Se la Ue copre i crimini di Israele
È in atto il genocidio del popolo palestinese ma la Ue si sveglia solo ora dopo mesi di affari con Israele
di Federico Giusti
Alleati e acritici amici di Israele presentano difficoltà crescenti nel giustificare il sostegno alla escalation militare a Gaza, in Europa sono state assunte posizioni arrendevoli negando perfino il genocidio del popolo palestinese. Troviamo vergognoso che flotte di giornalisti evitino di affrontare la realtà nascondendosi dietro al 7 ottobre costruendo invece un invalicabile muro attorno ai mesi, anni, di occupazione militare israeliana. Tardiva e assai contraddittoria la dichiarazione congiunta di Francia, Regno Unito e Canada contro le “azioni scandalose portate avanti dal governo” di Netanyahu.
Israele ha subito un attacco efferato il 7 ottobre. Abbiamo sempre sostenuto il diritto di Israele a difendere gli israeliani dal terrorismo. Ma questa escalation è del tutto sproporzionata.
Non staremo a guardare mentre il governo Netanyahu persegue queste azioni eclatanti. Se Israele non cesserà la rinnovata offensiva militare e non eliminerà le restrizioni agli aiuti umanitari, adotteremo ulteriori azioni concrete in risposta.
I cosiddetti volenterosi se vogliono acquisire credibilità non possono ignorare il genocidio del popolo palestinese, rivendicare “una pace giusta e duratura” in Ucraina striderebbe con il silenzio assenso verso il genocidio. Da qui la proposta di cessate al fuoco, di rilascio degli ostaggi, di iniziare un percorso che dia concretezza al progetto, antistorico ormai, di due popoli e due stati. Non a caso abbiamo parlato di soluzione antistorica, veniamo da oltre venti anni di colonialismo da insediamento, di condizioni disumane a Gaza, di un espansionismo ebraico sostenuto non solo da Israele ma da Fondazioni e blocchi economici nel mondo potendo contare allo stesso tempo sul sostegno politico all’Onu. Per troppi anni la Ue ha offerto a una delega in bianco all’Autorità nazionale divenuta un ectoplasma impresentabile agli occhi del popolo palestinese, priva di credibilità, vista come alleata di Israele e complice delle immani sofferenze subite dalla popolazione di Gaza.
L’ idea di nuovi negoziati di pace si tradurrebbe, nel migliore dei casi, in un accordo sostanzialmente imposto dalle potenze militari ed economiche occidentali con l’avallo delle monarchie dei petrodollari alle quali preme essenzialmente disinnescare un potenziale conflitto nell’area mediorientale. Per dare un po’ di credibilità alla proposta dei volenterosi la Ue parla di rivedere in piccola parte l’ accordo di associazione” con Israele, un espediente vero e proprio e già naufragato nel recente passato quando l’iniziativa intrapresa da Irlanda e Spagna per il rispetto dei diritti umani in Palestina naufragò proprio per l’opposizione degli altri paesi.
E non dimentichiamo intanto i rapporti sempre più stretti con Israele anche in campo militare, il fallimento di ogni iniziativa diplomatica ostaggio di quell’equilibrismo che in sostanza serve ad occultare il sostegno allo Stato di Israele.
La Ue non è un soggetto politico in grado di assumere iniziativa alcuna, ha impiegato 20 mesi solo per assumere una decisione, alcuni paesi membri della Unione sono in affari con Israele e dal 7 ottobre hanno accresciuto il volume dei rapporti commerciali.
La iniziativa diplomatica europea è forse destinata a un clamoroso insuccesso dovendo privilegiare gli interessi Nato e del Riarmo comunitario per i quali le strette relazioni con l’industria bellica di Israele acquisiscono grande rilevanza.
E troviamo assai improbabile un embargo vero e proprio accompagnato dalla cancellazione dell’accordo associativo tra Ue ed Israele, scelte in fondo obbligate per acquisire credibilità e forza in uno scenario nel quale i rapporti commerciali con Tel Aviv hanno ricevuto maggiore attenzione di ogni pur ragionevole causa umanitaria. La Ue ben sa che serve, per arrestare l’accordo associativo, un voto unanime nella Ue e ci sono paesi ormai schierati senza se e senza ma con Netanyahu.
E alcuni stati sovranisti si mostrano intanto i migliori, e fedeli, alleati dell’espansionismo coloniale, l’Ungheria ha bloccato le sanzioni proposte nella Ue contro gli insediamenti coloniali in Israele che determinano la cacciata dalle loro terre degli autoctoni palestinesi.
Una alleanza politica debole non può che produrre iniziative poco convincenti, alcuni paesi nordici propongono sanzioni europee contro i ministri israeliani la cui efficacia sarebbe pari a zero. E meno di 20 giorni fa Israele ha presentato il suo piano di normalizzazione di Gaza con l'evacuazione dell'intera popolazione dal nord e dal centro della Striscia e il mantenimento delle aree conquistate "per impedire il ritorno del terrore".
Chi ironizzava sul piano Trump e sui video prodotti dalla intelligenza artificiale probabilmente non pensava che la realtà avrebbe superato il virtuale. E intanto la Ue invita il Governo di Israele alla "massima moderazione” e non sa neanche imporre l'ingresso degli aiuti umanitari nei territori distrutti dai bombardamenti israeliani. Sono forse questi pavidi governanti a potersi presentare come interlocutori credibili a sostegno del popolo palestinese? Ovviamente no e lo toccheremo con mano nei prossimi giorni con l’annunciata ed ennesima operazione militare per la piena conquista di Gaza