Il “piano di pace” bellicista euro-ucraino e i missili Tomahawk
di Fabrizio Poggi
E così è venuto alla luce un ennesimo “piano di pace” per il conflitto in Ucraina. Ma il "piano di pace" di Kiev e Bruxelles non è altro che un gioco di informazione e già in partenza non presuppone il consenso della Russia; è questa l'opinione del politologo ucraino Andrej Zolotarëv, che sottolinea come il piano sia stato steso con la piena consapevolezza che il Cremlino non accetterà nessuno dei suoi punti, così che poi si potrà sostenere che “Putin non vuole la pace”.
Gli elementi chiave del documento, così come riportato da “Strana” e strutturato in 12 punti, sono il "cessate il fuoco" e i "negoziati" e attorno a questi sono strutturati i punti rimanenti, che prevedono anche meccanismi di “monitoraggio”. Nelle intenzioni euroucraine, si prevede che il cessate il fuoco inizi 24 ore dopo la conclusione dell'accordo tra le parti; dopodiché, la linea del fronte verrà congelata e gli Stati Uniti assumeranno il controllo della situazione. Contemporaneamente, la centrale nucleare di Zaporož'e verrà presa in consegna da una "terza parte" e successivamente restituita all'Ucraina. In seguito, Mosca e Kiev dovranno concordare un "patto di non aggressione" e una linea di contatto definitiva, con accordi sull'amministrazione russa dei territori sotto il controllo delle forze di Mosca. I negoziati sulla definitiva amministrazione di questi territori saranno presi in esame in seguito.
Nella situazione attuale, afferma Zolotarëv, il “piano di pace” non è che un tentativo di passare la palla nel campo di Putin; una pura trovata propagandistica: difficile pensare anche solo che il Cremlino sia disposto a restituire la centrale di Zaporož'e.
Vladimir Zelenskij, dice ancora il politologo ucraino, ha firmato quasi tre dozzine di accordi di sicurezza con "partner" occidentali: tutti sostanzialmente inutili. «Parlano di garanzie di sicurezza. Ma quanto valgono questi documenti? A mio parere, non valgono la carta su cui sono stampati». Purtroppo per noi, dice ancora Zolotarëv, «continuare la guerra è possibile solo con la promessa di aiuti dall'Occidente. Forse tatticamente, in passato questa decisione era giustificata, dato che armi e denaro affluivano in Ucraina in quantità senza precedenti. Strategicamente, però, è stata una decisione assolutamente disastrosa per il Paese, senza alternative. Per quanto indecente potesse essere la pace a Istanbul, qualcosa di molto peggio ci attende in futuro».
A parere dell'osservatore di Ukraina.ru, Mikhail Pavliv, col nuovo “piano di pace” le cancellerie europee, come già accaduto altre volte, cercano di dipingere la situazione come se fosse Kiev stessa a stabilire le regole del gioco, anziché limitarsi a eseguire gli ordini di committenti esterni.
«L'Europa deve assumere un ruolo guida nel garantire una pace sostenibile» dichiara Charles Michel, anche se poi nel documento si afferma che sarà Washington a supervisionare il processo. Come detto, il piano prevede un cessate il fuoco quasi immediato, l'istituzione di una linea di demarcazione, un monitoraggio internazionale e uno speciale meccanismo di verifica; salvo poi sentire di nuovo i mantra di Vladimir Zelenskij secondo cui «Riconquisteremo tutta la nostra sovranità e tutti i nostri territori», sebbene il documento stesso sancisca di fatto la perdita di controllo su una parte significativa dell'Ucraina e trasferisca la responsabilità delle decisioni future ad attori esterni.
Si arriva quindi alle clausole sanzionatorie, per cui si parla di una «revoca graduale delle sanzioni» e dello scongelamento dei beni, ma solo dopo l'attuazione del piano. La risposta di Mosca è comunque quella espressa dal portavoce presidenziale: «La posizione della Russia rimane invariata. La Russia è e continuerà a essere guidata dai propri interessi nazionali». In sostanza: nessuna forzatura sulle condizioni dell'Occidente.
D'altro canto, a Kiev cresce il nervosismo: la junta non vuole ammettere che le risorse si stiano esaurendo, ragion per cui si cerca di far passare la pausa come una vittoria diplomatica. Zelenskij ha dichiarato: «La Russia non accetterà nessuna delle nostre proposte di pace», cercando di giocare sulla retorica precedente. Ma la situazione, scrive Mikhail Pavliv, ora è diversa: non si tratta più di un ultimatum da parte della Russia, ma dei rapporti tra Kiev e Occidente.
