15 ottobre. Intervento di Thomas Sankara al Vertice dei non allineati, New Delhi 1983

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15 ottobre. Intervento di Thomas Sankara al Vertice dei non allineati, New Delhi 1983

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Per ricordare Thomas Sankara, presidente rivoluzionario del Burkina Faso, assassinato il 15 ottobre 1987, ecco, tradotti, brani del suo intervento al vertice del Movimento dei non allineati, nel marzo 1983. Sankara era all’epoca primo ministro dell’Alto Volta; con la sua presidenza, il nome coloniale del paese fu mutato in Burkina Faso, ovvero il paese degli integri). Questa sintesi, a cura di Mohamed Maiga apparve sulla rivista Afrique-Asie 293, dell’11 aprile 1983. Traduzione a cura del Comitato Sankara XX. Si ringrazia l’équipe del sito thomassankara.net. Il testo e tutti i riferimenti (anche all’audio integrale dell’intervento) qui: https://www.thomassankara.net/thomas-sankara-sommet-non-alignes-a-new-dehli-de-mars-1983-mohamed-maiga/

 

Premessa di Mohamed Maiga. I capi di Stato e di governo, gli osservatori e i giornalisti presenti al vertice di Nuova Delhi (7-13 marzo) hanno atteso con interesse il discorso del primo ministro dell’Alto Volta, Thomas Sankara. Alla fine, alcuni erano irritati o delusi; altri, al contrario, soddisfatti se non entusiasti. I primi perché speravano di sentire una voce a cui erano abituati: quella di un paese che ha vissuto a lungo nell’ovile neocoloniale. I secondi perché il discorso di Thomas Sankara è stato la conferma che l’Alto Volta stava finalmente uscendo da un passato di servitù, di seguito e di dominazione. “Noi, popolo dell’Alto Volta!” L’acclamazione di Thomas Sankara ha scaldato i cuori non solo di quel popolo ma di tutti gli africani, di tutti i popoli del Terzo Mondo. Esprime chiaramente che l’era della confusione e della rassegnazione è finita. Che i cittadini di quel paese da allora avrebbero contribuito efficacemente alla realizzazione dei principi del non allineamento. Il discorso di Thomas Sankara, da cui sono tratti i seguenti estratti, è quindi significativo.

 

Nei tre anni alla guida del nostro Movimento, il presidente Fidel Castro ha dimostrato qualità eccezionali, e questo ha rafforzato la nostra dignità e credibilità [...] Do inoltre il benvenuto ai nuovi membri del Movimento, vale a dire Bahamas, Colombia e Barbados. La loro ammissione al Movimento dei Non Allineati sarà senza dubbio un contributo fruttuoso al consolidamento della nostra lotta comune. Dopo le discussioni preliminari della Conferenza di Bandung, che ha affermato in modo clamoroso al mondo, attraverso la voce dei popoli dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, il diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza dei popoli coloniali, e che ha poi dato il segnale decisivo perché la comunità internazionale agisse, il Movimento dei Non Allineati è nato ventidue anni fa a Belgrado, su iniziativa dei suoi padri fondatori Nehru, Sukarno, Nasser e Tito, eroi dell’umanità il cui segno nella storia vivrà per sempre. Altri, dopo di loro, hanno svolto un ruolo dinamico nel valorizzare il nostro movimento e nell’evitare la sclerosi che l’imperialismo e il neocolonialismo stavano cercando di imporgli attraverso il ricatto economico e politico. Permettetemi di citare solo Kwame Nkrumah e Houari Boumediene, che ricorderemo sempre con profondo rispetto. Dal primo vertice di Belgrado del 1961, al secondo del Cairo del 1964, a quello di Lusaka del 1970, a quello di Algeri del 1973, a quello di Colombo del 1976, a quello dell’Avana del 1979 e ora a quello di Nuova Delhi, il nostro movimento non ha mai smesso di confermare ed estendere la sua platea, di diventare più chiaro e assertivo nel mondo.

 

