Cuba, un audio dal «valore inestimabile sulla polizia politica cubana, crudele e repressiva», così scrive Yoani Sanchez

Cuba, un audio dal «valore inestimabile sulla polizia politica cubana, crudele e repressiva», così scrive Yoani Sanchez

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Penso che scorrendo con il mouse sul pc o con il dito sullo smartphone in molti rinunceranno a leggere questo articolo vedendolo esageratamente lungo. Non è così. Quello che lo fa sembrare tale è la traduzione in italiano di una registrazione fatta di nascosto dal fotografo Javier Caso, chiuso in una stanza con due funzionari della polizia cubana. Chi vuole può saltare il lungo testo della traduzione andando direttamente al contenuto dell'audio-video pubblicato nell'articolo.

 

 

Dopo aver già scritto quattro articoli per far “conoscere” a Roberto Saviano alcuni aspetti di Yoani Sánchez, blogger e attivista cubana, in questo – che sarà l'ultimo – parlerò di un audio che dovrebbe svelarci la crudeltà, i crimini e la repressione che la polizia mette in atto contro chi dissente dal sistema socialista del Paese; così scrive Yoani Sánchez.

 

Venuta a conoscenza di una registrazione fatta di nascosto da Javier Caso, fotografo cubano di 34 anni, convocato in un ufficio da due funzionari di polizia per rendere conto di sue sospette frequentazioni, la Sánchez scrive un articolo di denuncia sulla sua testata «14ymedio» dal titolo “L'arroganza della polizia politica cubana”.

 

L'articolo si apre con queste sue parole, di cui quelle in 'grassetto' sono di mia mano:

 

«Nell'ultimo decennio sono state diverse le registrazioni di interrogatori della Polizia che gli attivisti cubani sono riusciti a fare e a rendere pubbliche.

In molte di queste si sentono funzionari della Sicurezza di Stato intimidire, minacciare e comportarsi come proprietari e signori dell'intero paese, al disopra delle leggi, della vita umana e dei diritti dei cittadini. Ma l'audio ottenuto dal fotografo Javier Caso durante un colloquio con la polizia politica ha un valore inestimabile come testimonianza e come radiografia di un'intera epoca

 

Il giovane cubano si è trasferito da tempo negli Usa ma viaggia molto spesso tra gli Stati Uniti e L'Avana.

I funzionari di polizia volevano sapere da lui il perché di sue frequenti visite a una coppia di amici che lavorano nel campo dell'arte come 'artisti indipendenti'.

Secondo loro la coppia riceve illegalmente finanziamenti dalla CIA per produrre opere dal contenuto propagandistico anticostituzionale.

 

Essendo gli amici di Javier Caso 'artisti indipendenti', lui stesso fotografo, e Cuba uno Stato socialista, la cui Costituzione è diversa da quella dei Paesi 'liberali', è necessario che io faccia un accenno alle norme che regolano il rapporto tra gli artisti e le Istituzioni cubane, in modo che poi si possano comprendere meglio alcuni passaggi che si trovano nell'audio.

 

Nell'Isola per essere riconosciuto come artista si deve fare un percorso di studi specifici e certificati dal Ministero, poi iscriversi a una organizzazione pubblica che rappresenta la categoria.

Chi produce arte senza aver fatto il percorso di studi o, pur avendolo fatto, non si iscrive a una organizzazione, si autodefinisce 'artista indipendente'.

 

La 'UNEAC' è l'organizzazione che rappresenta artisti e scrittori; nel suo statuto alcuni articoli fanno riferimento alla Costituzione, dicendo:

«Gli obiettivi e le finalità dell'Uneac sono sostenuti nei principi della politica culturale della Rivoluzione Cubana» oppure «Rifiutare e combattere ogni attività contraria ai principi della Rivoluzione».

 

Questa adesione ai principi socialisti della Costituzione spinge alcuni a rimanere fuori dal circuito istituzionale. Chi fa questa scelta si dichiara 'artista indipendente', consapevole che poi, l'Uneac, non potrà promuovere o finanziare i suoi lavori.

