Abc Junior e l'incontro con la realtà palestinese

Abc Junior e l'incontro con la realtà palestinese

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Come ha raccontato Cristina Mirra, "Tra le pieghe del giornale ABC nel 2014 prende forma l'inserto ABC Junior che, con impegno e passione, racconta ogni mese la vita dei nostri quartieri ma che dirige anche la propria attenzione lontano, a quei territori sconosciuti da ogni punto di vista. La sfida di ABC J è stata, fin da subito e rimane, offrire ai bambini e ai ragazzi quegli strumenti culturali per comprendere il mondo in modo che questa consapevolezza li conduca a diventare adulti consapevoli e responsabili come cittadini, come giornalisti o eventualmente anche come politici."

Segue il racconto dell'incontro tra Said Almagd e i ragazzi e gli animatori di ABC junior

Durante il centro estivo di ABC, a cui ho partecipato come animatrice, nell’ambito del laboratorio di giornalismo, abbiamo intervistato l’attivista palestinese Said Almagd, che ci ha raccontato l’occupazione della Palestina. Con i bambini abbiamo provato a cercare lo Stato palestinese sul mappamondo, ma non l’abbiamo trovato e mi piacerebbe che qualche politico italiano mi spiegasse il motivo per il quale non c’è lo Stato di Palestina sulle carte geografiche.

Tornando all’intervista di Said Almagd, lui ci ha raccontato che dal 1948 la Palestina è invasa dalle forze di occupazione israeliane, e da quell’anno tutti i politici che si sono susseguiti hanno distrutto case e interi villaggi dei palestinesi per costruire le proprie abitazioni e le proprie colonie, hanno saccheggiato risorse, hanno rubato territori, creato un sistema di apartheid, tagliato alberi d’olivo per distruggere l’economia palestinese. Arrivando ad oggi, vediamo una Palestina costretta ad arretrare, soggetta a un’occupazione brutale e persecutoria.

La Striscia di Gaza, invece, non è occupata, ma è come se lo fosse, perché è controllata in modo asfissiante da Israele. Gaza, che è parte della Palestina, ma staccata dall’altra sua parte, la Cisgiordania, è sotto assedio dal 2007; è circondata da un muro vergognoso, che impedisce a chiunque di entrare ed uscire. A Gaza, una striscia di terra grande più o meno 10x40 km, 2 milioni di abitanti vivono in un carcere a cielo aperto, costretti a bere acqua inquinata e a vivere in grandi ristrettezze, dato l’alto livello di disoccupazione. A Gaza c’è il mare, che però non si può attraversare perché è pattugliato aggressivamente da navi militari israeliane, che quasi ogni giorno attaccano persino le barche dei pescatori, ferendoli o uccidendoli, danneggiando le loro barche ed effettuando arresti. In base agli accordi di Oslo del 1993, ai pescatori palestinesi è consentito pescare fino a 20 miglia nautiche, ma via via Israele ha continuato a ridurre gradualmente la zona di pesca tra le tre e le sei miglia nautiche; naturalmente in una zona così ristretta il pesce è più scarso e anche più inquinato, dato che i depuratori a Gaza sono stati distrutti dai bombardamenti israeliani. Per chi abita lì è molto difficile quindi raggiungere altri paesi, sia via terra, sia via mare.

Recentemente in Cisgiordania, nel campo-profughi di Jenin, è stata uccisa da cecchini israeliani una nota giornalista di Al-Jazeera, di nazionalità palestinese-americana, Shereen Abu Aqleh, che si trovava là per fare un servizio giornalistico sulle “operazioni” israeliane. Un’indagine dell’Onu ha verificato che il colpo è partito da parte israeliana, in un momento in cui non c’erano scontri; la giornalista indossava il giubbotto con la scritta “Press”, quindi l’omicidio è stato volontario, e purtroppo non è il primo, ma ne segue molti altri. Al funerale della giornalista, molto partecipato, la polizia israeliana ha attaccato il corteo funebre, picchiando coloro che stavano portando la bara: una cosa mai vista, veramente vergognosa, che ha suscitato scalpore, ma che purtroppo si è ripetuta in funerali successivi a quello della giornalista, nel silenzio dei nostri media.

Un’altra cosa che ci ha detto Said Almagd è che dall’inizio di quest’anno sono stati uccisi 57 Palestinesi e arrestati oltre 1000!

Mi chiedo, e sono in attesa di risposte da parte dei politici e giornalisti italiani, come mai le televisioni pubbliche e i giornali italiani non si occupano mai della persecuzione che questo popolo è costretto a subire, e perché, anzi, si assiste a un continuo applauso al governo israeliano e ai suoi orrori.

Radu Elena

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