I cento anni di Henry Kissinger: una storia nella storia

I cento anni di Henry Kissinger: una storia nella storia

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di Paolo Arigotti

«Ciò che mi interessa è quello che si può fare con il potere.» Così si esprimeva Henry Kissinger nel corso di un’intervista del 1972 concessa alla giornalista italiana Oriana Fallaci[1]. E, come vedremo, non era tanto per dire. Per la cronaca, nonostante diverse frizioni tra i due, nel 2006, dopo la morte della giornalista, Kissinger la ricorderà con nostalgia in occasione di un’intervista al Tg1[2].

27 maggio 2023. Henry Kissinger, nome originale Heinz Alfred Kissinger, politico e diplomatico statunitense compie cento anni. Le generalità tradiscono le radici tedesche: il futuro statista nacque a Furth, città della Baviera settentrionale, il 27 maggio di un lontanissimo 1923[3]. Si era in piena repubblica di Weimar e mancavano circa dieci anni alla presa del potere da parte di Adolf Hitler. Nel 1938, a causa dell’intensificarsi delle persecuzioni razziali, la famiglia Kissinger, di origine ebraica, decise di lasciare il paese; visto col senno di poi, si trattò con ogni probabilità di una scelta saggia. La prima destinazione fu Londra, per poi trasferirsi a New York, dove la famiglia Kissinger visse in condizioni molto modeste. Il giovane Heinz, che americanizzò il nome in Henry, studiò con ottimi risultati presso la High School George Washington; per mantenersi agli studi e poter aiutare la famiglia svolse diversi lavori, tra i quali operaio e impiegato presso le poste.

Si iscrisse all’Università, ma con l’ingresso degli Stati Uniti nella Seconda guerra mondiale decise di arruolarsi nell’esercito, assieme al fratello Walter: grazie a questo poté finalmente conseguire la cittadinanza americana. La conoscenza della lingua tedesca lo agevolò, consentendogli di lavorare come traduttore e interprete; nelle fasi finali del conflitto collaborò alla riorganizzazione della città di Krefeld, che riuscì a rimettere in sesto in breve tempo, palesando indubbie qualità organizzative. Gli ottimi risultati gli garantirono la promozione al grado di sergente e l’assegnazione di una docenza presso una scuola militare, dove insegnò agli ufficiali le tecniche per individuare gli ex nazisti datisi alla macchia.

Nel 1947 tornò negli States per riprendere gli studi interrotti: entrò ad Harvard, dove si laureò a pieni voti nel 1950. Dopo il dottorato di ricerca, con una tesi sulla restaurazione post-napoleonica, rifiutò una cattedra all’Università di Chicago, per continuare a lavorare come “precario” ad Harvard. La sua costanza, infine, venne premiata: nel 1959 divenne associato e tre anni più tardi ordinario presso il Department of Government e nel Center for International Affairs del prestigioso ateneo, svolgendo oltretutto attività di consulenza presso molti degli organismi federali “che contano” (National Security Council, Council on Foreign Relations, RAND Corporation, Arms Control and Disarmament Agency, Department of State).

Da sempre repubblicano di ferro, sposato due volte, con due figli (David ed Elisabeth), Kissinger dovette l’inizio della brillante carriera politica al miliardario Nelson Rockefeller, che conobbe in occasione di un seminario del 1955: fu lui ad offrire al giovane ricercatore l’incarico di direttore degli studi speciali presso la Fondazione di famiglia. Grazie a questa fondamentale entratura, Kissinger iniziò le sue attività di collaborazione con varie Amministrazioni presidenziali, mai interrotte nonostante il mutare del colore politico: Eisenhower, Kennedy e Johnson si avvalsero dei suoi servigi.

