Sognate un mondo migliore là dove siete

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Sognate un mondo migliore là dove siete

Testo del mio intervento all'iniziativa "Tutti a casa", promossa da OttolinaTv e tenutasi a Napoli domenica scorsa 11 maggio.

"Buonasera, un saluto a tutti i presenti, agli ospiti e in particolare agli organizzatori di questo evento che hanno deciso gentilmente di invitarmi. 
Quando ho letto per la prima volta lo slogan “Tutti a casa”, ho subito pensato: “beh, sì, questo concetto suona bene”. Sono giunto alla medesima conclusione perlomeno da quando mi resi conto, occupandomi di Libia, che il dibattito tra destra e sinistra in Italia non risponde ad alcuna logica basata sul conflitto sociale, ma piuttosto a una logica basata sul gioco di ruoli: quello del poliziotto cattivo e del poliziotto buono.

Dietro le quinte di questo teatro delle parti, tra accuse reciproche sul sostegno alle milizie libiche, con le Ong che fanno i salvatori a valle, ma a monte gli va bene tutto così com’è, dietro le quinte dicevo, si è voluto nascondere un patto scellerato che prevedeva nell’ordine: 1) il non riconoscimento delle legittime autorità libiche elette con il voto del 2014; 2) il sostegno a un governo illegittimo, quello con base a Tripoli, che unico al mondo è in carica senza il voto di fiducia del parlamento, ma solo grazie al sostegno militare delle milizie di jihadisti NATO responsabili della caduta di Gheddafi e ancora in forze; 3) il blocco delle elezioni nel Paese, già programmate nel dicembre 2021 e da allora sospese all’infinito per impedire ai Libici di eleggere Saif Gheddafi, figlio del Colonnello, dato ormai da tempo in testa ai sondaggi.

Su questi 3 punti destra e sinistra italiane hanno sancito un patto con il favore delle tenebre della nostra Repubblica, imposto all’inizio da Napolitano, fatto proprio da La Russa all’epoca dei bombardamenti, messo nero su bianco da Minniti nel 2017 con il famigerato “Memorandum”, e poi rilanciato da Mattarella e da tutti i governi che si sono succeduti dal giorno della sua elezione a Presidente fino a oggi, di destra e di sinistra, di sopra e di sotto, inclusa ovviamente la Meloni e il suo piano Mattei.

La prova di questo patto scellerato? L’indagine “Dirty Oil” della Procura di Catania del 2018, scomparsa nel nulla, con la complicità dell’intero arco parlamentare. Indagine che pure aveva portato all’arresto di una decina di affiliati alle cosche di Gela, in Sicilia, nonché alle accuse nei confronti di noti mafiosi e faccendieri maltesi, probabilmente gli stessi responsabili dell’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia il 16 ottobre 2017.

Cosa avevano scoperto la giornalista maltese e la procura di Catania? Avevano scoperto che le milizie jihadiste della Tripolitania trafugavano il petrolio libico e attraverso la mafia maltese lo ripulivano e lo commercializzavano poi in Italia.

La liberalizzazione del mercato degli idrocarburi in Italia avviene nel gennaio 2012, primo decreto del governo Monti, con il corpo del colonnello Gheddafi ancora caldo.
C’era un mare di petrolio di contrabbando da commerciare. Serviva un impianto legislativo e industriale che lo garantisse nella più totale impunità. Da allora in Italia sono cominciati a spuntare come funghi i famosi distributori di benzina discount, le cosiddette pompe bianche che, sempre la Procura di Catania, ha provato almeno in parte rifornirsi da quella quota di petrolio di contrabbando, quindi sottocosto, importato dalla Libia.

Per commercializzare questo mare di petrolio illegale però, serviva anche il complice silenzio non solo delle forze politiche italiane tutte e della stampa tutta, salvo rarissime eccezioni, ma anche di tutti quei movimenti e associazioni che in Italia hanno giocato il ruolo di Melampo, cioè del cane da guardia nella favola di Pinocchio, quelli che dovevano essere i paladini della battaglia per la legalità contro le mafie. Che però, come Melampo, hanno finito poi con l’accordarsi con le faine e spartirsi i polli. 

Un quinto dell’economia italiana è sommerso. Ecco dove è scomparso questo mare di petrolio: in un’economia fuori dai registri. 

Non voglio qui sollevare speculazioni, però questo petrolio di contrabbando, che nutriva le mafie africane tanto quanto le mafie di casa nostra, quel petrolio portava anche schiavi, tutti da fatturare al nero, la manodopera africana sottocosto da impiegare nei latifondi schiacciati dal vincolo UE nelle campagne del sud Italia, sottoposte al contingentamento dei prezzi di produzione imposto dalle grandi compagnie del nord Europa e dalle loro banche.

Tanti soldi per tutti: per industria, politica, sindacati, attivisti e persino volontari, che hanno impedito fino all’imposizione della censura la denuncia di questo scandalo. 
Non è un caso che i nomi dei capi di questa ultima stagione mafiosa arricchitasi con il petrolio libico non li conosciamo e forse non li conosceremo mai, perché hanno interrotto le indagini. In sostituzione ci hanno proposto gli eroi di Gomorra.

E allora, non si offenda nessuno se oggi qui, avviandomi a concludere, vorrei evocare anche un altro modo per leggere e interpretare lo slogan “Tutti a casa”. 

Il titolo del mio intervento “sognate un mondo migliore là dove siete”, è in realtà il motto di Kouakou Hervé N'dri, autore del romanzo autobiografico pubblicato di recente da L’AntiDiplomatico dal titolo “Come Drogba mi ha salvato - migrante divenuto schiavo(https://www.ladedizioni.it/pro.../come-drogba-mi-ha-salvato/), storia di un giovane ivoriano che cade nella trappola delle narrazioni fiabesche della migrazione, diventa appunto schiavo, si libera e torna a casa per convincere i suoi connazionali a non partire, e fonda una rete di associazioni locali, sparse ormai in tutta l’Africa occidentale.

Del resto, questo è anche il senso del “Tutti a casa” di Comencini, il film che ha raccontato gli Italiani che disertano la guerra di Mussolini ma rimangono coinvolti nell’unica guerra che gli resta da fare: quella di liberazione.

E’ il senso delle parole del presidente del Burkina Faso, Ibrahim Traorè, che chiama i giovani a difendere il Paese nei Volontari per la Difesa della Patria dai gruppi armati terroristici filo-Nato, quelli che ammazzano civili e poi gestiscono la tratta di esseri umani.

E’ il senso della resistenza quotidiana dei Palestinesi, che non si arrendono all’idea di essere espulsi, a costo di un genocidio, dalla propria terra.

E’ il senso della lotta ultra-trentennale alle Vele di Scampia di Vittorio Passeggio, al quale va tutto il mio affetto, un grande cittadino e compagno napoletano, che anni fa ebbi l’onore di ritrarre in un documentario dal titolo “L’uomo con il megafono”.

E allora vi saluto ripetendo due volte lo slogan “Tutti a casa”. La prima volta sotto forma di richiesta nei confronti della classe politica che ha occupato abusivamente le poltrone della Repubblica italiana in questi ultimi 10 anni. La seconda volta sotto forma di grido di battaglia per tutti gli Africani che vorrebbero solo liberarsi e tornare a casa per unirsi alla lotta per la propria terra.

Grazie".

Michelangelo Severgnini

Michelangelo Severgnini

Regista indipendente, esperto di Medioriente e Nord Africa, musicista. Ha vissuto per un decennio a Istanbul. Il suo film “L'Urlo" è stato oggetto di una censura senza precedenti in Italia.

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