 

Spiegato ciò ritorno all'audio di Javier Caso che, secondo la Sánchez, più di altre registrazioni metterebbe con le spalle al muro il governo cubano svelando i metodi crudeli e repressivi della polizia verso chi dissente dal 'Sistema'. Tanto è che nel suo articolo rincara le accuse definendo i due poliziotti come gli esecutori di un potere «dal volto grottesco e crudele, e figli di una istituzione repressiva», così tanto repressiva che «questa testimonianza provoca un'indignazione che non si placa facilmente».

 

Nel precedente articolo di questa 'serie' “Saviano-Sánchez” ho ricordato il convinto sostegno della blogger cubana alla candidatura a presidente del Brasile di Jair Bolsonaro, senza aver fatto trasparire un minimo di indignazione per colui che ha dichiarato: «L'errore della dittatura [brasiliana] è stato quello di torturare i suoi avversari politici invece di ammazzarli tutti».

Questo è lo stesso Bolsonaro che il passato 9 agosto, presso il Tribunale internazionale de L’Aia, è stato denunciato per “genocidio e crimini contro l’umanità” dalle popolazioni indigene del suo Paese.

 

Se Yoani Sánchez non ha ritenuto gravissime le torture e gli omicidi eseguiti dall'esercito brasiliano, allora mi domando: quali orribili crudeltà abbia mai subito il povero Javier Caso per indurla a scrivere che la Polizia cubana va “al disopra della vita umana?

 

A questo punto – con molto timore di ascoltare l'inascoltabile – faccio partire l'audio (nel quale i protagonisti passano con frequenza dal “Tu” al “Lei”) e inizio a trascriverne integralmente la traduzione in italiano.

 

 

9 gennaio 2020, L'Avana, Cuba.

 

Poliziotti (PP) - Javier Caso (JC)

 

PP: Buongiorno, siediti.

 

JC: Buongiorno.

Quale è il motivo per cui sono qui, signore?

 

PP: Signore no, Funzionario.

 

PP: Il motivo è perché le autorità di immigrazione possono convocare i cubani residenti all'estero.

 

JC: Ma quale è il motivo?

 

PP: Adesso glielo dico. Intanto quale è la sua professione?

 

JC: Fotografo.

 

PP: Che relazioni intrattiene qui a Cuba per motivi di lavoro?

 

JC: Nessuna, io qui non sto lavorando.

 

PP: Nessuna? Non sta lavorando? E nemmeno si riunisce con amici o altre persone?

 

JC: Certo che si.

 

PP: E con chi?

 

JC: Con i miei amici.

 

PP: Che amici ha?

 

JC: Ma volete che vi dica i nomi di tutti i miei amici?

 

PP: Almeno alcuni, quelli che frequenta di più.

 

JC: Io credo che voi dovete andare dritti al punto di quello che volete sapere.

 

PP: Sono io quello che fa le domande, e io sono quello che rappresenta l'autorità. Mi capisce? Non mi faccia diventare complicato questo colloquio.

A parte questo, l'ho fatta venire qui con buone intenzioni. Le sto chiedendo con quale amici...

 

JC: È che le domande sono molto ambigue, non vanno al punto. Lei vuole sapere chi frequento? Vuole sapere di Miguel e Mailyn [Lynn], per esempio?

 

PP: Esatto.

 

JC: E allora perché non me lo chiede direttamente? È più semplice, no?

 

PP: Quante volte si è visto con Lynn in questa settimana?

 

JC: Abbastanza.

 

PP: E che rapporti di lavoro ha con lei?

 

JC: Nessuno, siamo solo amici.

 

PP: Siete amici. È da tanto tempo che lo siete? Anche con Miguel?

 

JC: Si, da tanto, e anche con Miguel.

 

PP: Che tipo di lavoro fotografico fa Lei?

 

JC: Io faccio fotografia artistica.

 

PP: Lei ha qui la licenza da fotografo?

 

JC: No, io non lavoro qui a Cuba come fotografo.

 

PP: Quindi qui non è fotografo.

 

JC: Si, io sono fotografo, ma non vivo a Cuba, E se non vivo a Cuba come posso avere qui una licenza da fotografo?

 

PP: Nel tuo profilo Facebook condividi molte cose che ha fatto Lynn Cruz. Tu sai che è un profilo pubblico, no? La rete è pubblica.

 

JC: Si, però quale è il problema, non capisco.

 

PP: Il problema è che Lynn è una persona che sta sotto la nostra attenzione.

 

JC: E voi chi siete?