Nel 1958 pubblicò il primo libro, Nuclear Weapons and Foreign Policy (Armi nucleari e politica estera), che divenne subito un best seller, facendo di Kissinger il punto di riferimento per analisti e politici; tra le tesi sostenute nel libro, ritroviamo quella del ricorso a bombe atomiche tattiche per la risoluzione delle crisi locali, che sembra in qualche modo richiamare certe recenti prese di posizione della dirigenza russa[4]. Convinto sostenitore del nucleare, fu ascoltato in questo da JFK, che triplicò i fondi destinati a tali armamenti; si narra che nell’ultima fase della presidenza Kennedy tra i due fosse, però, calato il gelo. L’assassinio del presidente nel 1963 non interruppe la collaborazione di Kissinger con la Casa Bianca, che proseguì col successore (ed ex vice), Lyndon Johnson: fu lui a mandarlo in Vietnam per accertare la situazione, viaggio che non impedì lo scoppio del conflitto, nonostante le avvisaglie in tal senso fornite dallo stesso Kissinger.

Nel 1968 si prospettava la nuova campagna elettorale, dopo la decisione di Johnson di non ripresentarsi per un nuovo mandato; in quell’anno fatidico si consumarono due tra i più discussi omicidi della storia recente americana: ad aprile, a Memphis, venne ucciso Martin Luther King, mentre a giugno toccò a Robert Kennedy, candidato in pectore alla presidenza per i democratici. Tra coloro che concorsero alla nomination per i repubblicani, troviamo Nelson Rockfeller, che venne però sconfitto da Richard Nixon (già vicepresidente con Eisenhower), che ottenne la candidatura, divenendo a novembre il 37^ inquilino della Casa Bianca: tra le sue promesse elettorali, c’erano il ripristino dell’ordine interno, scosso da manifestazioni di vario genere e, soprattutto, la fine della guerra in Vietnam. Nixon chiamò Kissinger a ricoprire il ruolo di consigliere per la sicurezza nazionale. Nonostante, come disse lo stesso Kissinger alla Fallaci nel 1972, non fossero mancati diversi contrasti tra i due – Kissinger aveva osteggiato Nixon nelle precedenti consultazioni elettorali - tra il neopresidente e il suo consigliere scoppiò un vero e proprio idillio.

I due concordavano sul fatto che la dottrina Truman fondata sul contenimento del comunismo e sulla logica dello scontro totale, come dimostrato dal Vietnam, non funzionasse più: occorreva cercare nuove strade, ispirate alla logica di un nuovo equilibrio, basato sul negoziato e su conflittualità limitate, che salvaguardassero pur sempre le esigenze dell’apparato produttivo e bellico americano. Fu così che vide la luce una nuova linea politica – chiamata talvolta dottrina Kissinger – che vedrà quest’ultimo protagonista di un’intensa attività diplomatica, accompagnata dai numerosi viaggi all’estero. L’obiettivo finale era quello di garantire una convivenza per lo più pacifica, che scongiurasse il pericolo maggiore: una guerra nucleare tra i due blocchi. Il nuovo corso sfocerà in alcuni importantissimi accordi, come quelli di Helsinki del 1975, che videro allo stesso tavolo i rappresentanti dei due grandi blocchi, con importanti intese (non vincolanti) su cooperazione, sicurezza e diritti umani.

In diversi dei suoi scritti, lo storico Danilo Campanella ascrive proprio a Kissinger la virata verso una linea più realista in politica estera, che maturò per l’appunto negli anni Settanta[5]. Il suo approccio alle relazioni internazionali, come si legge anche in alcuni scritti kissingeriani, richiamerebbe quello della Pace di Westfalia (1648), che ponendo fine alla Guerra dei Trent’anni, garantì una pace fondata sulla non interferenza negli affari interni e sull’equilibrio dei poteri; senza voler entrare in polemica con nessuno, come vedremo più avanti, sarà lo stesso Kissinger a non mostrarsi del tutto in linea con tali principi, come dimostra, ad esempio, il caso di diversi paesi dell’America Latina. Gli stessi concetti sono stati ripresi in due famosi saggi dello statista: Diplomacy (1994) e World Order (2014), entrambi pubblicati molti anni dopo la fine della sua avventura politica (ufficiale).

