Abrebrecha Venezuela. "La formazione è la vita della rivoluzione"

Intervista alla deputata Gabriela Peña

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Abrebrecha Venezuela. "La formazione è la vita della rivoluzione"

 

di Carlos Aznárez e Geraldina Colotti

 

Pubblichiamo in versione ampliata l'intervista che abbiamo realizzato alla deputata venezuelana Gabriela Peña nel nostro programma Abrebrecha Venezuela, un programma che, come diciamo sempre, "lavora sul paradigma della Rivoluzione Bolivariana, ma anche sui paradigmi di altri processi che si stanno verificando nel mondo in questo difficile momento di assalto imperialista e di ultradestra".

 

In che modo l'Assemblea Nazionale sta rispondendo alla grave aggressione degli Stati Uniti contro il Venezuela – tutto il dispiegamento militare con intenzioni interventiste – e come sta affrontando l'atteggiamento di alcuni membri dell'opposizione, sia in Venezuela che fuori dal paese, che invocano a gran voce un intervento militare degli Stati Uniti in Venezuela?

Come ben indica il titolo di questo programma, la rivoluzione bolivariana sta aprendo brecce da 26 anni, e noi ci siamo insediati nell'Assemblea Nazionale il 5 gennaio 2020. Stiamo per chiudere questo periodo. Qui in Venezuela il mandato dei deputati dura cinque anni e da allora abbiamo affrontato l'aggressione imperiale. Sapete che da quando il comandante Hugo Chávez ha vinto le elezioni e ha assunto il potere politico, l'aggressione dell'impero non è cessata. Non è cessato il tentativo di alcuni signori e signore nati in questa patria di delegittimare, screditare, danneggiare il progetto bolivariano, che solo vuole il benessere del popolo e la massima felicità possibile.

Ora, in mezzo a tutta questa aggressione, noi, fin dall'inizio, da quando ci siamo insediati nell'Assemblea Nazionale, abbiamo dovuto superare tutto ciò che l'opposizione venezuelana aveva fatto nel periodo 2015-2020. Ovvero, hanno cominciato, hanno preso il potere nell'Assemblea Nazionale nel 2015 per iniziare un processo di aggressione dall'interno, per sollecitare l'intervento straniero, per sollecitare blocchi, per sollecitare sanzioni. E oggi stiamo ancora attraversando una difficile situazione economica che deriva da quel periodo dell'Assemblea Nazionale. Ebbene, siamo arrivati lì con la Costituzione alla mano e abbiamo iniziato a generare un'impalcatura giuridica che permettesse di alleviare questa situazione.

 

In che modo?

Uno degli assi è stata la Legge Antibloqueo, che abbiamo approvato nell'Assemblea Nazionale, e la legge organica più recente che abbiamo approvato, sempre in parlamento, per fermare anche tutta questa aggressione da parte di attori interni, la Legge Organica Simón Bolívar. Questa legge è piuttosto potente. Mira a sanzionare, a inabilitare politicamente, tutte quelle persone che sollecitano aggressioni contro il paese. Non possiamo permettere che questi signori, come nel caso di Leopoldo López, come nel caso di María Corina Machado, continuino a presentarsi come portavoce del popolo venezuelano quando non lo sono: quando sono un uomo e una donna che cercano semplicemente l'arricchimento individuale, il benessere delle proprie tasche, a danno di un popolo; e non hanno alcuna vergogna nel manifestarlo all'estero, e persino nel parlare irresponsabilmente della nostra patria. Ci siamo basati sulla nostra Costituzione, l'articolo 130 è piuttosto chiaro e noi dell'Assemblea Nazionale continueremo a lavorare per smascherare questa gente che non solo parla contro il governo bolivariano, ma che senza alcun problema chiede sanzioni, chiede interventi militari e sappiamo cosa implica un intervento militare. Insomma, qui purtroppo c'è chi osa chiedere interventi esterni, e poi dice di amare la patria. Questo è ormai palese. Grazie a Dio, il popolo venezuelano ha acquisito consapevolezza politica e li vede già come nemici. Recentemente è stato fatto un sondaggio nazionale che ha dato come risultati che le loro dichiarazioni non hanno più alcuna validità agli occhi del popolo venezuelano. Tuttavia, in termini legali noi dobbiamo continuare a lavorare in tal senso.

