REPORTAGE - COLORADO: Il fattore migrazioni nella corsa presidenziale USA
Nuovo reportage di Loretta Napoleoni per comprendere "l'America Sconosciuta" prima delle elezioni presidenziali di novembre: Colorado Springs - FOTO DI LORETTA NAPOLEONI -
di Loretta Napoleoni - Colorado Springs, Colorado
20 ottobre 2024
Insieme con l’economia il tema delle migrazioni è centrale nella campagna elettorale americana. Ma il secondo va ben oltre la retorica elettorale, il fenomeno delle migrazioni sta ridisegnando la mappa socioeconomica del paese e così facendo altera le tradizionali scelte elettorali. È questa una scoperta che porta a riflettere sulla vittoria di Trump nel 2016 grazie al voto degli stati industriali del Nord, il celeberrimo blu wall e sui piccolissimi margini di vittoria di Biden nel 2020 negli stessi stati. È possibile che queste ‘sorprese’ elettorali siano dovute alla mutata composizione sociale di alcuni stati prodotta dalle migrazioni?
E che quindi i swing state, gli stati indecisi saranno di piu’ o meno di quelli previsti dai sondaggi o, addirittura, diversi?
Per rispondere bisogna analizzare l’impatto di tutte le migrazioni. Iniziamo da quelle delle famiglie e dei giovani per poi passare nelle prossime puntate alle altre.
Quando si parla di migranti si pensa agli stranieri, un fiume sempre in piena che scorre da sud a nord. Una volta attraversato il confine si divide in diversi affluenti, un paio virano ad ovest ed arrivano in Texas e California, altri, piu’ numerosi girano ad est e fluiscono verso la Florida o a nord est verso i ricchi stati del nord est. Ma questo è solo un tipo di migrazione, anche se e’ quello maggiormente discusso in campagna elettorale.
Diametralmente opposto è il flusso dei migranti pensionati, per lo piu’ appartenenti alla generazione dei baby boomer e quello dei loro figli e nipoti, che possiamo definire migranti interni, gente che si sposta dalle grandi città verso gli stati dell’ovest e del sud. È questo un fenomeno iniziato una decina d’anni fa’ che ha subito un’accelerazione durante il Covid specialmente nei giovani, i quali di fronte ai lockdown ed alla possibilità di lavorare da casa, hanno optato per gli spazi aperti dell’ovest e del sud del paese.
Le migrazioni interne hanno dato vita in alcuni stati, tra cui il Colorado, ad un grosso aumento della popolazione. Negli ultimi dieci anni la popolazione del Colorado è cresciuta di circa il 15 per cento raggiungendo 5,8 milioni di persone. Corollario: una speculazione edilizia che gli Stati Uniti non vedevano dagli cinquanta e sessanta.
Dopo le distese infinite del Sud Dakota e quelle del Wyoming orientale, stati la cui popolazione è rimasta stabile, si arriva in Colorado e ci si immette in un torrente di macchine, camion ed autovetture varie che sfrecciano su strade a sei corsie. Siamo sempre nell’ovest ma sembra di essere precipitati al centro di Los Angeles nell’ora di punta.
Man mano che ci si avvicina a Denver, ai lati dell’autostrada si aprono a raggera enormi sobborghi, grandi come piccole città.
Le case sono tutte uguali, bifamiliari, condomini, tutte attaccate le une alle altre, con microscopici giardini e senza alberi. L’avanzata del cemento e’ metodica ed inesorabile, striscia dopo striscia si mangia il verde della prateria mentre si avvicina pericolosamente ed inesorabilmente al Continental Divide. E dato che le migrazioni interne non accennano a scemare e che i costruttori non riescono a soddisfare la domanda in tempo reale, dal primo trimestre del 2014 al primo trimestre del 2024 l’indice dei prezzi delle case in Colorado è aumentato di circa il 49 per cento.
Ormai Denver e’ circondata da chilometri e chilometri sobborghi che da lontano sembrano colonie di funghi sorte dopo grossi temporali. Al loro interno c’e’ tutto cio’ di cui una famiglia ha bisogno dalle scuole alle piscine ai centri sportivi. C’e’ anche tutto cio’ di cui hanno bisogno i giovani single, centri commerciali interminabili, ristoranti, locali, cinema. Ed ancora campi da golf per i piu’ anziani, ospedali, fisioterapisti e tutti i supermercati di marca da Trader Joe a Whole Foods. I migranti interni hanno lasciato alle loro spalle soltanto i contorni delle grandi città, la sostanza se la sono portata dietro, come a Colorado Springs, un tempo una piccola cittadina ai piedi delle montagne ed oggi una citta’ di sobborghi ultramoderni.
Tutto cio’ ha rivoluzionato il tessuto sociale del Colorado. Un tempo era uno stato dell’ovest dove la gente era rilassata, indossava gli stivali ed il cappello da cowboy, mangiava bistecche alte cinque centimetri e beveva birre alla spina. Oggi ci sono ristoranti fusion e vegani. Era anche, come il vicino Montana e Wyoming, uno stato tradizionalmente repubblicano, dal 1920 al 2004 il Colorado ha votato per il candidato repubblicano nelle elezioni presidenziali. Ma le cose sono cambiate nelle ultime quattro elezioni nelle quali ha votato democratico.
Secondo i sondaggi il Colorado voterà Kamala Harris. È possibile, ma non è detto. La popolazione originaria del Colorado associa l’aumento del costo della vita alle migrazioni interne e non è affatto contenta. Risente anche il fatto che non puo’ permettersi di vivere dove ha sempre vissuto perche’ le tasse immobiliari sono salite con l’aumento del valore degli immobili. La politica del Covid, poi, ha avuto un impatto negativo sull’economia e creato la crisi dei senza tetto che si è andata ad aggiungere a quella degli oppioidi, senza tetto e tossici hanno invaso il centro delle città dove un tempo si andava al cinema o al ristorante. Molti sono convinti che gran parte della responsabilita’ sia dell’amministrazione Biden che non ha saputo gestire il Covid.
Tanti guardano al vicino Wyoming che non e’ stato investito dalle migrazioni interne, li’ la vita scorre come prima ed il prezzo delle case non e’ schizzato alle stelle. C’e’ anche chi crede che Trump con una bacchetta magica potrebbe riportare il paese indietro nel tempo e mettere fine a tutte le migrazioni, un sogno? Forse, ma l’America e’ sempre stata una nazione di sognatori.
Prossima puntata: Santa fe’
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