Il primo vero banco di prova per il nuovo corso sarebbe stato la risoluzione del conflitto in Vietnam, che, come abbiamo visto, Nixon aveva promesso di chiudere in via definitiva. In quegli anni venne coniata una nuova espressione nel lessico della geopolitica: “vietnimizzazione” della guerra, intesa come soluzione negoziata, che consentisse agli americani di uscire onorevolmente (in realtà sconfitti) dal conflitto in corso, attraverso una proposta politica di più ampio respiro, che coinvolgesse anche URSS e Cina popolare. Le trattative iniziarono nel 1968 e culminarono con l’accordo di Parigi sul cessate il fuoco del 1973; lo stesso anno Kissinger ricevette per questo il premio Nobel per la pace[6], nonostante lui stesso avesse fatto bombardare il Vietnam nel 1972 (e la Cambogia tra il ’69 e il ’73[7] [8]). Il premio fu assegnato anche al politico e diplomatico vietnamita Le Duc Tho, che però lo rifiutò per via del protrarsi della guerra, ufficialmente conclusa solo due anni più tardi.

Divenuto Segretario di Stato nel 1973, Kissinger fu molto attivo anche nel processo di distensione con l'Unione Sovietica, con la quale negoziò il trattato SALT e l'Anti-Ballistic Missile Treaty. L’altro grande capolavoro diplomatico ascritto a Kissinger fu la normalizzazione dei rapporti con la Cina comunista: nel 1971 si recò per due volte in segreto a Pechino, per preparare il viaggio di Nixon del 1972, che preluse all’ufficializzazione delle relazioni tra le due nazioni.

Se da un lato Kissinger si adoperava per una pacifica convivenza tra i due blocchi, negli stessi anni sostenne il rovesciamento del presidente cileno Salvador Allende, processo culminato nel golpe del generale Augusto Pinochet dell’11 settembre 1973, che diede vita a uno dei più feroci regimi dittatoriali dell’America Latina. Kissinger si è sempre dichiarato estraneo ai fatti, ma il suo coinvolgimento è sempre stato adombrato da diverse inchieste: nel 2001 il giudice argentino Rodolfo Corral lo chiamò a deporre circa una presunta complicità nell'"Operazione Condor"[9], il progetto politico volto a contrastare l’aumento dell’influenza politica socio comunista nei paesi latinoamericani, pure col ricorso a omicidi e colpi di stato[10].

Nel corso sempre del 1973, Kissinger funse da mediatore nel conflitto arabo israeliano del Kippur, che avrebbe aperto la strada al riavvicinamento tra USA ed Egitto e al successivo accordo di Camp David tra lo stato arabo e Israele (1978).

Lo scandalo Watergate che travolse Nixon, spingendolo alle dimissioni (9 agosto 1974), non coinvolse Kissinger, che rimase al suo posto con Gerald Ford. Commentando più tardi i fatti, Kissinger ebbe a dire che il presidente "sarebbe stato giudicato meglio dalla storia che dai suoi contemporanei".

Sotto la presidenza Ford, a fronte della dissoluzione dell’impero coloniale portoghese, favorita dalla fine del regime autoritario a Lisbona, Kissinger appoggiò le forze anticomuniste in Angola e Mozambico (1974); negli stessi anni, promosse la fine del regime razzista bianco in Rhodesia, con la nascita dell’odierno Zimbabwe[11].

Con la fine della presidenza Ford e l’arrivo alla Casa Bianca del democratico Jimmy Carter (1977), Kissinger cessò da tutti gli incarichi politici: da questo momento in poi non avrebbe mai più rivestito alcun ruolo ufficiale. Il che non significa che non avrebbe più avuto alcuna influenza politica. Non solo conservò gli incarichi di docenza e continuò ad essere un importante opinionista, ma seguitò a far parte di organismi di assoluto rilievo, come la Trilateral Commission, fondando anche una società di consulenza, la Kissinger Associates (1989). Pare che fu grazie a lui, grande appassionato di questo sport, che nel 1994 i campionati mondiali di calcio furono assegnati agli Stati Uniti[12]. Molte polemiche destò, invece, la decisione dell’allora presidente George W. Bush di nominare Kissinger tra i membri della commissione d’inchiesta sui fatti dell’11 settembre: lo stesso ex segretario di stato mise fine alla querelle, dimettendosi dall’incarico[13].

Un cenno all’Unione Europea, riguardo la quale Kissinger si è sempre mostrato molto scettico, specie sulla sua capacità di esercitare un ruolo attivo nel panorama internazionale[14]: visto quanto avvenuto in occasione di diverse crisi (pensiamo alla ex Iugoslavia), non esclusa quella attuale, sarebbe difficile dargli torto.