 

Pur essendo molto giovane, lei ha una grande esperienza di lavoro politico con le comunas, nell'agricoltura urbana, nelle comunità e con i media comunitari. Come reagiscono i territori a queste nuove minacce, adesso che anche dal parlamento si sta costruendo lo stato comunale?

Il potere popolare è la più grande conquista della rivoluzione bolivariana. Abbiamo fatto grandi progressi, oggi abbiamo 5.338 circuiti comunali e comunas nel nostro paese, il che implica la territorializzazione della nuova forma di autogoverno del popolo. Abbiamo anche osservato come i consigli comunali acquisiscano sempre più forza organica, sono già 49.183. I consigli comunali sono istanze di autogoverno del potere popolare, dove uomini e donne si candidano a diversi comitati di lavoro, comitati per la salute, per l'abitazione, per l'istruzione, l'unità finanziaria, l'unità di controllo sociale, e altri comitati che permettono di generare la dinamica di lavoro in funzione della territorializzazione delle politiche pubbliche del governo bolivariano. In questo senso, per noi dell'Assemblea Nazionale, la riforma delle leggi organiche del potere popolare è stata fondamentale, lo abbiamo fatto in questo periodo legislativo. Abbiamo riformato 5 leggi organiche del potere popolare: quella dei consigli comunali, la legge organica delle comunas, la legge organica del potere popolare, la legge organica di controllo sociale, e una nuova legge che ci ha permesso di territorializzare il sistema di giustizia, che è la legge organica di giustizia di pace comunale; in questo senso, anche collegando direttamente la quotidianità con la formazione, per generare processi che ci permettano di progredire nella gestione comunale attraverso i consigli comunali, le comunas, ma anche i movimenti sociali. Nel nostro paese abbiamo un'ampia diversità di movimenti sociali, il popolo si è organizzato in modo davvero degno e coraggioso dai diversi settori della società. E noi accompagniamo permanentemente processi per il controllo della gestione pubblica. La Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela è bellissima, e in essa è importante sottolineare l'importanza dell'articolo 62. Ci dice che il popolo ha il diritto di partecipare liberamente alla formazione, esecuzione e controllo della gestione pubblica. E lì noi, dalla Commissione Permanente del Potere Popolare e della Comunicazione dell'Assemblea Nazionale, abbiamo un piano d'azione che ci permette di dire: abbiamo competenze come deputati in materia di legislazione, ma anche in materia di accompagnamento, di promozione del potere popolare e di controllo della gestione pubblica, il che ci permette di monitorare permanentemente come si stanno sviluppando i processi, cosa manca ancora per continuare a dare potere al popolo, ascoltando la gente per continuare a generare meccanismi innovativi che ci permettano di avanzare nell'edificazione di questo nuovo stato. Abbiamo ereditato uno stato capitalista, uno stato borghese, uno stato verticale, e abbiamo fatto passi da gigante per l'edificazione dello stato democratico, sociale, di diritto e di giustizia come stabilisce la costituzione, ma che a sua volta è lo stato comunale di transizione al socialismo bolivariano.

 

E cosa pensa, dalla sua prospettiva di parlamentare, della proposta di organizzare Brigate di solidarietà internazionalista?

In questi momenti, e tornando un po' al tema del possibile intervento militare nordamericano, sia il presidente Maduro che il capitano Diosdado Cabello hanno insistito sul tema delle brigate internazionali di sostegno al Venezuela bolivariano: soprattutto perché è giusto riconoscere che, così come il Venezuela è sempre stato presente nel sostenere, nel caso dell'America Latina, molti paesi in circostanze molto difficili, sia economicamente che politicamente, ponendo la necessità di appoggiare processi progressisti o rivoluzionari in America Latina, è logico che oggi il mondo bolivariano che si muove, almeno nel nostro continente, sia disposto a pronunciarsi non solo con un manifesto, ma anche a "metterci il corpo" lì in Venezuela. Dico questo perché stiamo già organizzando questo in diversi paesi, sia con l'MST Brasile, sia in Argentina stiamo facendo lo stesso e l'idea delle brigate si sta estendendo a poco a poco.

