Stellantis Pomigliano, riprende la lotta dei lavoratori. Adesione al 70% allo sciopero proclamato dallo Slai Cobas

Stellantis Pomigliano, riprende la lotta dei lavoratori. Adesione al 70% allo sciopero proclamato dallo Slai Cobas

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Dove eravamo rimasti? Negli ultimi mesi prima delle ferie di agosto, Stellantis, ex Fiat, a Pomigliano d’Arco, aveva indetto i sabato lavorativi per far fronte alle perdite produttive dei modelli Fiat Panda e Alfa Romeo Tonale dovute agli scioperi dei lavoratori che hanno protestato nei mesi scorsi con cortei interni all’azienda contro i ritmi esasperanti della produzione e le condizioni igieniche precarie dei capannoni.

Alla ripresa delle attività lavorative, nulla è cambiato. Stellantis continua ad essere sorda alle rimostranze dei lavoratori. Oggi, nuovo sabato lavorativo e susseguente sciopero di 8 ore proclamato dallo Slai Cobas.

Questa volta Stellantis ha fatto trasferire ben 1200 operai da Melfi a Pomigliano, con esiti disartrosi. Solo 200 vetture prodotte su 500 programmate.

A comunicarlo a l’AntiDiplomatico è lo stesso sindacato di base.

“Nonostante l’azienda abbia comandato al lavoro nel primo turno anche tutti gli addetti al turno di pomeriggio nonché, in sopraggiunta, anche i 1.200 addetti trasferiti a Pomigliano dallo stabilimento di Melfi, a fronte delle 306 vetture Panda e 206 Tonale (che normalmente si producono in ogni turno di lavoro) stamattina sono state realizzate appena 100 vetture dalla linea Panda ed altrettante (n. 100) dalla linea Tonale.”

Lo Slai denuncia il ricatto ai danni dei lavoratori di Melfi per il trasferimento a Pomigliano e l’eliminazione del diritto alla mensa per non perdere la produzione.

A tal proposito, il sindacato di base denuncia che “Stellantis potrà sostenere a lungo un ingente raddoppio del costo del lavoro (per diversi milioni di euro mensili) in funzione antisindacale pagando le trasferte e gli alberghi ai 1.200 lavoratori trasferiti sotto ricatto da Melfi a Pomigliano. Specialmente quando anche questi lavoratori, come quelli di Pomigliano, e a maggioranza come oggi, cominciano a mobilitarsi a tutela della democrazia sindacale e dei proprio diritti.”

Oltre la consueta retorica che si potrebbe fare con la prospettiva di un “autunno caldo”, dallo stabilimento di Pomigliano potrebbe partire una nuova e vera stagione di lotta.

Riportare la democrazia in fabbrica, “con le buone o con le cattive” dovrà essere il nuovo leitmotiv dei prossimi mesi. Pomigliano sarà solo l’inizio.

 

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