 

PP: La polizia, per questo l'abbiamo chiamata qui. Ma vedo che il suo atteggiamento non è proprio tra i più collaborativi.

 

JC: È che voi non siete diretti, sarebbe meglio rendere la cosa più facile.

 

PP: Bene, allora ti faccio la domanda.

 

JC: E si, così è più facile.

 

PP: Queste persone con cui Lei ha rapporti non sono persone che hanno un atteggiamento favorevole verso la Rivoluzione, e se Lei ha stretti rapporti con loro potrebbe essere coinvolto in un reato.

 

JC: Io non so quale potrebbe essere il reato. Quale è il reato, me lo può dire?

 

PP: Diffondere alcune loro opere [in rete].

Loro ricevono finanziamenti [dagli Usa]. Questo tu dovresti saperlo.

Il nostro intento è quello di avvertirti.

Ma non vogliamo recarti danno, no, niente di questo.

 

A volte ci è capitato che persone che hanno un rapporto di amicizia non necessariamente sanno quello che fanno i loro amici.

Se tu vieni continuamente a Cuba, e ogni volta vai a trovare Lynn, potrebbe anche essere che tu sia un tramite per portarle quei finanziamenti, e questo a noi preoccupa.

 

JC: Non è così. Ti stai equivocando fratello.

 

PP: Fratello no, Funzionario.

 

JC: Funzionario... Fratello no, stai sicuro.

 

PP: Questo era quello che volevamo sapere

 

JC: Confermo, non è così. Ma so quello che loro fanno perché sono miei amici.

 

PP: Io non intendevo che volevo sapere questo.

 

JC: E allora cosa è quello che vuoi sapere.

 

PP: Il mio intento è avvertirti.

 

JC: Avvertirmi di cosa?

 

PP: Tu hai postato “NO AL 349” [Decreto del 2018 con nuove norme nel campo dell'arte, poi modificato su richiesta di vari artisti. n.d.t.]

 

JC: Certamente, perché non sono d'accordo con il '349'.

 

PP: Va bene, questa è la tua opinione, e noi la rispettiamo.

 

JC: Ok. E allora quale è il problema?

 

PP: Nessun problema, ma sappi che se continui a frequentare Lynn Cruz, se partecipi alle attività di Lynn Cruz, poi anche tu sarai oggetto del nostro controllo.

Non so se sai che la Polizia cubana è tra le cinque migliori al mondo e, se tu continui a frequentarla, noi ci vedremmo obbligati a indagare un po' più a fondo anche su di te.

 

JC: E chi lo dice questo?

 

PP: Ma... non lo so.

 

JC: Però non capisco, quale è la questione?

 

PP: Il punto è avvisarti.

Il giorno 5 ti sei riunito con Lynn Cruz e Miguel Cuyola?

 

JC: Certo, mi sono riunito almeno cinque volte con loro.

 

PP: E non penso proprio per questioni di lavoro.

 

JC: Certamente no.

 

PP: Allora non dobbiamo fare nessun tipo di controllo in aeroporto nei tuoi confronti.

 

JC: Fate quello che volete, io non ho nulla da nascondere. Potete controllarmi anche la borsa; qui o in aeroporto a me non interessa.

 

PP: No no, adesso no; non è nostra intenzione.

Solo che ci è sembrato che tu sapessi già quello che ti volevamo chiedere, nominando tu stesso a Lynn e dicendo di sapere quello che loro fanno.

 

JC: Certo, perché anche a loro è successo quello che sta accadendo qui a me. Per questo già sapevo quello che volevate.

 

PP: Un motivo ci sarà. Tu sai che lei ha fatto un documentario che parla molto male di Fidel Castro e qui non si permette questo [documentario prodotto da lei e Miguel Coyula]. Questo è un messaggio per Lei, Lynn e suo marito.

 

JC: Voi sapete che questo documentario lo ha già visto mezzo mondo. No?

 

PP: Non importa che l'abbia visto mezzo mondo, non è un documentario “ufficiale”. E poi che avete ottenuto con questo? Nulla!

 

JC: Che avete ottenuto voi a proibirlo? Niente!

 

PP: No, no, noi non l'abbiamo proibito. Il fatto è che non appartiene a nessuna istituzione.

 

JC: E certo, a che istituzione potrebbe appartenere?

