"Gli 007 ucraini" esaltati dalla stampa italiana (e la realtà della guerra)
di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
Suscita a tratti finanche commozione, l'ardore con cui certa italica stampa (ormai non stiamo più nemmeno a citarne la testata: i lettori l'hanno capito, che quella è l'unica cui abbiamo accesso) mette a parte i lettori del proprio amorevole afflato per tutto quanto scaturisca dalle “segrete stanze” della junta nazigolpista di Kiev, su istruzione e ammaestramento dei suoi sponsor europeisti.
È un autentico pathos, quello con cui si esaltano le gesta «degli 007 ucraini alla Russia», specialmente dopo gli ultimi accadimenti, che hanno coinvolto treni passeggeri – en passant: quelli che il giornalaccio di via Solferino sbriga con «possibili sabotaggi ai treni», hanno causato sette morti e un centinaio di feriti, tutti civili. Come dire: “Italicus” o “Rapido 904” furono “potenziali sabotaggi” – aeroporti militari e, in ultimo, il ponte di Crimea, rimasto chiuso al traffico martedì mattina per tre ore. Già: appena tre ore; il tempo di rinsaldare il pilone danneggiato.
Ma quel pathos dannunziano si esalta: «E tre»; dopo i “sabotaggi ai treni”, all'aviazione strategica, ecco ora il ponte di Kerch; uno sballo! Roba da orgasmo! «Un gruppo d’incursori sottomarini, nello stile dei silenziosi “maiali” italiani della Seconda guerra mondiale». Ce li immaginiamo, i cronisti nostrani che, mentre si raffigurano i moderni “maiali” cavalcati dagli incursori ucraini, nelle stesse righe avrebbero vergato volentieri anche la “X” della “Decima”: sono comunque dalla stessa parte, a Milano, al Varignano e a Kiev. Ma si sono astenuti, non essendo sicuri che si trattasse davvero di maiali, o di barchini esplosivi telecomandati. Non fa differenza; l'importante è l'entusiasmo con cui si trasmette “l'impresa” al lettore. Che poi, insieme all'entusiasmo, gli si dica che i droni subacquei hanno colpito «il cordone ombelicale che nel 2014 aiutò ad annettere la Crimea invasa alla Grande Madre Russia», sarà ufficio del lettore stesso accertarsi che quel “cordone” era venuto alla luce solo quattro anni più tardi, a maggio del 2018. Bazzecole. Essenziali sono le «beffe di Kerch e dell’attacco tipo Pearl Harbor all’aviazione russa, due in meno di 48 ore»; ragazzi, qui si va oltre lo sballo: questi incursori del “comsubin” in versione nazi-golpista sono davvero dei “ganzi”; «toccano l’orgoglio del Cremlino e dimostrano che nessun luogo putiniano è sicuro». Questa proprio mancava: “luogo putiniano”; d'ora in avanti, quando si sfoglierà un qualsiasi atlante, toccherà ricordarsi che i nomi geografici sono appena relativi, mentre la realtà si nasconde dietro ai luoghi macroniani, meloniani, starmeriani; luoghi “più che volenterosi” di portar “beffe” e “attacchi tipo Pearl Harbour”, oggi a est del Dnepr, domani, chissà, nel Baltico o in Asia centrale.
Nei fatti, a dispetto dell'entusiasmo suscitato in qualche strada milanese, gli eventi degli ultimi giorni hanno mostrato piuttosto una discreta voragine nel lavoro dei Servizi russi, più che un successo ucraino, come sostiene anche il politologo Sergej Markov, riferendosi in particolare alle perdite dell'aviazione strategica. Tanto più che non è la prima volta che Kiev compie attacchi terroristici contro infrastrutture civili, come i «possibili sabotaggi ai treni», ma non ha potuto servirsene per far pressione ai negoziati.
Si è trattato di un «nostro fallimento e di un successo dell'intelligence ucraina» dice Markov; ma questo «non influenzerà in alcun modo le operazioni militari. Per quanto ne so, abbiamo avuto circa 5 bombardieri strategici e 5 aerei da trasporto danneggiati. Ma in totale contiamo 130 bombardieri: cioè, è stato danneggiato circa il 2%. Al fronte, in Ucraina, viene utilizzato il 10% di questi bombardieri, perché il limite è dato là dai missili da crociera: non ce ne sono molti e sono molto costosi, quindi non se ne usano molti».