Di Kissinger si è detto e scritto tanto, e si scriverà ancora. Tra le tante, si è detto che il suo potere decisionale contasse molto di più dei presidenti che, in teoria, doveva servire[15]. Un potere che gli è valso molti dei soprannomi dati da amici e avversari, come "il Cardinal Richelieu, diplomatico principe del XX secolo" o "criminale di guerra[16]". Se come scriveva Machiavelli “per difendere i principi devi restar vivo, se no a che vale?", potremmo dire che nessuno come Kissinger abbia incarnato alla lettera questa massima.

Kissinger è in qualche modo tornato alla ribalta per via di diverse (e differenti) prese di posizione riferite al conflitto in corso. Da poco ha parlato con favore di un ingresso dell’Ucraina nel Patto Atlantico[17], asserendo di essere "nella posizione ironica di essere stato da solo quando mi sono opposto all'adesione, e mi ritrovo quasi da solo quando sostengo l'adesione alla NATO"[18]; tutto questo senza però dimenticare, che è stato lui stesso a sostenere in più occasioni che la responsabilità della guerra non può essere ascritta solo alla Russia, con una chiara allusione all’espansione della Nato verso est[19]. Kissinger ha anche parlato dell’importanza di resistere all’azione di forza di Mosca e di evitare qualunque escalation verso un conflitto nucleare[20]. Per restare ai commenti dello statista, Kissinger ha detto che “Per la Russia, la perdita di Sebastopoli, che nella storia non è sempre stata ucraina, sarebbe un tale crollo che la coesione dello Stato sarebbe in pericolo. E penso che non sia auspicabile per il mondo dopo l'Ucraina"[21]. Da ultimo, in una recentissima intervista al Wall Street Journal[22], lo stesso Kissinger che aveva definito in un primo momento un errore l’idea stessa di far entrare l’Ucraina nella NATO[23], ha giustificato la nuova presa di posizione col fatto che le vicende belliche hanno cambiato la situazione iniziale e, pertanto, ora come ora, previo riconoscimento alla parte russa di alcune conquiste maturate sul campo (Crimea e parte del Donbass), la prospettiva di un ingresso di Kiev nella Nato non sarebbe affatto da escludere[24] [25] [26]. Per la cronaca questa posizione non è condivisa dal saggista Jeffrey Sachs[27], il quale, oltre a rimarcare le responsabilità occidentali nello scatenamento della guerra (che lo stesso Kissinger non sembra escludere), paventa i rischi derivanti dall’adesione dell’Ucraina nel Patto Atlantico[28].  

Questo approccio denota chiaramente come le posizioni di Kissinger non siano tanto il frutto di un’ideologia di fondo, ma restino agganciate all’analisi concreta e realistica dei fatti. Non a caso, tra i maggiori rimproveri mossigli dai critici, c’è proprio quello di aver adottato in politica estera una linea spregiudicata, che ha dato vita a pesanti interferenze e al sostegno a regimi criminali: abbiamo già parlato del Cile, al quale è stato dedicato un episodio del podcast Storie di geopolitica[29] e un video di Nova Lectio[30], ma potremmo dire lo stesso per l’Argentina del 1976. Una ricca mole di documenti e incartamenti, che offrono interessanti spunti di approfondimento, è stato recentemente pubblicata dal National Security Archive [31] [32], un istituto di ricerca e archiviazione non governativo, senza scopo di lucro, che ha sede nel campus della George Washington University, Washington, DC. Rinviando alla lettura del corposo dossier, ci limitiamo a dirvi che si parla di Cile, America Latina, diritti umani, Sud est asiatico, Cuba.

Basterebbe, forse, quanto detto per intuire il peso del personaggio, e per comprendere quanto la sua storia personale si intrecci con buona parte dei fatti politici internazionali più rilevanti della seconda metà del XX secolo. In un certo senso, ripercorrerla significa ripercorrere molti di questi eventi che, tra luci e ombre, si allungano pure sul nostro paese. Sappiamo bene che l’Italia è un satellite (o un protettorato, dipende dalle opinioni) degli Stati Uniti dal 1945, per cui esistono molti capitoli oscuri sui quali l’ombra di Kissinger si potrebbe essere allungata.