 

Come credete che debbano essere queste brigate? Che possibilità vede che non si trasformino in qualcosa di turistico, ma compiano azioni concrete per appoggiare il Venezuela contro i governi ostili dei loro paesi?

Beh, sapete che per noi è molto importante la presenza di portavoce, di amici della rivoluzione bolivariana, è molto importante. Ogni volta che venite qui, ci date davvero molta forza perché la nostra verità si moltiplica, le nostre voci si moltiplicano, oltre al fatto che le vostre parole sono permanentemente di incoraggiamento, le vostre parole sono di speranza e ci trasmettono sempre l'importanza della rivoluzione bolivariana per il continente e per il mondo.

Recentemente abbiamo tenuto qui la plenaria straordinaria nel quadro del quinto congresso del Partito Socialista Unito del Venezuela e ci hanno accompagnato delegate e delegati di oltre 20 paesi. Erano almeno 100 delegati e delegate e abbiamo avuto una conversazione in cui ci dicevano proprio quello che lei afferma: contate su di noi per difendere la rivoluzione bolivariana, non solo dal nostro territorio ma qui, dove bisogna arruolarsi, noi vogliamo arruolarci. Diversi delegati... e quando sentiamo questo diciamo: wow, il nostro comandante Chávez ha seminato, e se andiamo un po' più indietro Simón Bolívar ha seminato, perché noi non siamo mai usciti dalle nostre terre per colonizzarne altre, né per opprimere popoli. L'esercito patriota venezuelano è uscito per liberare nazioni: Colombia, Perù, Bolivia, Ecuador e vediamo come, oltre a questo, il comandante Chávez 20 anni fa ebbe una posizione ineguagliabile, persa di vista all'ONU dove sollevava la necessità di lottare affinché la Palestina fosse un territorio libero. Insomma, il comandante Chávez 20 anni fa già alzava la voce per la Palestina, già alzava la voce per i popoli del continente africano e oggi vediamo come i popoli del continente africano si sollevano, oggi vediamo come la Palestina resiste davvero e beh ci sono stati alcuni accordi... e noi speriamo che le bambine e i bambini palestinesi possano vivere in pace e ovviamente che i nostri figli e le nostre figlie qui in Venezuela possano vivere in pace.

L'aggressione imperiale ha generato processi deplorevoli nella nostra popolazione, famiglie si sono separate, credo che abbiano messo l'attenzione proprio lì, sul fatto che la famiglia venezuelana si separasse. Oggi abbiamo molti uomini, donne, bambini, bambine fuori dalle nostre terre, in molti casi passando difficoltà, essendo vittime di xenofobia, giovani assassinate, altri maltrattati, insomma, se c'è qualcosa che hanno ottenuto attraverso le misure coercitive che hanno implementato contro il governo bolivariano ha a che fare con questo, con lo sciogliere la famiglia, la cosa più sacra che abbiamo.

Ora, le brigate internazionaliste sono molto importanti e avranno un effetto maggiore di quanto abbiano già fatto gli amici e le amiche del Venezuela, quando avremo chiaro lo scopo, finché avremo chiaro lo scopo continueranno ad avere effetto. Guardiamo cosa sta succedendo oggi negli Stati Uniti, come il popolo si è organizzato, come è sceso in piazza con un messaggio chiaro. A proposito di questa domanda vorrei dirti che il messaggio chiaro parla molto più di qualsiasi altra cosa, quindi se c'è qualcosa che noi venezuelani chiediamo è che ci permettano di vivere in pace. Se c'è qualcosa che noi venezuelani chiediamo è che ci permettano di edificare il nostro destino, che non intervengano nella nostra volontà di continuare a essere un paese libero, indipendente e sovrano.

