Bce, depositi delle banche: il dato più doloroso (e stupido)
2733
di Alessandro Volpi
La Bce continua a remunerare i depositi delle banche ad un tasso del 4% garantendo loro significativi extraprofitti.
Il dato più doloroso, e stupido, però è costituito dal fatto che, per "pagare" tali extraprofitti, l'istituto presieduto da Christine Lagarde toglie risorse agli Stati membri dell'Eurozona.
Se non remunerasse al 4% la banche, la Bce potrebbe finanziare l'acquisto di debito pubblico da destinare alla spesa dei vari Stati membri, a cominciare da settori cruciali come quello della sanità.
In realtà, pagando i depositi delle banche, non solo le favorisce ma accelera i processi di privatizzazione per la mancanza di risorse pubbliche.
E' naturale quindi che divengano indispensabili le polizze sanitarie private che, guarda caso, sono spesso gestite da società legate alle principali banche. Ma la cosa ancora più folle è che la Bce paga il 4% alle banche perché queste riducano i loro finanziamenti a imprese e famiglie in modo da bloccare l'inflazione con la recessione. In realtà le banche continuano a prestare ma solo a tassi molto più alti e a soggetti che hanno maggiori garanzie. E la recessione colpisce così in modo molto mirato le fasce sociali più fragili.
Il dato più doloroso, e stupido, però è costituito dal fatto che, per "pagare" tali extraprofitti, l'istituto presieduto da Christine Lagarde toglie risorse agli Stati membri dell'Eurozona.
Se non remunerasse al 4% la banche, la Bce potrebbe finanziare l'acquisto di debito pubblico da destinare alla spesa dei vari Stati membri, a cominciare da settori cruciali come quello della sanità.
In realtà, pagando i depositi delle banche, non solo le favorisce ma accelera i processi di privatizzazione per la mancanza di risorse pubbliche.
E' naturale quindi che divengano indispensabili le polizze sanitarie private che, guarda caso, sono spesso gestite da società legate alle principali banche. Ma la cosa ancora più folle è che la Bce paga il 4% alle banche perché queste riducano i loro finanziamenti a imprese e famiglie in modo da bloccare l'inflazione con la recessione. In realtà le banche continuano a prestare ma solo a tassi molto più alti e a soggetti che hanno maggiori garanzie. E la recessione colpisce così in modo molto mirato le fasce sociali più fragili.