Pensiamo ai rapporti con lo statista italiano Aldo Moro: esiste una testimonianza della moglie Eleonora che si diceva terrorizzata per le minacce rivolte al marito da Kissinger, in occasione di un incontro del 1974; l’argomento all’ordine del giorno sarebbe stato l’eventuale ingresso dei comunisti al governo[33]. È risaputa invece, l’amicizia personale che lo legava a Gianni Agnelli, che lui definì un “vero atlantista”[34], attestati di stima furono rivolti al presidente Saragat e al Papa Paolo VI. Esiste una sua frase del repertorio di Kissinger che a nostro parere è attualissima: “La politica italiana – che più di ogni altra cosa ci interessava – esulava dai limiti di un dibattito formale. D’altra parte, gli italiani sembravano considerare i problemi della politica internazionale del tutto secondari rispetto a quelli della politica interna, poiché a livello internazionale l’Italia aveva scarse possibilità di far sentire la sua influenza. Non fu un caso che la discussione si facesse tanto più banale, quanto più il cerchio dei partecipanti si allargava”[35].

Tracciando un profilo del primo secolo di vita dello statista, Giorgio Ferrari scrive per l’Avvenire[36] che “Cento anni. Di solitudine. E un groviglio di ricordi, di responsabilità, di successi diplomatici, di colpe storiche, di antri bui della coscienza nei quali lui solo può navigare, perché lui solo sa - come amano dire gli americani - “dove sono sepolti i cadaveri”. Del resto, come ricorda lo storico britannico Niall Ferguson[37]: “Nessuno statista americano è stato venerato o insultato come Henry Kissinger”, e nessun presidente, da Kennedy a Obama, ha mancato di chiedergli qualche consiglio.

Al proposito di consigli, che chiaramente non è detto che poi vengano ascoltati da chi ha in mano le leve del potere, ricordiamo quelli dispensati da Kissinger lo scorso anno, in occasione del World Economic Forum[38]. Primo, la guerra in Ucraina non deve diventare una guerra alla Russia, non rischiamo di scivolare in uno scontro diretto trascinati dagli eventi e dai nostri troppo audaci proclami. Secondo, Mosca non va isolata ma reintegrata in un futuro sistema europeo per non regalarla a Pechino. Terzo, dobbiamo trovare un’intesa con la Cina, senza fare di Taiwan la questione principale fra di noi, altrimenti sarà guerra e devastazione per l’umanità. Emergeva ancora una volta l’impostazione, come tutte le successive correzioni del caso, fondata sulla realpolitik, che gli attirò come sempre molte critiche, come quelle dell’analista geopolitico George Friedman.

Per quanto a questo punto possa suonare strano, Kissinger non è portatore del pensiero unico o prevalente negli ambienti che contano, il che non toglie – come le molte ombre che si allungano sui suoi trascorsi – che egli possa avere talvolta ragione. Scriveva Federico Petroni[39] che: “La lezione di Kissinger è che nonostante tutto occorre provarci. Per non abbandonarsi al nichilismo. E non scivolare in una guerra totale”. E non dimentichiamo mai che anche un orologio rotto segna l’ora giusta due volte al giorno.

FONTI

www.corriere.it/esteri/23_maggio_26/kissinger-oriana-fallaci-intervista-c427e4f6-fb25-11ed-876d-083a9cec1423.shtml

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altreconomia.it/il-secolo-insanguinato-di-henry-kissinger-the-intercept-fa-luce-sui-crimini-in-cambogia/

www.remocontro.it/2023/05/28/mediatore-internazionale-cinico-ma-esperto-anche-centenario-cercasi/

www.telegraph.co.uk/news/worldnews/northamerica/usa/7579042/Henry-Kissinger-cancelled-warning-against-political-assassinations.html

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[1] www.corriere.it/esteri/23_maggio_26/kissinger-oriana-fallaci-intervista-c427e4f6-fb25-11ed-876d-083a9cec1423.shtml

[2] www.corriere.it/Primo_Piano/Spettacoli/2006/09_Settembre/26/cavall1.html

[3] www.remocontro.it/2023/05/28/mediatore-internazionale-cinico-ma-esperto-anche-centenario-cercasi/