Qui abbiamo un piano, abbiamo un progetto, esiste il Piano della Patria che ci ha lasciato in eredità il nostro comandante Hugo Chávez e lì è abbastanza chiaro che continueremo a costruire il socialismo bolivariano, trasformeremo il Venezuela in un paese potenza: in ambito economico, politico, sociale, culturale, ma continueremo anche a progredire per creare un nuovo equilibrio nell'universo, un mondo multicentrico e pluripolare e inoltre abbiamo la ferma volontà di preservare la specie umana sul pianeta, preservare la vita sul pianeta.

Quindi, nel quadro di questo Piano della Patria è molto importante che le brigate internazionaliste lo conoscano, questo di cui parli, che a volte questi viaggi si trasformano in turismo forse ha a che fare con il fatto che non si gestisce il progetto bolivariano nella sua essenza, ma semplicemente la necessità di difendere la verità del Venezuela e quindi ci si potrebbe limitare solo a far sapere che si è tenuto un evento, mentre è più di questo, è mostrare ciò che vogliamo costruire nel paese.

 

E come lo presenterebbe, in sintesi, il vostro progetto, a chi viene da altri paesi?

Abbiamo il piano delle Sette Trasformazioni: in ambito economico, per le città umane per il buon vivere, per la sicurezza dei cittadini tutti, in ambito sociale che è dove si situa la strategia per la rivoluzione bolivariana, il socialismo; in ambito politico perché anche dopo 26 anni abbiamo valutato come stiamo procedendo e riteniamo che sia necessario continuare a produrre rotture per poter generare una nuova cultura politica che ci permetta di liberarci dai vizi del passato; ma stiamo anche avanzando seriamente nell'ecosocialismo, nella tecnologia e naturalmente nella geopolitica della pace, nelle relazioni con il mondo da questa ispirate. E lì, in quella settima trasformazione, sono collegate le brigate internazionaliste che ci permettano di tessere reti, tessere una grande rete nel mondo dove i popoli continuino ad alzare le loro voci, le loro bandiere di lotta: affinché, definitivamente, facciamo passi avanti per questo nuovo ordine mondiale di cui tanto parlava il nostro comandante Chávez, quella forma di relazionarci a partire dall'amore, dalla solidarietà, dalla complementarità; perché se c'è qualcosa di importante che voi ci potete aiutare a dire è che questo attacco dell'impero ha semplicemente a che fare con quel suprematismo di voler impadronirsi delle nostre risorse, delle nostre ricchezze, del nostro petrolio, del nostro oro, dei nostri minerali, del nostro gas, della nostra acqua. E non lo permetteremo.

 

Lei è anche parte della direzione politica del partito, del Partito Socialista Unito del Venezuela, che abbiamo visto nella persona del capitano Diosdado Cabello, sostenere la proposta di cancellare la cittadinanza venezuelana ai golpisti, a partire da Leopoldo López. Una proposta che va insieme a quella fatta dalla vicepresidente esecutiva, Delcy Rodríguez, di dichiarare persona non grata la prima ministra di Trinidad e Tobago, che si sta prestando a operazioni militari contro il Venezuela, nonostante gli accordi solidali che sono stati siglati nel quadro di Caricom, dell'Alba, dell'idea di Patria grande. Cosa ne pensa di tutto questo?