 

PP: A quelle che ci sono.

 

JC: All'unica che c'è [l'Uneac].

 

PP: E non ce ne saranno altre. Credimi, non ce ne saranno altre.

E questo [tuo atteggiamento] si considera mancanza di rispetto all'autorità.

 

JC: Io non le sto mancando di rispetto

 

PP: Come no!

Certo, tu puoi pensare di no, ma mi vieni a dire che sai bene cosa fanno Lynn e Miguel Coyula...

 

JC:Compadre” [termine cubano molto usato per rivolgersi in modo amichevole all'interlocutore] sono miei amici da un sacco di anni. Che vuoi pensare? È normale che io sappia di loro.

 

PP: Questo io non lo so. Però so che di loro condividi molte cose su Facebook.

Tu puoi essere loro amico e essere d'accordo con le loro posizioni e il loro pensiero. Il fatto è che condividi [in rete] anche molti documentari, molte pubblicazioni e molte iniziative illecite che loro fanno qui.

 

La Costituzione che c'è qui a Cuba – puoi esserne d'accordo o no, può non piacere a te o ad altri, e magari a una ristretta minoranza delle persone non gli è piaciuto neanche il procedimento – è però quella che si è approvata in questo Paese. E questo vuol dire che le leggi oggi vigenti sono state approvate dalla maggioranza della popolazione.

 

Se tu pensi siano migliori le leggi di altri Paesi allora stai in altri Paesi. Qui [per gli artisti] c'è una sola istituzione, se tu sei fotografo e non ne sei iscritto, per noi non risulta che sei fotografo.

 

JC: Ma senti un po', voi mi state considerando come un immigrato, no?

 

PP: No, no. Ti stiamo considerando come un cubano, io so che adesso stai qui.

 

JC: Si, però per quello che vi conviene mi trattate come un cubano, altrimenti se non vi conviene, no.

Io ora vivo negli Stati Uniti, e io qui non devo avere una licenza da fotografo per fare fotografia.

Ho vissuto tantissimi anni a Cuba e ogni volta che vengo mi porto la mia macchina fotografica; ho sempre fatto foto, e non mi è stato mai detto nulla. Allora adesso quale è il problema?

 

PP: No, ascoltami. Il problema è molto semplice, stai confondendo le cose. Tu puoi fare foto, come ci sono migliaia di cubani che lo fanno col cellulare, ma quello che non puoi fare è fotografare le 'produzioni' di Lynn e Miguel Coyula Aquino. Non puoi vincolarti a loro, perché loro non sono ne artisti, ne fotografi, nulla di questo.

 

JC: Io penso che loro siano artisti, però certo...

 

PP: Certo, loro si fanno chiamare così, loro si autodefiniscono artisti indipendenti, ma questo qui non è legale.

 

JC: Ah, artista indipendente è illegale?

 

PP: Certo.

 

JC: Va bene, adesso non mi metto a discutere di questo...

 

PP: Se tu vuoi possiamo discuterlo, la legge è ben chiara. Loro non sono iscritti a nessuna istituzione.

 

JC: “Compadre”, per essere artista non serve essere iscritto da nessuna parte.

 

PP: Questo lo dici tu.

 

JC: Certo che lo dico io, così come tu hai detto che bisogna esserne iscritto.

 

PP: No, non lo dico io, questo lo dice la legge.

 

JC: Va bene... immagino.

 

PP: Allora cambia la legge. Vai e sali [come Fidel Castro] sulla Sierra Maestra con un fucile.

 

JC: Però questo è sarcasmo.

 

PP: Certo, ma è da quando sei arrivato che tu stai facendo del sarcasmo. E io te lo sto tollerando.

 

JC: “Compadre”, ma siete voi che da quando siete entrati state girando intorno al problema.

 

PP: Te lo sto tollerando per non farti una multa, o per non farti posticipare il ritorno [negli Usa]; per non farti perdere il volo aereo; te lo sto tollerando per non farti perdere i soldi del biglietto. Io avrei l'autorità per farlo, perché rappresento la legge.

 

JC: Voi potete fare quello che volete. Io sto tranquillo, lo sai?

 

PP: Ascoltami, non dirmi più “potete fare quello che volete”, perché allora compio quello che la legge dice e poi chi ne viene pregiudicato sei tu.

