Terzo giorno di protesta in Ecuador: liberato il leader indigeno Leonidas Iza

Terzo giorno di protesta in Ecuador: liberato il leader indigeno Leonidas Iza

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In Ecuador continuano le proteste contro il regime neoliberista di Guillermo Lasso. Lo sciopero nazionale indetto dalla Confederazione delle Nazionalità Indigene dell'Ecuador (CONAIE) è arrivato al terzo giorno consecutivo mentre la protesta si allarga con l'arrivo di migliaia di membri delle comunità nella parte meridionale della città di Quito, la capitale del Paese. 

Il leader dell’organizzazione indigena e promotore delle proteste contro l'aumento del prezzo del carburante, Leonidas Iza, ha riacquistato la libertà nelle prime ore del mattino per ordine del tribunale, dopo essere stato accusato di aver paralizzato i trasporti pubblici nel secondo giorno di manifestazioni, iniziate lunedì. 

Dopo mezzogiorno, migliaia di persone sono arrivate a piedi, su camion o veicoli privati nella capitale ecuadoriana. L'imponente colonna si è mossa lungo l'Avenida Pedro Vicente Maldonado per riunirsi nel centro storico, dove si trova la sede dell'esecutivo, davanti a un grande schieramento di polizia e militari.

La liberazione di Iza

Il leader indigeno è stato arrestato martedì nella provincia di Cotopaxi (centro), dove partecipava alla protesta organizzata dalla Conaie e da altre organizzazioni contro le misure neoliberiste del governo di Guillermo Lasso.

Mentre Iza e i suoi sostenitori stavano realizzanfo un blocco stradale, le autorità lo hanno accusato di paralizzare i servizi pubblici del Paese e lo hanno arrestato in flagranza di reato. Inoltre, il Ministero degli Interni ha affermato che il leader indigeno stava incitando una recrudescenza della violenza.

Il giudice Paola Bedón ha dichiarato legale la sua detenzione e ha emesso misure alternative alla detenzione preventiva, come il divieto di lasciare il Paese e l’obbligo presentarsi due giorni alla settimana presso la Procura.

Secondo i media locali, l'udienza dell'habeas corpus di Iza era prevista per le 07:00 ora locale di martedì, mentre la data del processo era fissata per il 4 luglio.

Secondo l'articolo 346 del Codice penale organico (COIP) in vigore in Ecuador, l'interruzione di un servizio pubblico viene sanzionata con una pena detentiva da uno a tre anni.

Dopo essere stato rilasciato, il leader della Conaie si è rivolto ai suoi sostenitori e ha chiarito che proseguiranno con la mobilitazione in difesa delle dieci richieste avanzate dal popolo al Governo.

Ha detto che “nessuno qui è venuto fuori per sfidare la legge. Siamo scesi in piazza solo perché la fame e l'ingiustizia hanno preso il sopravvento nelle nostre case”.

Cosa chiedono i manifestanti al governo neoliberista di Lasso? Le organizzazioni hanno un’agenda di lotta formata da 10 richieste per il governo. Tra queste spiccano la riduzione del prezzo del carburante, una moratoria e rinegoziazione dei debiti per 4 milioni di famiglie, prezzi equi per i prodotti agricoli e l'attuazione di politiche a favore dell'occupazione e dei diritti del lavoro.

Conaie, che ha già intavolato diverse volte il dialogo con il governo senza successo, chiede un calo dei prezzi del carburante a $ 1,50 per gallone (3,78 litri) per il diesel e $ 2,10 per la benzina a 85 ottani.

Intanto interviene anche l’ONU. Attraverso una dichiarazione il Sistema delle Nazioni Unite in Ecuador ha chiesto la pace, di abbassare le tensioni e la ricerca di una via di dialogo.

La rete delle istituzioni delle Nazioni Unite nella nazione andina "esorta il rispetto delle garanzie costituzionali e legali per l'esercizio della protesta sociale" e delle regole del giusto processo da applicare ai detenuti nel quadro dello sciopero nazionale.

 

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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