Quando ho visto le dichiarazioni di questo signor Leopoldo López, devo davvero dirvi che mi ha suscitato una grandissima indignazione perché l'aggressione imperiale è andata crescendo. E che una persona nata in questo paese osi dire di essere d'accordo con un intervento militare, per noi è davvero un colpo duro; c'è chi dice: mi aspetto qualsiasi cosa da loro, ma chi agisce in buona fede non si aspetterà mai che una persona dica di essere d'accordo con un intervento militare nel paese. Insomma, per me personalmente è stato come chiedersi: ehi, fino a quando? Perché tanta malvagità? Perché non ci permetti di stare tranquilli? Che bisogno hai di promuovere un intervento militare nel tuo paese? Sei un malnacido, una persona spregevole. Allora noi abbiamo approvato nell'Assemblea Nazionale la Legge Organica Simón Bolívar, vi dicevo all'inizio che è molto potente. E questa legge ci autorizza non solo a chiedere che gli venga tolta la nazionalità, cioè, non merita di essere chiamato venezuelano, che si tenga la nazionalità che ha richiesto in seguito, ma venezuelano non è, perché questa legge, se mi permetti ti cerco l'articolo seduta stante, è molto chiara. Infatti, appena uscite quelle dichiarazioni, ci hanno inviato i link, io li inviavo ai miei compagni della direzione, dicevo: dobbiamo applicargli la Legge Simón Bolívar, la Legge Organica Simón Bolívar, e passavo l'articolo agli altri deputati, perché guardate, guardate cosa dice l'articolo 8 di questa legge. "Qualsiasi persona che promuova, invochi, sostenga o partecipi all'adozione di misure coercitive unilaterali e altre misure restrittive o punitive contro la popolazione da parte di uno stato straniero o gruppo di stati, sarà sanzionata con la reclusione da 25 a 30 anni". Cioè, non basta richiedere al Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ) che gli venga revocata la nazionalità. Se quest'uomo mettesse piede sul suolo venezuelano, merita di essere portato in carcere e restarci da 25 a 30 anni. In questo modo, Geraldina, Carlos, smetteranno di chiedere che si facciano danni al nostro paese. E inoltre, l'articolo 9 parla del fatto che queste persone che richiedono misure restrittive, devono essere inabilitate politicamente, per via amministrativa o giudiziaria. Può essere un'inabilitazione temporanea o a vita. Credo che non abbiano letto la legge. Torno di nuovo a credere alla buona fede. A dire, beh, non conoscono la legge, per questo credono di poter continuare a fare scherzetti al paese, credono di poter continuare a parlare, violando l'articolo 57 della Costituzione che dice anche: c'è la libertà di espressione, ma occorre anche essere responsabili di quel che si dice. Per questo il nostro quadro giuridico è abbastanza ampio, solo che il presidente Nicolás Maduro è stato un uomo così onesto, così nobile, che ha sempre fatto appello al dialogo. Sempre.

E questo signor Leopoldo López è anche recidivo. È già stato privato della libertà nel nostro paese. Gli abbiamo già concesso la libertà. Beh, perché il colpo di stato chiamato delle “banane verdi” è passato, ma questo signore ha già tentato di dare un colpo di stato al nostro paese, di generare una matrice di opinione nel mondo secondo cui la base aerea di La Carlota era già stata presa dai golpisti. Insomma, non è la prima volta che agisce in questo modo. Quindi, andremo giù duro. Nell'Assemblea Nazionale, uno dei punti è stato dichiarare persona non grata la prima ministra di Trinidad e Tobago. Perché allora vediamo come questa signora, servile all'impero, si presta a generare tutto questo piano sotto falsa bandiera contro il nostro paese. Sta facendo delle esercitazioni militari che sono iniziate di fronte alle nostre terre. Per cosa? Per provocare. Quindi noi, ovviamente, sosteniamo totalmente le decisioni che prenderà il nostro presidente Nicolás Maduro al fine di preservare la pace nel nostro paese.

Una cosa è parlare di dialogo, che bisogna sempre farlo per evitare un conflitto maggiore. Ma un'altra cosa è che ti prendano in giro, perché Leopoldo López e María Corina Machado hanno avuto davvero la possibilità di ritrattare, sono passati, nel caso di Leopoldo López, per la prigione eppure ha continuato a insistere in questi appelli golpisti.

 

Il continente sta virando sempre più a destra. In Argentina, abbiamo avuto di recente un'esperienza davvero deplorevole. Dico deplorevole perché quando c'è un settore del popolo ingannato o manipolato che vota per quelli che sono i suoi carnefici, lascia sempre un sentimento di grande tristezza. Diciamo sempre di andare a vedere il contrario in Venezuela, dove il popolo ha coscienza politica. E volevo chiederle: lei, come giovane, cosa ne pensa della formazione politica per la gioventù? Che valore le dà? Dico questo perché ci serve per trasmetterlo ai nostri giovani, che con tutto il discorso dei cellulari e questa invasione permanente che c'è delle reti, molte volte scartano l'idea di formarsi politicamente.