[4] www.ilpost.it/2023/03/26/putin-armi-nucleari-tattiche-bielorussia/

[5] Danilo Campanella, Aldo Moro, politica, filosofia, pensiero; Danilo Campanella, la filosofia politica di Aldo Moro come spinta riformatrice per l'unità europea, su istitutospiov.it, Istituto di Studi Politici

[6] pochestorie.corriere.it/2016/08/12/henry-kissinger-un-nobel-senza-pace/

[7] altreconomia.it/il-secolo-insanguinato-di-henry-kissinger-the-intercept-fa-luce-sui-crimini-in-cambogia/

[8] Video Nova Lectio: www.youtube.com/watch?v=JBbAo2z9-UI

[9] www.telegraph.co.uk/news/worldnews/northamerica/usa/7579042/Henry-Kissinger-cancelled-warning-against-political-assassinations.html

[10] Video Dentro la storia: www.youtube.com/watch?v=updbl2SwmBQ

[11] Video Nova Lectio: www.youtube.com/watch?v=fqw4R1wKziA

[12] www.ilgiornale.it/news/storia/regia-kissinger-portare-i-mondiali-negli-usa-2091835.html

[13] www.treccani.it/enciclopedia/henry-alfred-kissinger

[14] www.affarinternazionali.it/100-anni-henry-kissinger-quale-eredita/

[15] www.repubblica.it/cultura/2023/05/25/news/henry_kissinger_cento_anni_compleanno-401747310/

[16] www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=44191

[17] www.economist.com/kissinger-highlights

[18] www.themilaner.it/2023/05/27/kissingere-stato-un-errore-offrire-allucraina-ladesione-alla-nato/

[19] ilmanifesto.it/kissinger-non-e-solo-colpa-della-russia

[20] www.corriere.it/esteri/22_ottobre_01/henry-kissinger-russia-nucleare-236df836-40fc-11ed-8b65-55aa2f703574.shtml

[21] www.repubblica.it/esteri/2022/06/28/news/kissinger_su_guerra_ucraina_russia_trattare_con_putin-355745140/

[22] www.wsj.com/articles/henry-kissinger-turns-100-years-old-america-statesman-secretary-of-state-9a27e6fb

[23] www.lindipendente.online/2022/07/04/kissinger-da-una-nuova-lezione-di-realismo-politico-sulla-crisi-ucraina/

[24] www.geopolitica.info/kissinger-formiche-ucraina/

[25] formiche.net/2023/05/gigante-analisi-rapido-correggersi-kissinger-parsi/

[26] www.limesonline.com/i-100-anni-di-kissinger-la-stranissima-coppia-con-putin/132332

[27] www.jeffsachs.org/newspaper-articles/wgtgma5kj69pbpndjr4wf6aayhrszm

[28] www.lantidiplomatico.it/dettnews-kissinger_pone_fine_alla_favoletta_dellinvasione_non_provocata/45289_49794/

[29] open.spotify.com/episode/5t4oA2vmBmq8p6vIXO1HnD

[30] www.youtube.com/watch?v=MMLWhFfsuHE

[31] nsarchive.gwu.edu/

[32] nsarchive.gwu.edu/briefing-book/cold-war-henry-kissinger/2023-05-25/henry-kissingers-documented-legacy

[33] www.iltabloid.it/2021/05/13/marazzita-eleonora-moro-era-terrorizzata-per-la-sorte-del-marito-dopo-le-minacce-di-kissinger.html

[34] www.lastampa.it/esteri/2023/01/25/news/henry_kissinger_il_mio_amico_gianni_era_atlantista_ma_credeva_nel_dialogo_con_la_russia-12602785/

[35] it.insideover.com/politica/un-secolo-di-henry-kissinger-il-grande-vecchio-della-politica-estera.html

[36] www.avvenire.it/mondo/pagine/kissi

[37] it.insideover.com/politica/un-secolo-di-henry-kissinger-il-grande-vecchio-della-politica-estera.html

[38] www.limesonline.com/cartaceo/la-lezione-di-kissinger

[39] www.limesonline.com/cartaceo/la-lezione-di-kissinger

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