Ma, intanto, i fatti sono che la junta neo-”Decima” sta passando, come afferma il politologo ucraino Pavel Shchelin, dalla tattica ptljuriana a quella apertamente banderista. Il riferimento è a quel Simon Petljura che, dopo la Rivoluzione d'ottobre e a inizi anni '20, cedette Galizia e Volinja occidentale, in cambio del sostegno polacco all'Ucraina nazionalista contro la Russia rivoluzionaria e si distinse in pogrom di ebrei nelle regioni di Kiev, Poltava, Kherson. Vale a dire, specifica Shchelin, la junta di Kiev, persa ogni capacità di organizzare la resistenza statale, per quanto contro-rivoluzionaria, come era per Petljura, si dà al banderismo, ovvero ai sabotaggio e all'attività terroristico- sovversiva.
Chiaro che non si tratti della sola Ucraina: sono gli stessi «Servizi occidentali che stanno rodando nuovi metodi». Si è di fronte a una escalation e nei prossimi mesi, prevede Shchelin, «assisteremo a un'ulteriore intensificazione, con una simultanea escalation di simili atti, contemporaneamente a momenti negoziali». Lo stesso Shchelin afferma che, di fronte a una Russia che, al quarto anno di conflitto, non ha modificato le proprie richieste come condizione per porvi termine, Kiev sogna di scatenare un conflitto globale sul proprio territorio.
La “strategia” ucraina sembra voler dire: "siamo pressati da tutte le parti perchè negoziamo". In altre parole, la precedente strategia di puntare alla vittoria non ha funzionato. Gli sponsor sono cambiati e non finanziano più quella “strategia”. Pertanto, si deve ora imitare un processo di pace per intensificare il conflitto. L'obiettivo finale del governo ucraino, dice Shchelin, non è cambiato: si va alla «terza guerra mondiale, con il coinvolgimento dell'Europa in un conflitto diretto sul territorio ucraino». L'ideale, per Kiev, sarebbe che vi prendessero parte sia gli USA che la UE; o «quantomeno i paesi europei, contro la Russia, sul territorio ucraino. Perché l'Ucraina, da sola, non può vincere».
Non può vincere nemmeno con le armi occidentali. Nemmeno coi “Taurus” tedeschi a lunga gittata, che potrebbero avere una qualche influenza sul corso della guerra solo se Berlino ne trasferisse a Kiev qualche migliaio: parola dell'ex vicecomandante delle Forze speciali ucraine, Sergej Krivonos. Gli ucraini sono rimasti «scottati già più di una volta negli ultimi tre anni e mezzo, con queste speranze in un'arma miracolosa» dice Krivonos; perché i missili possano avere un qualche effetto, ne occorrerebbero «diverse migliaia. Anche se ce ne dessero un paio di centinaia, influenzerebbero la situazione a livello tattico, forse nell'attacco a posti di comando, fabbriche, ma non è un'arma miracolosa. È un'arma costosa e richiede un uso sistematico». Quello di Berlino, afferma Krivonos, è più che altro un «gesto politico, che dimostra che la Germania potrebbe aiutarci», ma non di più.
In sostanza, con gli arsenali europei abbastanza sguarniti, le cancellerie “volenterose” non prevedono di avere a disposizione, a breve prospettiva, una tale quantità di risorse per combattere a lungo, direttamente, contro la Russia. È anche per questo, dice ancora Krivonos, che la UE continuerà a rinviare lo scontro con la Russia, a spese dell'Ucraina; vale a dire, continueranno a spingere la junta nazista a mobilitare con la forza e mandare al macello migliaia di giovani (e meno giovani) ucraini.
Un po' come se, verrebbe da dire, a Bruxelles si interpreti a modo proprio quanto sosteneva il grande Mao a proposito della “teoria dell’onnipotenza delle armi”. Noi, diceva Mao, «prendiamo in considerazione non solo le armi ma anche gli uomini. In guerra le armi sono un fattore importante, ma non decisivo. Gli uomini sono il fattore decisivo, non le cose. Il rapporto di forze non è solo un rapporto di potenza militare ed economica, ma anche un rapporto di potenziale umano e morale».
Ecco, mentre mandano al massacro migliaia di ucraini, Kiev e Bruxelles ne spingono decine di migliaia a fuggire dall'Ucraina o a disertare alla prima occasione: questo è il “fattore umano e morale” alla maniera europeista.
L'importante, per loro, è prolungare la guerra e accrescere a dismisura i profitti dell'industria bellica.
--------------
https://politnavigator.news/general-vsu-nemeckie-taurusy-ehto-bolshe-politicheskijj-zhest.html
https://politnavigator.news/ukraina-pytaetsya-zamutit-tretyu-mirovuyu-vojjnu.html
https://politnavigator.news/ukraina-perekhodit-ot-petlyurovshhiny-k-banderovshhine.html