Guarda, la formazione è la vita della rivoluzione, perché finché c'è coscienza noi preserveremo il potere politico. E non solo lo preserveremo, lo trasformeremo sempre di più in funzione del benessere sociale di tutto il popolo, affinché materializziamo i nostri sogni, affinché viviamo dignitosamente. Diceva il comandante Chávez: vivir viviendo (vivere vivendo). E guarda che abbiamo tre radici del progetto bolivariano. Una di esse, il nostro liberatore Simón Bolívar. Un'altra, il generale del popolo sovrano. Ma se c'è una radice che è fondamentale, importante, è Simón Rodríguez, che fu il maestro del liberatore. Il 28 ottobre abbiamo commemorato la nascita del nostro grande maestro Simón Rodríguez, che parlò dell'importanza dell'educazione popolare. E in quell'orizzonte intravediamo che i bambini e le bambine possano obbedire alla ragione. Mai all'autorità come se fossero esseri limitati, ci diceva Simón Rodríguez. Mai per abitudine come gli stupidi. E per questo dobbiamo continuare a formarci. Il maestro Simón Rodríguez ci ha lasciato insegnamenti in abbondanza su cui riflettere. Diceva: "Insegna, e avrai chi sappia. Educa e avrai chi faccia".

Il ruolo della formazione, dell'autoformazione che è stata promossa dal nostro partito, dal PSUV, è stato anche fondamentale perché ci permette di avere sempre più la certezza che siamo un popolo anti-imperialista. Non un governo, no, un popolo anti-imperialista. Un popolo che non si piega di fronte alla minaccia. Un popolo che si erge saldo e allora evoca il Che Guevara e dice: preferiamo morire in piedi che vivere in ginocchio. Un popolo che ha basi, guarda, radici profonde in queste tre che ti ho esposto, ma ricordiamo anche permanentemente Miranda, il nostro precursore dell'indipendenza. Abbiamo Antonio José de Sucre e, a proposito di Antonio José de Sucre, abbiamo la Scuola Internazionale di Leadership Antonio José de Sucre. Quella scuola è stata inaugurata un anno fa e lì sono già passati almeno 5.000 giovani per formarsi in materia di leadership. A proposito degli avvenimenti recenti, ci siamo formati nel metodo tattico di resistenza rivoluzionaria e quindi, beh, ti dico che per noi la formazione è fondamentale. Ho avuto la preziosa opportunità di essere viceministra della formazione comunale e dei movimenti sociali insieme a un grande maestro della rivoluzione, il nostro indimenticabile Aristóbulo Istúriz, e da lì abbiamo sempre sollevato la necessità di forgiare nuclei di formazione comunale. Oggi nelle comunas del paese ci sono permanentemente assemblee per la presa di decisioni. E il prossimo 23 novembre abbiamo una nuova consultazione popolare in cui il popolo indica la priorità nei suoi progetti e queste assemblee si svolgono sempre nel quadro formativo. Perché? Perché il nostro modello di partecipazione protagonista cerca di continuare a forgiare potere popolare ma anche di nutrire i consigli comunali e le comunas come istanza di governo e per questo bisogna studiare la gestione comunale. Abbiamo l'Università Nazionale delle Comunas che ha anche acquisito maggiore forza. Quindi, beh, davvero se potessi dirti qualcosa senza sembrare esagerata, per Gabriela Peña la formazione è la base della rivoluzione, è la chiave, è ciò che ci permette di renderla irreversibile. Dice la nostra deputata Tania Díaz: "Formazione permanente, rivoluzione per sempre". Così la penso io.

Geraldina Colotti

Geraldina Colotti

Giornalista e scrittrice, cura la versione italiana del mensile di politica internazionale Le Monde diplomatique. Esperta di America Latina, scrive per diversi quotidiani e riviste internazionali. È corrispondente per l’Europa di Resumen Latinoamericano e del Cuatro F, la rivista del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV). Fa parte della segreteria internazionale del Consejo Nacional y Internacional de la comunicación Popular (CONAICOP), delle Brigate Internazionali della Comunicazione Solidale (BRICS-PSUV), della Rete Europea di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana e della Rete degli Intellettuali in difesa dell’Umanità.

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