Attraverso i suoi obiettivi e i suoi nobili ideali, come forza di pace, forza di ragione e infine come coscienza profonda e coraggiosa di un mondo che l’imperialismo vorrebbe vedere eternamente sottomesso al suo dominio, al suo saccheggio e ai suoi massacri indiscriminati, il Movimento dei Non Allineati ha voluto innanzitutto porsi come una forza che rappresenta la profonda aspirazione dei nostri paesi alla libertà, all’indipendenza e alla pace di fronte al blocco ostile che è al potere nel mondo; come una forza che afferma il nostro diritto di Stati e popoli sovrani di scegliere liberamente e senza sudditanza le nostre vie al progresso [...]. ... di scegliere liberamente i nostri amici nel mondo, sulla base del loro atteggiamento concreto nei confronti dell’aspirazione dei nostri popoli alla liberazione dal giogo coloniale, neocoloniale o razzista; all’indipendenza, alla sicurezza, alla pace e al progresso economico e sociale. Contrariamente all’interpretazione restrittiva e semplicistica che l’imperialismo vuole imporci come definizione di non allineamento, questo non ha nulla a che vedere con l’equidistanza aritmetica dei due blocchi che dominano il mondo, o con un ridicolo “gioco di equilibri” di popoli traumatizzati tra questi due blocchi. Tutte cose che chiaramente non hanno senso e che di fatto negano la nostra libertà di esprimere giudizi indipendenti sugli atteggiamenti e le azioni degli altri nel mondo. Non possiamo mai mettere sullo stesso piano chi opprime, saccheggia e massacra un popolo mentre lotta per la sua liberazione e chi aiuta in modo disinteressato e coerente quello stesso popolo nella sua lotta di liberazione. Non possiamo stare alla stessa distanza da chi arma, fortifica, sostiene diplomaticamente e politicamente una cricca razzista che da decenni uccide freddamente un intero popolo, e da chi aiuta questo popolo a porre fine allo stesso regime razzista. [...] Non possiamo mettere sullo stesso piano chi sostiene, con tutti i suoi potenti mezzi economici, regimi e governi la cui unica ossessione è quella di sottomettere e terrorizzare tutti i Paesi che li circondano (anche con aggressioni militari dirette e assassinii organizzati dai loro servizi segreti) e chi fornisce un sostegno concreto a questi Paesi aggrediti per garantire la loro difesa e la loro sicurezza sul territorio. Naturalmente il Movimento dei Non Allineati non è una potenza militare, e questa è una fortuna, anche se gli vale la derisione di alcune potenze per le quali la pura forza ha la precedenza sul diritto dei popoli alla dignità e all’indipendenza. Il nostro movimento è soprattutto una forza morale che riunisce Paesi diversi per posizione geografica, dimensioni, popolazione, economia e sistemi sociali. […]

 

 Per promuovere la democratizzazione delle relazioni internazionali basate sull’uguaglianza dei diritti e dei doveri al posto delle delle attuali, ingiuste e illegali; per promuovere, infine, il progresso dei paesi e dei popoli al posto del continuo impoverimento dei paesi più poveri e dell’arricchimento dei più ricchi sulle loro spalle ... il nostro movimento non deve mai abbandonare gli sforzi perseveranti per portare i suoi membri a rispettare uno dei nostri grandi principi che consiste nel cercare, attraverso negoziati e mezzi pacifici, una soluzione alle differenze e ai conflitti che possono sorgere tra loro e che, inoltre, sono molto spesso provocati o acuiti dalle manovre dell’imperialismo. Per questo motivo, non solo deploriamo la guerra fratricida in corso da più di due anni tra Iraq e Iran [...], ma chiediamo ai leader di questi due Paesi di accettare la mediazione del Movimento dei Non Allineati per una pace giusta, onorevole e rapida. Allo stesso modo, riteniamo che il nostro movimento non possa accettare il ruolo di osservatore muto e passivo che gli viene imposto - e al resto del mondo - in questo conflitto mediorientale [...] dove le manovre congiunte dell’imperialismo e del sionismo sono riuscite non solo a cacciare il popolo palestinese dalla sua patria ma anche, a seguito di successive barbare aggressioni, a realizzare e mantenere l’occupazione militare e l’annessione di vasti territori in diversi Paesi arabi membri del nostro movimento.

 