 

JC: Ok.

 

PP: Io non sono un Tenente Colonnello, però considero i tuoi modi una mancanza di rispetto, sia nei confronti della mia autorità che come uomo. Perché mentre mi stai parlando mi ridi pure in faccia.

 

JC: Il problema è che oggi io me ne sarei potuto stare comodamente a casa mia, invece...

 

PP: Bene, se tu restavi a casa noi dovevamo venirti a prendere con una macchina della polizia.

 

JC: Va be', però quello che succede è che sarebbe più...

 

PP: Ma per caso tu sei stato detenuto, messo in prigione?

 

JC: No, io no.

 

PP: E allora non parlare di cose che non conosci.

 

JC: Va bene, No, io non conosco realmente...

 

PP: Allora non dire “va bene”, perché se ti metti in qualcosa di illegale potresti anche finire in prigione.

Io sono uno che non perde tempo. Per me sarebbe stato più semplice venirti a prendere con una macchina della polizia. A me piace anche quello 'spettacolo', tutto quello show; avrei voluto vederti. Poi la tua immagine non ne sarebbe uscita tanto bene, e anche quella dei tuoi genitori.

 

JC: A me tutto questo non mi preoccupa.

 

PP: Questo non ti preoccupa? Bene, allora la prossima volta lo teniamo in considerazione.

Quindi stai attento a non portare dei soldi [finanziamenti] a Lynn .

 

JC: No amico, no.

 

PP: Adesso sono diretto, no? Non mi avevi detto che prima giravo intorno al problema?

 

JC: Certo, dimmelo chiaro e tondo.

 

PP: Questo è un avvertimento. Qui sei a Cuba fratello.

 

JC: Si, certo.

 

PP: No, perché a me sembra che stai ancora in volo sull'aereo. Tu hai una sorella famosa [una attrice], vero?

 

JC: Voi sapete bene chi è mia sorella, quindi non mi parlate di lei, perché io non voglio parlare di lei. Io sto qui per me, non per lei.

 

PP: Si, va bene, certamente.

 

JC: Quindi non farmi domande su di lei.

 

PP: Noi siamo molto riconoscenti nei suoi confronti, è veramente una brava attrice, ma questo non ti salvaguarda se poi fai qualcosa di illegale.

E lavorare insieme a Lynn Cruz, promuovere opere di Lynn Cruz, non è consentito.

 

Ascolta, sembra che noi ci stiamo aprendo. Se si rende conto Cuba non è più la stessa di qualche anno fa, ci stiamo aprendo al mondo. Può darsi che domani passa una legge che consente di creare l'istituzione 'Artisti Indipendenti', ma fino ad ora non è stata approvata.

 

E noi non permetteremo che entri [a Cuba] nessun denaro che venga dalla CIA, nemmeno un centesimo. Anche questo è un avvertimento che ti facciamo.

Noi questo lo affrontiamo allo stesso modo che affrontiamo i reati di droga.

 

JC: Che significa questo, che io non mi posso riunire con Lynn Cruz?

 

PP: Si che puoi riunirti, come no.

Però ti dico anche: tu continua a postare e fare promozione a una persona che qui non è riconosciuta come artista, anche se questo negli Stati Uniti e in altri Paesi è legale, e non so se...

 

JC: Perché, è illegale se io faccio questo fuori da Cuba?

 

PP: Bene...

 

JC: È incredibile...

 

PP: Però tu sei cubano, no?

 

JC: Io sono cubano, però quando posto qualcosa in rete sto negli Stati Uniti, vivo lì. Lo sto facendo dagli Stati Uniti.

 

PP: È un avvertimento il nostro. Lei ha 34 anni, faccia quello che vuole.

Io sto cercando di dare un consiglio a un fratello minore da parte di un fratello maggiore; consiglio che io penso sia valido.

 

JC: No, tu mi avevi detto che non eravamo 'fratelli', perché sei un Funzionario.

 

PP: No, in questo caso no. Tu prendilo come un consiglio.

 

JC: Va bene. Allora?

 

PP: Ora può anche andare.

 

JC: Mi potresti dire il tuo nome per sapere con chi ho parlato?

 

PP: Alberto, Alberto Fonseca.

 

JC: Alberto Fonseca. E Lei signore chi è?

