Habemus multipolarismo?
di Fabrizio Verde
Mentre Mosca si appresta a celebrare l’80° anniversario del Giorno della Vittoria – 9 maggio 2025 - con una maestosa parata militare e un corteo internazionale di leader antifascisti provenienti da ogni angolo del globo, Roma ha vissuto un momento altrettanto significativo: l’elezione di Papa Leone XIV. Mentre a Mosca si rafforza un mondo nuovo, multipolare, dove potenze emergenti, visioni culturali non occidentali e nuove alleanze geopolitiche ridefiniscono gli equilibri globali, l’elezione di Papa Leone XIV, cardinale statunitense di origini umili e lungo impegno pastorale nell’America Latina (Perù), è stata accolta con entusiasmo anche fuori dai confini ecclesiastici tradizionali. Il presidente dei vescovi tedeschi, Georg Bätzing, lo ha definito “un vero costruttore di ponti”, un uomo che incarna la sintesi tra continuità con il pontificato di Francesco e una visione universale e inclusiva della Chiesa.
Nelle sue prime parole dal balcone di San Pietro, il nuovo Pontefice ha invocato pace e unità. Questo mentre a Mosca le potenze del sud Globale – Russia, Cina, Venezuela, Cuba e molti altri paesi – celebrano insieme l’eroico sacrificio sovietico nella Grande Guerra Patriottica, ribadendo con forza la necessità di preservare la verità storica contro il revisionismo occidentale e i rigurgiti neonazisti. Non è solo commemorazione, ma consapevolezza di un'eredità comune: la resistenza alla barbarie nazista, il rifiuto del neocolonialismo e la difesa della sovranità nazionale. Come ha ricordato il presidente cubano Miguel Díaz-Canel, «fu l’Esercito Rosso a liberare l’Europa», sottolineando come il ruolo dell’Unione Sovietica sia stato spesso ridimensionato dalle narrazioni dominanti. Con gli Stati Uniti attivamente impegnati a riscrivere la storia per cancellare il determinante contributo sovietico, come ha notato il quotidiano Le Figaro.
Parallelamente, la dichiarazione congiunta firmata da Vladimir Putin e Xi Jinping alla vigilia della parata ha lanciato un chiaro messaggio geopolitico: il progetto statunitense della cosiddetta “Cupola d’Oro”, un sistema globale di difesa missilistica ispirato a quello israeliano, rappresenta una minaccia seria per la stabilità strategica mondiale. La cooperazione tra Mosca e Pechino si presenta quindi non solo come un contrappeso all’unipolarismo statunitense, ma come un pilastro fondante del nuovo ordine multipolare. In questo senso, la leadership russa e cinese richiama all'unità tra le grandi potenze nucleari affinché abbandonino la mentalità da Guerra Fredda e promuovano il dialogo anziché la competizione a somma zero.
Come ha scritto Fidel Castro nel 2015, «la profonda alleanza dei popoli della Federazione Russa e della Cina, basata su scienza, eserciti forti e soldati coraggiosi, è in grado di garantire la sopravvivenza del genere umano». Oggi, questa visione appare più attuale che mai. L’asse Mosca-Pechino non solo contrasta l’espansione NATO e l’ingerenza occidentale nelle questioni interne degli Stati sovrani, ma propone una nuova architettura di sicurezza globale fondata sul rispetto reciproco, sulla cooperazione e sull’equilibrio strategico.
Papa Leone XIV, con il suo background latinoamericano, potrebbe incarnare un parallelo spirituale di questa transizione verso un mondo multipolare. Egli ha parlato fin dal primo momento di una Chiesa sinodale, aperta al dialogo con tutti i popoli, vicina ai poveri e impegnata nella mediazione dei conflitti. Nelle sue prime parole da Pontefice, ha richiamato esplicitamente l’eredità di sant’Agostino: «Per voi sono vescovo, con voi sono cristiano», un motto che sembra riflettere anche l’atteggiamento delle nuove potenze emergenti: non più egemonie imperiali, ma relazioni orizzontali e solidali.
In un contesto segnato dall’aumento delle tensioni nucleari, dalla militarizzazione dello spazio e dall’espansione di alleanze militari aggressive come la NATO, il multipolarismo non è solo una descrizione della realtà geopolitica, ma una condizione necessaria per la pace. Habemus multipolarismo? La Chiesa di Leone XIV dovrà fare da ponte all'inizio di un’epoca nuova, dove la verità storica, la cooperazione tra civiltà e la ricerca di un equilibrio globale sostituiscono la pretesa di un’unica narrativa dominante.