Fabio Massimo Parenti - L'economia cinese, problemi e riforme nel settore immobiliare
Venezuela. La lunga marcia della gioventù bolivariana
“Se qualcosa è stato realizzato in questi 24 anni di rivoluzione, è includere i giovani nel processo decisionale del Paese, è tener conto dei giovani. I giovani di oggi valgono, i giovani di oggi sono ascoltati. " Così ha detto il presidente venezuelano, Nicolas Maduro, rivolgendosi alla folla di giovani che, domenica 12 febbraio, ha sfilato a Caracas verso il Palazzo Miraflores, per celebrare la Giornata della Gioventù. Per l'occasione – il 209° anniversario della Battaglia della Vittoria -, il presidente ha annunciato la creazione di un programma sociale dedicato ai giovani, che mirerà a "fare di più" nei settori dell'istruzione, dell'economia, della casa, dello sport, dell'imprenditoria e della cultura. "Tutta la gioventù venezuelana - ha detto - è convocata al grande congresso giovanile l'11 e 12 marzo, qui a Caracas, per fondare la Grande Missione Giovanile Venezuela".
Un compito che spetterà al vicepresidente del governo per il socialismo sociale e territoriale, Mervin Maldonado, e alla giovane deputata Grecia Colmenares, che definiranno i temi fondamentali del prossimo incontro. L’appello - ha aggiunto il Capo dello Stato - dovrà essere il più ampio possibile, e aprirà la strada alla generazione di posti di lavoro per i giovani, al sostegno all'imprenditoria e al sostegno ai talenti. “Questo è il momento della gioventù antimperialista – ha detto Maduro -. Con l'unione dei giovani coltiveremo i valori fondanti la nostra Patria, con amore e ribellione, contro il flagello della corruzione. I giovani devono aspirare a una coscienza superiore".
Un tale livello di partecipazione giovanile alla vita politica non si vede in Europa. I giovani europei non hanno motivo di sostenere governi che, al di là della retorica, offrono loro ben poco spazio. Le carenze strutturali di paesi come l'Italia e la subalternità dei governi ai diktat dell’impresa non favoriscono il loro inserimento nel mondo del lavoro, rallentandone l’autonomia socioeconomica, condizione essenziale per il pieno e consapevole esercizio dei diritti politici e civili. La tardiva acquisizione della stabilità sociale ed economica incide sulla costituzione dell'identità degli individui, e determina la scarsa propensione a partecipare a una politica dove i giovani possono votare, ma non decidere.
In Italia, la diffusione delle forme di lavoro atipico ha contribuito a un peggioramento della qualità complessiva dell'occupazione, che ha portato anche a un ulteriore abbassamento dei livelli salariali medi. La combinazione di basse retribuzioni orarie e intensi contratti di lavoro a breve termine, si traduce in livelli salariali annui significativamente inferiori. Secondo il rapporto Istat 2022, circa 4 milioni di occupati del settore privato sono sottopagati, percepiscono cioè una retribuzione annua lorda teorica inferiore a 12.000 euro, che non basta per far fronte all’alto livello del costo della vita.
Circa 1,3 milioni di dipendenti ricevono una paga oraria bassa, inferiore a 8,41 euro. Per 1 milione di dipendenti, i due elementi di vulnerabilità si sommano. Tra i più penalizzati, i giovani sotto i 34 anni, le donne e gli stranieri, con basso titolo di studio, i residenti nel Mezzogiorno e gli occupati nel settore dei servizi. Salari bassi, deterioramento della qualità dell'occupazione, fuga di cervelli, caratterizzano sia l'UE che l'Eurozona. A novembre 2022, il tasso di disoccupazione tra i minori di 25 anni ha raggiunto il 15,1%.
La creazione di nuovi e migliori posti di lavoro per i giovani è anche una grande sfida in America Latina e nei Caraibi. La crisi del Covid-19 nei mercati del lavoro ha fatto salire il tasso di disoccupazione dei giovani oltre il 20 per cento, una percentuale che triplica il tasso degli adulti ed è più del doppio del tasso di disoccupazione medio complessivo della regione. In numeri assoluti, sono più di 10 milioni i giovani che cercano lavoro senza trovarlo. D'altra parte, 6 giovani su 10 che trovano lavoro sono costretti ad accettare lavori nell'economia informale, che implica condizioni di lavoro precarie, senza tutele o diritti, con bassi salari e ritmi eccessivi. Si stima che circa 20 milioni di giovani della regione non studino e non lavorino, in gran parte a causa della frustrazione e dello scoraggiamento dovuti alla mancanza di opportunità nel mercato del lavoro.
Al contrario, il Venezuela ha il 92% di scolarizzazione e l'85% dei giovani studia nelle università pubbliche. C'è ancora del lavoro da fare – ha detto il presidente – ma i giovani sono stati e sono il centro di resistenza al bloqueo, all’ingerenza e alla propaganda dell'imperialismo e dei suoi burattini locali. Tuttavia, ha chiesto di “fare di più”, e di dotarsi di “uno spirito di ribellione permanente per andare verso il nuovo”.
Spetta ai giovani “liberare la Patria”, cioè liberarla dal bloqueo, dalle sanzioni che “hanno cercato di soffocare e uccidere la nostra economia e la nostra identità, di porre fine e di distruggere lo Stato Sociale che il socialismo ha fondato con le Missioni e le Grandi Missioni”.
Dal Venezuela che, nonostante il blocco criminale dell’imperialismo ha mantenuto la gratuità dell’istruzione, e non ha privatizzato né la salute né i servizi pubblici, e non ha affatto cambiato le leggi sulla garanzia del posto di lavoro, arriva quindi un messaggio importante. E appare anche rilevante il riferimento alla storia: in questo caso alla Battaglia della Victoria, quando, nel 1814, giovani studenti e seminaristi inesperti risposero all'appello del generale José Félix Ribas, impedendo all'esercito monarchico di prendere la piazza della città di Victoria, nello stato di Aragua.
E anche questo è un messaggio per i giovani d'Europa, perché tornino a ispirarsi alle proprie radici e agli ideali di chi ha cercato di cambiare le cose nel 20° secolo, pagando costi elevati: per trasformarli in uno strumento di lotta e in nuovi progetti, per il presente e per il futuro.
(Articolo pubblicato su Cuatro F)
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