"Io senza vaccino Covid non ho diritto a un trapianto di polmone". Il caso di Gianni Tollardo arriva in Parlamento

"Io senza vaccino Covid non ho diritto a un trapianto di polmone". Il caso di Gianni Tollardo arriva in Parlamento

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Si può negare un trapianto perché il paziente, che ha sempre fatto gli altri vaccini, non intende sottoporsi al siero mRNA?
 
Un trapianto di polmoni che rappresenta il confine tra la vita e la morte certa.
 
Quindi, riformuliamo la domanda:
 
Si può in Italia provocare scientemente la morte di una persona perché non è vaccinata?
 
E chi nega l'accesso al trapianto perché definisce psichiaticamente paranoico il paziente, può essere accusato di omicidio volontario?
 
Quello che sta succedendo ha dell'incredibile. Il deputato Francesco Sapia ha depositato in merito un'interrogazione parlamentare.
 
«Io senza vaccino Covid non ho diritto a un trapianto di polmone»
 
A Gianni Tollardo, 56 anni, l’ospedale di Padova ha rifiutato il trapianto: «Ma io non sono un no vax». I vertici del reparto: il Covid colpisce i polmoni, senza vaccino a rischio la vita del paziente e il buon utilizzo dell’organo donato.
 
Così titola il Corriere del Veneto.
La notizia apre la pagina de La Verità.
 
Vediamo in sintesi i fatti.
 
Gianni Tollardo, 56 anni, di Lamon (Belluno), soffre di fibrosi interstiziale bronchiolocentrica dal 2015 e ha urgente bisogno di un trapianto di polmoni, negato però dall’Azienda ospedaliera di Padova perché ha rifiutato di vaccinarsi contro il Covid.
 «Non sono un no vax — racconta Tollardo a Byoblu - costretto alla terapia con ossigeno 24 ore su 24 — mi sono sempre immunizzato, anche contro l’influenza e lo pneumococco. Sono un donatore di sangue e, paradossalmente, pure di organi, quando sarà il momento. Ma l’anti-Covid è sperimentale e non so quali effetti collaterali potrebbe scatenare, magari aggravando le mie condizioni. Mi sono ammalato respirando per anni le polveri dei cantieri nei quali lavoravo, a Cassino, Milano, nel Veneto, nell’ambito dei lavori per costruire gallerie e passanti ferroviari. Ero un operatore macchine movimento terra».
 
«La mia vita è importante ma non alle loro condizioni»
 
Quando sono comparsi i primi sintomi, il bellunese si è rivolto all’Usl Dolomiti, che l’ha indirizzato all’ospedale di Treviso, dove è stato sottoposto ai primi accertamenti, quindi inviato a Padova. L’Azienda ospedaliera dispone infatti di un Centro trapianti del polmone, diretto dal professor Federico Rea, di livello internazionale. «Per sette anni sono stato seguito bene, non ho nulla di cui lamentarmi, stavo anche seguendo una terapia sperimentale — racconta Tollardo — ma a fine aprile, quando le mie condizioni hanno evidenziato la necessità del trapianto (sono danneggiati entrambi i polmoni, ndr), sono stato convocato dalla dottoressa Elisabetta Balestro, alla quale ero stato affidato. E lei mi ha detto che se non mi fossi vaccinato contro il Covid non mi avrebbero operato. A quel punto ho detto basta a tutte le terapie, sto a casa e non faccio più niente, non vado da nessun’altra parte, sono stanco, prima la finisco e meglio è. La mia vita è importante, ma non alle loro condizioni».
 
I vertici del reparto sono chiari: il Covid è una malattia che colpisce i polmoni, quindi eseguire un trapianto di polmone su un non vaccinato, «che ha cinque volte la possibilità di morire rispetto a un soggetto immunizzato, significa mettere a repentaglio la vita del paziente e il buon utilizzo dell’organo donato». Concetti messi nero su bianco, su richiesta di Tollardo, in un lettera che dice così: «In relazione all’ideazione paranoide del paziente sulla pandemia e sulle misure anti-Covid emersa durante il ricovero (anche caratterizzata da contenuti bizzarri come ad esempio inoculazione di microchip tramite il vaccino o teorie da cospirazione), il gruppo ritiene che tali aspetti psicologici possano influenzare negativamente il decorso peri e post trapianto».
 
«Oltre a rendersi evidente il comportamento non aderente alle raccomandazioni mediche che potrebbe verificarsi anche per prescrizioni mediche future essenziali (per esempio la terapia immunosoppressiva), si metterebbe a rischio in caso di trapianto la sopravvivenza del paziente stesso e dell’organo a causa di complicanze infettive altrimenti evitabili. Come è ben chiaro dalle raccomandazioni internazionali, il compito di un Centro trapianti è anche di garantire, per quanto possibile, la migliore sopravvivenza degli organi, grazie alle conoscenze mediche e chirurgiche oggi a disposizione, che si avvalgono quindi anche della prevenzione delle infezioni. Per tutte le succitate motivazioni — chiude la comunicazione ufficiale — l’équipe trapianto ha ritenuto il signor Tollardo un soggetto non idoneo al programma trapianto di polmone nel Centro di Padova». E se le polemiche che stanno nascendo, soprattutto in area no vax, portassero l’ospedale di Padova a cambiare idea? «Il professor Rea in effetti mi ha telefonato per scusarsi — rivela Tollardo — ma non me ne faccio niente delle scuse. Non torno indietro e non voglio più essere preso in giro. Basta».
 
Il deputato di Alternativa in commissione sanità Francesco Sapia ha appena depositato un'interrogazione parlamentare in merito, evidenziando che:
 
1) il diritto alla salute è costituzionalmente riconosciuto ad ogni cittadino italiano.
2) non c'è scritto da nessuna parte che un non vaccinato non possa essere sottoposto a trapianto.
3) Tollaro ha seguito tutte le terapie che gli sono state prescritte - anche molto pesanti -, ha rifiutato di vaccinarsi in quanto preoccupato del suo stato di salute - debilitato - anche a causa dei fsrmaci che ha dovuto prendere. Stiamo sfiorando l'accanimento terapeutico.
4) Non ha senso vaccinare chi è immunodepresso a causa di queste terapie.
5) il tempo passa e Tollaro è sempre costretto a restare attaccato alle bombole di ossigeno.

Agata Iacono

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Sociologa e antropologa

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