Esplosioni sulla Seajewel. L'intelligence italiana conferma il possibile "sabotaggio ucraino”

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Esplosioni sulla Seajewel. L'intelligence italiana conferma il possibile "sabotaggio ucraino”


di Agata Iacono per l'AntiDiplomatico

Dovrebbe essere l'apertura di tutti i media: l'Ucraina compie attentati terroristici sul territorio italiano. "Le esplosioni a bordo della Seajewel, ormeggiata il 14 febbraio scorso al largo di Savona, potrebbero essere opera di un sabotaggio filo-ucraino. È l’ipotesi dell’intelligence italiana , chiamata dal comitato parlamentare Copasir a esprimersi su una vicenda che potrebbe rivelarsi imbarazzante per i rapporti Roma-Kiev: ossia quella di una sospetta azione ucraina v in acque territoriali italiane. Parliamo degli ordigni esplosi la notte di San Valentino a bordo della petroliera battente bandiera maltese". Lo scrive Valeria Pacelli su il Fatto Quotidiano.



 
Il caso della nave petroliera Seajewel è stato censurato dai TG di regime ma anche dalla pseudo opposizione parlamentare, fin dall'inizio.

E ancora oggi, nonostante l'indagine aperta dal Copasir, tutto tace.
 
Di cosa si tratta?
 
I fatti:

La Sea Jewel, battente bandiera maltese, era ormeggiata nel campo boe Sarpom. Era salpata l’11 febbraio dal porto algerino di Bethioua con destinazione Savona, dove è arrivata il 14 febbraio, ancorandosi nel campo boe della Sarpom per scaricare il greggio destinato alla raffineria di Trecate, attraverso il deposito costiero di Quiliano e l'oleodotto.  La nave, lunga 245 metri e larga 42, con una capacità di carico di oltre 100.000 tonnellate, non ha più lasciato l’ormeggio fino alla notte dell’esplosione. L’esplosione della petroliera è avvenuta al largo delle coste di Savona: si tratta, come hanno potuto appurare i sommozzatori a seguito delle indagini della Procura di Savona, di due esplosivi magnetici collocati all'esterno, scoppiati in successione, a distanza di 20 minuti.
 
In base alle indagini, anche l'intelligence italiana conferma che si tratta di un atto di sabotaggio di matrice ucraina. Solo l'intervento tempestivo sul posto ha scongiurato lo sversamento in mare di tonnellate di petrolio, ma non la gravissima ed evidente moria di fauna marina. La teoria dell'attentato terroristico per mano ucraina è emersa durante un'audizione del Copasir, la commissione parlamentare atta al  controllo  e alla  supervisione delle attività dei servizi segreti italiani.
 
Immaginate per un attimo se si ipotizzasse un coinvolgimento russo in una esplosione di una nave in acque territoriali italiane: ne parlerebbe tutta la stampa in apertura dei tg e in prima pagina, senza neppure doversi inventare droni di fabbricazione russa che ci spiano.....

Al momento dell'esplosione, ad essere onesti, qualcosa avevano balbettato: ma, invece di scandalizzarsi per il fatto che gli ucraini agiscono impunemente sul territorio italiano ed europeo, tutti, copia incolla, hanno approfittato per evidenziare che il petrolio russo viene "contrabbandato, con sospette triangolazioni", nonostante le sanzioni.

L'espressione ricorrente in tutti i giornali, ma proprio tutti, è "flotta ombra" della Russia.
 
E invece non si tratta petrolio russo e il suo trasporto rispetta tutte le norme internazionali. Ma l'attentato alla petroliera della compagnia Thenamaris, iscritta nella lista nera ucraina, non è il primo di una lunga serie.

Un mese prima, anche un’altra delle petroliere di Thenamaris, la Seacharm, ha subito un attentato mentre navigava verso Ceyhan in Turchia. La pubblicazione dei Lloyds List ha confermato che anche questa nave ha avuto un’esplosione. Sebbene entrambe le petroliere dell’azienda siano andate in Russia prima di essere attaccate, nessuna delle due trasportava petrolio russo, il che significa che hanno agito in conformità con le sanzioni occidentali. 

Entrambe hanno raccolto un carico di greggio kazako vicino al porto russo di Novorossiysk, secondo i dati di spedizione compilati da Bloomberg.
 
Altre due navi – la Koala e la Grace Ferrum – avevano visitato Ust-Luga, nel Mar Baltico. 

La Koala ha subito un’esplosione mentre si trovava nel porto petrolifero russo. L’incidente alla Grace Ferrum, nave gestita dalla società cipriota Cymar e battente bandiera liberiana, è accaduto quando la petroliera è arrivata in acque libiche settimane dopo, sempre secondo la fonte LloydsList.
 
Ma non sono solo le petroliere ad essere state prese di mira. Anche la più grande nave da carico della flotta logistica dell’Esercito russo è affondata nel Mediterraneo alla fine dello scorso anno dopo un’esplosione nella sala macchine. Mosca ha descritto l’accaduto come un attacco terroristico.
 
“Siamo a conoscenza degli incidenti in cui alcune navi che operano da e verso i porti russi hanno subito esplosioni con conseguenti danni allo scafo”, ha dichiarato Jakob P. Larsen, Chief Safety and Security Officer di Bimco. “Siamo in stretto dialogo con le Autorità per saperne di più sugli incidenti e migliorare la nostra comprensione delle potenziali implicazioni per le catene di approvvigionamento”.
 
Questo petrolio non è affatto russo: è di proprietà di diverse società, soprattutto statunitensi. Quindi si tratta a tutti gli effetti di atti di terrorismo, impossibili senza l'appoggio sostanziale di intelligence europee o britanniche. Il tutto mentre gli stessi guerrapiattisti volenterosi ricorrono al "pericolo dell'invasione russa fino a Lisbona" per riarmare l'Europa...

Agata Iacono

Agata Iacono

Sociologa e antropologa

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