 

PP: Angel, Angel Rodriguez.

 

JC: Angel Rodriguez.

 

PP: Si. Perché, i nomi li vai a postare su Facebook?

 

JC: No, è solo per sapere con chi cavolo ho parlato, perché voi non vi eravate identificati, però sapevate tutto di me. E questo mi sembra una mancanza di rispetto.

 

PP: No no, questo non è un abuso, la legge ce lo permette.

 

JC: Si, certo. Allora... abbiamo già finito?

 

PP: No, se vuole possiamo continuare a conversare, oppure invitarla a prendere un caffè, o una bibita.

 

JC: No no, grazie.

 

PP: Allora va bene così.

 

 

Con queste parole si conclude la registrazione.

 

Segue l'audio-video editato e pubblicato dai due artisti 'indipendenti', amici del fotografo cubano, dove si può ascoltare bene il 'tono' usato sia da Javier Caso nei confronti dei funzionari di polizia – rappresentati da orribili volti – che quello dei due poliziotti nei confronti del fotografo.

 

È veramente una strana censura quella che c'è a Cuba se le Forze di polizia lasciano tranquillamente pubblicare articoli che li accusano di crimini e repressione, nei quali si mostrano video il cui contenuto è registrato di nascosto proprio in un loro ufficio durante un “interrogatorio”.

Non dimentichiamoci che chi ha scritto l'articolo è Yoani Sánchez – colei che più di altri grida alla censura – e lo fa sul suo «14ymedio» dove tutti possono leggere tranquillamente gli articoli pubblicati.

 

Comunque lo stupore più grande è sul contenuto dell'audio, che doveva mostrare i poliziotti cubani come gli esecutori di un potere “crudele e repressivo […] al disopra della vita umana”. E pensare che – di tutte le registrazioni – questa secondo la Sánchez doveva essere “la rappresentazione di un'intera epoca”, quella della Rivoluzione.

 

Non so quali parole aggiungere per commentare quello che pensavo fosse un documento eccezionale che avrebbe inchiodato una volta per tutte il Potere politico cubano alle sue “responsabilità”.

L'unica cosa che mi rimane di fare è scusarmi con quei lettori che hanno avuto la pazienza di leggersi tutta la traduzione per trovare chi sa quali orribili violenze e torture, e invece... nulla.

 

Però prima di concludere l'articolo voglio spendere due parole sui finanziamenti che, secondo la Polizia, la CIA faceva arrivare alla coppia di artisti 'indipendenti' per produrre opere funzionali alla propaganda contro il sistema costituzionale cubano.

Forse per alcuni non sembra poi così grave ricevere quei soldi dall'estero. Invece lo è, tanto che in altri Paesi la cosa viene presa molto più sul serio di come la prendono a Cuba.

 

Per esempio – solo citando l'Italia – leggiamo l'art. 246 del Codice penale, Corruzione del cittadino da parte dello straniero:

 

«Il cittadino che, anche indirettamente, riceve o si fa promettere dallo straniero, per sé o per altri, denaro o qualsiasi utilità, o soltanto ne accetta la promessa, al fine di compiere atti contrari agli interessi nazionali, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con la reclusione da tre a dieci anni. […] La pena è aumentata: se il denaro o l'utilità sono dati o promessi per una propaganda col mezzo della stampa

 

Yoani Sánchez è quella che nell'ultimo decennio è stata la più accanita oppositrice di Cuba, ricevendo finanziamenti esteri per fare propaganda contro i valori costituzionali del proprio Stato, e alla quale i media internazionali le hanno fatto da megafono.

Quali gravi conseguenze ha subito questa donna dal governo del suo Paese?

 

Ricordato ciò, traete voi le conclusioni ogniqualvolta sentite i media internazionali denunciare violazioni di diritti umani nell'Isola in base alle testimonianze degli 'attivisti' cubani.

Invece alle “anime sensibili” della 'sinistra' italiana lascio valutare l'onestà intellettuale di Yoani Sánchez.

 

Mentre loro la valutano io concludo questo articolo riportando sommariamente alcuni numeri per quanto riguarda gli Stati Uniti, e alcuni nomi per quanto riguarda l'Italia. Sperando che questi aiutino a valutare con più obiettività le reiterate denunce che ascoltiamo unicamente verso i soliti Paesi non 'allineati'.

