italia, negli USA, nella UE e in tutto l’Occidente. l’entità sionista israeliana è percepita come un avamposto avanzato del mondo occidentale post-colonialista, ovvero un avamposto del suprematismo bianco-europeo, “unica democrazia del Medio Oriente”, regione caratterizzata invece – secondo loro - da regimi autoritari e popolazioni di cultura e civiltà inferiore.
Da questo atteggiamento deriva l’aspetto più insidioso di manifestazioni come quella indetta per il 7 giugno. Infatti uno degli obiettivi, espliciti o nascosti, della manifestazione è quello di gettare ogni colpa su Netanyahu e altri suoi collaboratori razzisti ed estremisti come Ben Gvir o Smotrich, per “salvare” Israele da se stessa e dal vicolo cieco in cui si è cacciata. Si cerca di deviare il giusto sdegno, che ormai si diffonde in Italia ed altri paesi per i crimini israeliani, verso falsi obiettivi che non tengono conto del fatto che la situazione attutale è la logica conseguenza di oltre un secolo di politiche sioniste, tese a colonizzare l’intera Palestina, cacciandone o massacrandone gli abitanti, o chiudendoli in pochi lembi di territorio gestiti da piccoli gruppi collaborazionisti come l’ANP (e magari chiamandoli “Stato Palestinese”).
Da questo derivano gli slogan e le richieste che caratterizzano le forze che indicono la manifestazione, tra cui compare anche la cosiddetta “Sinistra per Israele”, che ha tra i suoi massimi rappresentanti Piero Fassino, Nicola Zingaretti, Luciano Violante e la nota guerrafondaia Pina Picierno. Si chiede il “riconoscimento della Palestina” (ovvero un finto riconoscimento di qualcosa che non esiste, né esisterà in tempi medi) e la soluzione dei “due popoli due stati”, soluzione assolutamente impossibile oggi per la continua colonizzazione ed occupazione dei territori (non solo Gaza ma anche la Cisgiordania), le stragi genocide e la continua pulizia etnica.
Queste politiche sono la continuazione del sogno sionista di occupare “una terra senza popolo per un popolo senza terra”, che ha avuto il suo momento più importante nel 1948 quando a comandare non era il sionista di “destra” Netanyahu, ma il sionista “socialista” Ben Gurion. Nel bellissimo libro dello storico israeliano Ilan Pappé, “la pulizia etnica della Palestina”(1), è descritto come a partire dalla fine del 1947 sia iniziata la pulizia etnica di oltre tre quarti della Palestina, dopo l’approvazione a maggioranza dell’inapplicabile risoluzione 181, peraltro non vincolante, votata dall’Assemblea dell’ONU, che proponeva di assegnare oltre la metà del territorio ad una popolazione ebraica recentemente immigrata dall’Europa, corrispondente a solo il 25% della popolazione totale contro una popolazione araba del 75% contraria alla spartizione e mai consultata.
Questa pulizia etnica, alimentata da minacce e massacri come quelli di Tantura, Deir Yessin, Lydda, Haifa, ecc., fu attuata dalle milizie sioniste ben armate grazie ai depositi di armi accumulate durante il periodo di occupazione britannico, contro una popolazione praticamente disarmata. E’durata per 6 mesi fino al 15 maggio ’48 quando è stato proclamato lo Stato di Israele, ed ha riguardato i tra quarti della popolazione araba dei territori occupati (corrispondenti al 78% del territorio della Palestina). La storiella di potenti eserciti arabi che sarebbero intervenuti a difesa dei Palestinesi non regge, visto che questi eserciti sono intervenuti in modo debole e disorganizzato solo dopo il 15 maggio a cose già fatte, e sono riusciti solo a salvare parte della Cisgiordania (affidata poi alla Giordania) e la Striscia di Gaza (assegnata all’Egitto)-
Nel 1967 si è avuto il secondo atto con la Guerra dei 6 Giorni e l’occupazione da parte israeliana di Gaza e della Cisgiordania, trasformata secondo Pappé nella “prigione più grande del mondo” (2). Oggi assistiamo all’atto finale a Gaza, come preannunciato da Noam Chomsky e Pappé in un altro libro “Ultima fermata: Gaza” (3) scritto già prima del 7 ottobre ’23.
Non potrà esservi pace in Palestina e Medio Oriente se non si risolverà il problema del Sionismo e non sarà profondamente ristrutturata l’intera area palestinese con la sparizione di un’entità apertamente confessionale (dal 2017 una legge costituzionale dice che Israele è lo stato dei soli Ebrei), ed inoltre suprematista europea, razzista e genocida (secondo i sondaggi l’82% degli Israeliani vorrebbe la deportazione completa degli abitanti di Gaza ed il 47% la loro uccisione come fecero Giosué e Mosé con Gerico e gli Amaleciti secondo la Bibbia. Il 56% chiede l’espulsione degli Arabi Israeliani). Questo non significa buttare a mare gli Ebrei Israeliani, ma far loro accettare il principio che, se vogliono abitare in pace in quella terra, devono ammettere che gli Arabi, musulmani, cristiani o laici che siano, hanno i loro stessi diritti, da concretizzarsi eventualmente nell’ambito un unico stato democratico binazionale.
- Pappé, “La pulizia etnica della Palestina”, ed. Fazi, 2008
- Pappé, “la prigione più grande del mondo”, ed. Fazi, 2022
- Chomsky, I. Pappé, “Ultima fermata Gaza”, ed. Ponte delle Grazie, 2023