Le "non persone" di Gaza
1957
di Paolo Desogus
Le notizie sui massacri a Gaza sono da un po’ di tempo passate in secondo piano. I morti palestinesi non meritano attenzione, non meritano la stessa pietà, la stessa compassione che invece viene riservata agli “alleati”.
I palestinesi stanno regredendo allo status di non-persone. Esseri il cui destino è segnato, la cui vita non ha valore. In questi mesi l’informazione ha dato grande spazio ai caduti israeliani. Ha raccontato le loro vita, ha dato loro un nome, ha lasciato spazio al racconto delle loro singole vicende e all’indignazione per l’efferratezza degli attacchi di Hamas.
I caduti palestinesi non hanno invece identità, non hanno un volto, non hanno una storia, non hanno affetti. Per la nostra stampa muoiono come animali. E chi protesta rischia l’accusa di antisemitismo o di essere circondato da schiere di imbecilli che dosano l’indignazione anche ora che i massacri israeliani hanno raggiunto un livello di efferatezza inusitata e orribile.
I palestinesi stanno regredendo allo status di non-persone. Esseri il cui destino è segnato, la cui vita non ha valore. In questi mesi l’informazione ha dato grande spazio ai caduti israeliani. Ha raccontato le loro vita, ha dato loro un nome, ha lasciato spazio al racconto delle loro singole vicende e all’indignazione per l’efferratezza degli attacchi di Hamas.
I caduti palestinesi non hanno invece identità, non hanno un volto, non hanno una storia, non hanno affetti. Per la nostra stampa muoiono come animali. E chi protesta rischia l’accusa di antisemitismo o di essere circondato da schiere di imbecilli che dosano l’indignazione anche ora che i massacri israeliani hanno raggiunto un livello di efferatezza inusitata e orribile.