Twitter sospende giornalista scientifico dopo aver pubblicato i risultati di test clinici Pfizer sui vaccini

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I social network come luogo libero e neutro dove è possibile il confronto delle idee? No. La realtà è ben diversa. I social sono ormai divenuti luoghi dove è ammesso solo il pensiero unico dominante, e vige la censura più ferrea nei confronti di ogni voce dissonante. Finanche il dubbio pare non sia più ammesso. Gli episodi sono ormai innumerevoli e quasi all’ordine del giorno. 

L’ultimo caso è quello riguardante la censura subita da un ex giornalista scientifico del New York Times, Alex Berenson, sospeso per aver semplicemente citato i risultati di uno studio clinico di Pfizer e sollevato dubbi sull’introduzione dell’obbligo vaccinale. Al contempo la Casa Bianca ha accusato sia il Washington Post che il New York Times di reportage irresponsabili sul Covid, ma sorprendentemente Twitter non ha sospeso quegli account. È la licenza del censore. Twitter non è disposto a consentire alle persone di leggere o discutere punti di vista con cui non è d'accordo come azienda.

Scrive Jonathan Turley: «Ho poca capacità di giudicare la scienza su tali questioni. Tuttavia, accolgo con favore il dibattito. Tuttavia, piuttosto che rispondere a tali critiche e confutare le loro argomentazioni, molte persone si concentrano sul mettere a tacere chiunque abbia punti di vista dissenzienti come Berenson.

Berenson è stato effettivamente confinato a Substack da Big Tech a causa delle sue opinioni discordanti sulla scienza attorno al Covid-19. Il suo ultimo reato contro Big Tech è arrivato quando ha pubblicato i risultati pubblicati da Pfizer dei propri dati clinici. Ha affermato che la ricerca ha mostrato poca differenza tra quelli nella sperimentazione con un vaccino e quelli a cui è stato somministrato un placebo».

Come abbiamo visto Berenson è stato censurato da Twitter mentre i due quotidiani smentiti e accusati di disinformazione dalla Casa Bianca non hanno subito alcun provvedimento da parte del social network. 

«Ora tutti e tre i post (Berenson, The Post e The Times) citavano studi e sono accusati di di non averli contestualizzati. Tuttavia, solo Berenson è stato sospeso.

Ovviamente - continua Turley - nessuno di questi post dovrebbe essere sospeso e Twitter non dovrebbe imporre uno dei più grandi programmi di censura della storia. Tuttavia, il silenzio dei sostenitori della libertà di parola, accademici e giornalisti di fronte a questa ipocrisia è assordante».

La censura operata dai social network è sostenuta dal governo statunitense con l’amministrazione Biden che regolarmente «segnala il materiale da censurare a Facebook». 

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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