La legge di bilancio di cui poco (e male) si parla

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La legge di bilancio di cui poco (e male) si parla

 

di Federico Giusti

Venerdì 28 ci sarà lo sciopero generale e corriamo il rischio di ritrovare in piazza numeri esigui di manifestanti con adesioni allo sciopero di gran lunga inferiori alle due date di Settembre ed Ottobre.
 
Forse le tematiche sociali ed economiche sono ormai viste come inutili rispetto alle ragioni  umanitarie, morali ed etiche come avvenuto con il sostegno al popolo palestinese?
 
Usiamo le parole con la dovuta attenzione: una legge di Bilancio costruita su aiuti alle imprese, aumento delle spese militari e pochissime risorse destinate a istruzione, welfare e sanità merita di essere snobbata o ignorata?
 
La legge Finanziaria da decenni non è solo una disposizione ragionieristica ma strumento con cui si depotenziano alcuni settori e interventi sociali, lo strumento con il quale viene offerto un atto di indirizzo alle spese statali.
 
E se questo atto di indirizzo non aiuta l'economia del paese ma ne allunga solo la sofferenza (salari stagnanti, bassa crescita ) quale potrà essere la risposta della forza lavoro?
 
Le critiche alla Legge di Bilancio perdono di vista il quadro complessivo e l'impianto su cui si sorregge, non fanno insomma i conti con una politica economica ferma.
 
Il Governo di destra è in perfetta continuità con gli Esecutivi precedenti, potremmo dire che destra e sinistra, tecnici e politici ormai fanno a gara per rispettare le norme del Patto di Stabilità.
 
Ci si accontenta di abbassare il debito sperando di rientrare dalla procedura di controllati speciali da parte della Ue, le stesse previsioni fatte a tavolino sono probabilmente destinate a essere riviste preso atto della mancata crescita del paese, dei dazi di Trump e di scelte politico industriali dai risultati incerti.
 
 
La politica monetaria è decisa dalla Banca centrale europea, le priorità della spesa dalla Ue e dalla Nato, i blocchi economici e finanziari dominanti suggeriscono ove operare i tagli, non esiste nulla di più politico delle scelte che governano l'economia anche quando si presentano come tecniche e dettate dai conti.
 
Un capitolo a parte meriterebbero le politiche energetiche e alimentari, i costi dell'energia sono cresciuti a dismisura portandosi dietro i generi di prima necessità incluso il classico carrello della spesa. 
 
Il paese sembra impermeabile o sordo ai richiami sociali e sindacali, le scelte di politica economica in fondo sono decise a Bruxelles, doveva essere la Europa dei popoli nell'immaginario infantile del centro sinistra, quella Europa è invece molto vicina ai poteri dai quali appunto i popoli devono guardarsi
 
E poi scontiamo la crisi della democrazia, siamo disabituati a ragionare di scelte economiche e sociali, presi da quel sano egoismo individuale e incapaci perfino di capire la importanza di certe scelte in materia di welfare o pensioni.
 
Meglio allora parlare di microcriminalità, diventare alla occorrenza esperti di diritti internazionali quando manca perfino contezza e coscienza dei nostri diritti sociali, preferibile far finta di nulla davanti agli sgravi fiscali dei premi di produttività pur sapendo che nel frattempo i nostri salari restano fermi e le pensioni di domani saranno insufficienti per una vita dignitosa.
 
Nei tre anni pandemici, la crescita del PIL italiano era leggermente più alta, erano gli anni in cui i tetti di spesa erano momentaneamente sospesi il che dovrebbe indurci a qualche riflessione scomoda come anche la diminuzione dei salari reali da 40 anni ad oggi. Nell'immediato futuro chi parla di una crisi debitoria in Europa per il sostegno economico accordato al Riarmo viene dipinto come un pericoloso pessimista da bandire, eppure i dati sotto i nostri occhi sono eloquenti.
 
Dovremmo solo comprendere due aspetti fondamentali: un paese nel quale i salari per crescere (un poco) hanno bisogno di continui tagli alle tasse sul lavoro, un paese nel quale i nuovi bisogni del welfare sono sostanzialmente negati, un paese in cui si aumentano le spese militari , costruirà una manovra di Bilancio sbagliata e non funzionale agli interessi delle classi popolari.
 
E per questo motivo, uno sciopero contro questa Legge di Bilancio sarebbe più che mai  necessario riguardando non solo il nostro presente ma anche l'immediato futuro . Forse lo capiremo troppo tardi quando vedremo attuate le politiche di questa legge di Bilancio ma del resto solo ora si capisce che l'innalzamento dell'età pensionabile era una scelta socialmente insostenibile. Abbiamo avuto bisogno di assegni previdenziali da fame e della crescita di infortuni e morti sul lavoro per capire che quelle scelte erano errate.

 

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