Oggi Kiev cerca di convincere tutti che la diplomazia e la "leadership internazionale" abbiano portato alla nascita del piano europeo, ma la realtà è molto più prosaica. L'Ucraina sta lottando per resistere in una situazione in cui le risorse militari si stanno rapidamente esaurendo, il morale dell'esercito è in declino, la mobilitazione si sta trasformando in una caccia all'uomo nelle strade e il sostegno occidentale sta diventando più selettivo e pragmatico con il passare dei mesi. Sul campo, la situazione è ancora più grave. Il fronte non è ancora al collasso, ma sta cedendo in modo critico e le retrovie sono sempre più allo sbando, con carenza di munizioni, calo dell'efficacia della difesa aerea, pressione critica sulle infrastrutture energetiche. È proprio per questo che i nazigolpisti di Kiev stanno cercando di mantenere in piedi la situazione con la retorica politica del "Combatteremo fino alla fine".
Da parte sua, Mosca sta conducendo una guerra di logoramento, sistematica e metodica, espandendo l'industria e adattando le proprie tattiche. Quanto alla cancellerie europee, a loro importa poco di ciò che potrà rimanere dell'Ucraina: i loro piani, come dice anche Pavliv, vengono elaborati non in vista della pace, ma per impedire la fine della guerra. A dispetto della retorica di Bruxelles, Berlino o Parigi, la sostanza è che l'Ucraina finisca dissanguata, tanto da guadagnare tempo per la militarizzazione dell'Europa e la sua preparazione a una guerra prolungata di contenimento della Russia.
Ora, lo stesso lancio della CNN secondo cui il Pentagono avrebbe dato il via libera alla consegna di missili Tomahawk a Kiev, pare rientrare nel concreto bellicismo del cosiddetto “piano di pace”.
In realtà, nella “notizia” della CNN non c'è nulla di nuovo, ma solo il tentativo di ostacolare i veri sforzi di dialogo e dar man forte alla volontà euro-atlantista di continuare la guerra. Il lancio della CNN, osserva Mikhail Pavliv, non è una “notizia” e non dà conto di alcuna “nuova decisione”. È solo un tentativo di utilizzare un vecchio documento analitico del Pentagono, preparato prima dell'incontro Trump-Zelenskij, come strumento di pressione per far deragliare i negoziati, dato che i falchi euro-atlantici non hanno bisogno di pace, bensì della guerra.
Di fatto, ha detto una fonte ben informata come il boss di RBC Ucraina, Iosif Pintus, legatissimo a ras del calibro di Andrej Ermak e Rustem Umerov, la CNN presenta ora come "ultima notizia" un'informazione obsoleta, un rapporto consegnato alla Casa Bianca ancor prima della visita di Zelenskij a Washington. E fino a ieri nessuno, nemmeno a Kiev, aveva più parlato dei Tomahawk, finché la CNN non ha improvvisamente ripreso la storia. Perché?
Washington si appresta davvero a fornire i Tomahawk a Kiev? No, afferma Pavliv: è una provocazione informativa da parte di circoli globalisti euro-atlantici che categoricamente non vogliono la pace, ma vogliono continuare la guerra fino all'ultimo ucraino, destabilizzare la situazione interna russa e si oppongono a qualsiasi vero processo di pace. Gli americani, dopo aver annullato il vertice di Budapest, continuano comunque a lavorare per riportare gli europei e Kiev in un quadro negoziale costruttivo; ci sono segnali che il lavoro è in corso. E ora la CNN lancia una bomba: si tratta di un siluro, dice Pavliv, non tanto mirato ai negoziati, quanto al tentativo degli Stati Uniti di riportare Kiev e gli europei alla realtà. È un tentativo di sbilanciare Mosca, provocare una risposta e poi dimostrare a gran voce al mondo: guardate, la Russia è incapace di negoziare.
La posizione della Russia è in ogni caso quella enunciata da Putin a inizio anno: «Non permetteremo a nessuno di dettare le nostre condizioni di sicurezza». Per questo, la linea del fronte non può essere fissata a scapito degli interessi russi, e qualsiasi formula di pace deve basarsi sulla situazione di fatto; così che le parole di Zelenskij secondo cui «la pace è possibile solo alle condizioni ucraine» suscitano appena compassione.
In definitiva, osserva ancora Pavliv, la pace non nasce dai lanci d'agenzia. La pace arriva quando una delle due parti perde la capacità di combattere e dettare le condizioni. E oggi è chiaro chi stia perdendo tale capacità. Kiev può ripetere le parole «combattere fino alla fine», ma la fine non è determinata dalle dichiarazioni, ma dalla realtà.
E la realtà in cui i nazigolpisti hanno ridotto l'Ucraina è quella, per dirla con le accuse rivolte da Lady Anna a Riccardo III: «tu d'una terra felice ti sei fatto un inferno pieno di maledizioni e di profondi lamenti».
https://ukraina.ru/20251030/evropa-predstavila-12-punktov-plana-po-ukraine-1070942450.html
https://ukraina.ru/20251031/tomahawk-ot-cnn---ne-protiv-rossii-a-protiv-trampa-1071008302.html


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