Meno di un anno fa, il governo di Israele, pubblicamente incoraggiato da quello degli Stati Uniti, ha invaso con il suo esercito lo Stato del Libano, nonostante la condanna unanime dei popoli di tutto il mondo, e ha sottoposto la capitale Beirut a una spietata distruzione con le sue enormi risorse militari, terrestri, marittime e aeree, nonostante l’eroica resistenza della città e dei palestinesi sotto la guida dell’Olp Nonostante il cessate il fuoco ottenuto dalla comunità internazionale, il governo israeliano ha permesso gli indicibili massacri di Sabra e Shatila, i cui autori meritano di essere perseguiti per crimini contro l’umanità. Si rifiuta ancora ostinatamente di ritirare le proprie truppe dal Libano. Ovunque i popoli si sollevino per chiedere la loro liberazione e indipendenza, l’imperialismo interviene rozzamente per armare i nemici, scatenare guerre e organizzare massacri, opponendosi così attivamente alla pace e alla libertà dei popoli. È il caso del Nicaragua, dove, nel tentativo di cancellare la vittoria del popolo nicaraguense, l’imperialismo sta manipolando le bande armate e i governi dei Paesi vicini contro di esso. In El Salvador, lo stesso scenario è volto a fermare l’avanzata del movimento di liberazione nazionale [...]. Salutiamo anche il costante sostegno dato dal Movimento dei Non Allineati alla lotta del popolo della Namibia per la sua liberazione sotto la guida del suo unico rappresentante legittimo, il wapo, alla lotta del popolo nero del Sudafrica contro l’odioso sistema razzista di sfruttamento noto come apartheid, al diritto del popolo saharawi all’autodeterminazione indipendente e alla riunificazione pacifica della Corea, liberata dalle truppe straniere che hanno occupato il suo suolo per trent’anni. Promuovere la democratizzazione delle relazioni internazionali significa semplicemente adeguare queste relazioni, stabilite in un’epoca sempre più passata, alla situazione attuale del nostro mondo. Significa tenere conto del fatto innegabile dell’emergere sulla scena internazionale di popoli colonizzati o sottomessi, ma che aspirano naturalmente al progresso e al benessere, ad essere padroni delle risorse del loro suolo e del loro sottosuolo per utilizzarle innanzitutto per soddisfare i propri bisogni, e a partecipare, con pari diritti e doveri, allo sviluppo degli scambi internazionali di ogni tipo, economici, commerciali, ma anche tecnologici e culturali. I nostri Paesi non vogliono più il vecchio ordine economico, costruito sulla supremazia incontrastata e sul diktat del più forte, organizzato su scambi unidirezionali e sleali tra le nostre materie prime, i prodotti di base o appena sviluppati e i loro manufatti, la loro tecnologia e il loro stile di vita. […]

 

Dobbiamo quindi perseverare nella nostra azione nonostante gli ostacoli e le battute d’arresto momentanee, cercando costantemente di rafforzare la nostra coesione, perché la pace, l’indipendenza dei popoli e la democratizzazione delle relazioni internazionali per il progresso generale dell’umanità meritano che vi dedichiamo tutti i nostri sforzi, tutta la nostra intelligenza e tutto il nostro coraggio, soprattutto in un momento in cui le dimensioni gigantesche degli arsenali nucleari rappresentano la minaccia permanente di una folle autodistruzione dell’umanità. In un mondo in fermento, la costante ricerca della pace deve essere l’imperativo prioritario del nostro movimento, perché senza la pace nessuno degli obiettivi che stiamo perseguendo può essere raggiunto. In queste condizioni, ad esempio, come non incoraggiare e sostenere gli instancabili sforzi della Repubblica Democratica del Madagascar e di altri per fare dell’Oceano Indiano una zona di pace, cioè una zona più umana, per la felicità dei popoli che vivono lungo le sue coste? [...] “Il non allineamento non ha nulla a che vedere con il ridicolo “gioco di equilibri” di popoli traumatizzati tra due blocchi”. Per noi, popolo dell’Alto Volta, sotto la guida del Consiglio per la Salvezza del Popolo, il non allineamento deve essere inteso innanzitutto come la nostra permanente autonomia decisionale, come la non ingerenza negli affari interni degli Stati; ma non confondiamo il non allineamento con la complicità o la passività di fronte ai crimini dell’imperialismo contro l’indipendenza e la libertà dei popoli; né la non ingerenza con la cecità di fronte ai crimini delle forze reazionarie contro la libertà dei loro popoli e il rispetto dei loro diritti. La nostra appartenenza al Movimento dei Non Allineati ci impone, tra i tanti compiti, di sbarrare la strada a tutte le forze che aspirano ad allineare i nostri popoli. Il Sudafrica è una di queste forze. Un non allineamento responsabile ci vieta di rimanere in silenzio quando uomini, donne e bambini vengono uccisi senza alcun crimine se non quello di pensare alla nozione, per loro così remota, di libertà. Dal 7 novembre 1982, in nome dei principi giusti e progressisti enunciati dal Consiglio per la Salvezza del Popolo al momento della sua presa di potere, il popolo del Volta si è sentito più vicino a tutti coloro che lottano per la giustizia, la libertà e la democrazia. [...] Il popolo dell’Alto Volta sta vivendo sulla propria pelle le crudeltà subite da persone geograficamente lontane da lui, ma ora così vicine grazie alla comune determinazione a denunciare il razzismo, l’altra forma di fascismo. Vogliamo dire a tutti coloro che sono vittime delle vessazioni dei banditi del Sudafrica che sosteniamo pienamente la loro lotta.  Salutiamo le forze popolari del Mozambico e dell’Angola che stanno respingendo vittoriosamente le orde che i sinistri Pretoriani impenitenti continuano a inviare contro di loro. Il nostro movimento ha già condannato il Sudafrica e deve continuare a farlo. [...] Quando vedremo una vera condanna di tutti coloro che, nell’ombra e alla luce del sole, forniscono a Pretoria sostegno finanziario, economico, diplomatico e militare? [...]

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