 

In un articolo del «Il Sole 24 Ore» del 2020[1] si legge che negli Stati Uniti il totale degli omicidi che si registrano ogni anno è di circa 15.000 e, nei sette anni precedenti, dal 2013 al 2019, la polizia ha ucciso 7.663 persone, una media di quasi 100 al mese. Numeri da Paese in guerra[2].

 

Per l'Italia citerò solo i nomi dei casi più conosciuti degli ultimi 20 anni. Avrei dovuto iniziare dal 1959 – Trionfo della Rivoluzione cubana – per confrontare gli omicidi commessi dalle rispettive Forze di polizia, ma la lista italiana sarebbe stata troppo lunga. Tra i tanti resteranno esclusi anche i nomi delle persone uccise dalle 'Stragi di Stato', che sono circa 145.

 

Ricordo i due principali episodi che aprono e chiudono quest'ultimo ventennio.

Il primo è la “Macelleria messicana” al G8 di Genova, luglio 2001[3]. In quei drammatici giorni, con un colpo di pistola, uccisero Carlo Giuliani, 23 anni.

L'ultimo episodio sono le violenze subite dai detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, aprile 2021[4]. In questa occasione, dopo le violenze e un mese di isolamento, è morto Hakimi Lamine, 27 anni.

 

Sono molte le persone decedute in circostanze in cui erano coinvolte le Forze dell'ordine. Ombre e depistaggi impediscono ancora di fare piena luce e individuare i responsabili di queste morti.

Degli ultimi venti anni faccio seguire solo alcuni nomi di persone che lo Stato italiano ha riconsegnato senza vita ai loro famigliari:

 

Stefano Cucchi, 31 anni; Federico Aldovrandi, 18 anni; Giuseppe Uva, 43 anni; Aldo Bianzino, 44 anni; Niki Aprile Gatti, 26 anni; Stefano Brunetti, 43 anni; Serena Mollicone, 18 anni; Riccardo Rasman, 30 anni; Marcello Lonzi, 29 anni; Michele Ferrulli, 54 anni; Riccardo Magherini, 39 anni; Carmelo Castro, 19 anni; Simone la Penna, 32 anni; Cristian de Cupis, 37 anni; Manuel Eliantonio, 22 anni; ecc., ecc.

 

Aspetto da Yoani Sánchez, Roberto Saviano, o chiunque altro, i nomi delle persone morte a Cuba dal 1959 a oggi, dopo essere state in stretto contatto con il personale della Forza di polizia cubana.

 

 

leggi la quarta parte

 

[1] Articolo del «Il Sole 24 Ore» 'la violenza della polizia negli Stati Uniti'

https://www.infodata.ilsole24ore.com/2020/06/04/quanto-e-diffusa-la-violenza-della-polizia-negli-stati-uniti-in-sette-anni-morte-morte-7-663-persone/

 

[2] 'Mapping Police Violence': omicidi in tempo reale della polizia Usa.

https://mappingpoliceviolence.org/

 

[3] La 'Macelleria messicana' al G8 di Genova

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-g8_diaz_e_bolzaneto_a_20_anni_dalla_macelleria_messicana_giustizia_non__ancora_stata_fatta/42370_42405/

 

[4] Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, parla un detenuto sulla sedia a rotelle:

https://www.youtube.com/watch?v=hS7DmvvhatA&t=264s

Video delle violenze sui detenuti riprese dalle telecamere di sorveglianza: https://www.youtube.com/watch?v=313hEspbdu8

https://www.youtube.com/watch?v=lCMhK-xUugA

 

Roberto Cursi

Roberto Cursi

Sono nato a Roma nel 1965, passando la mia infanzia in un grande cortile di un quartiere popolare. Sin da adolescente mi sono avvicinato alla politica, ma lontano dai partiti. A vent'anni il mio primo viaggio intercontinentale in Messico; a ventitré apro in società uno studio di grafica; a ventiquattro decido di andare a vivere da solo. Affascinato dall'esperienza messicana seguiranno altri viaggi in solitaria in terre lontane: Vietnam, Guatemala, deserto del Sahara, Belize, Laos... fino a Cuba.

Il rapporto consolidato negli anni con l'isola caraibica mi induce maggiormente a interessarmi della complessa realtà cubana.

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