Repubblica e l'"assenza della sinistra"
di Paolo Desogus
Si moltiplicano i messaggi strazianti sull’assenza della sinistra. Fa specie che al coro di lacrime si aggiunga anche il quotidiano la Repubblica, tra i principali artefici della deriva attuale.
Ora, in tutta sincerità fatico a prendermela con Elly Schlein. E questo perché non ho mai scommesso mezzo euro sulla sua segreteria. Non avendo aspettative, non ho nulla da rimproverarle.
D’altra parte mi pare che il Pd non sia in grado nemmeno di difendere i propri interessi di bottega. È un partito in balia di sé stesso, totalmente distaccato dalla realtà, alieno dalle questioni sociali, privo di referenti se non quelli provenienti da alcuni ristretti ambiti frequentati da un ceto medio stanco, invecchiato e ipocrita.
Il Pd è inoltre incapace di porre il tema del conflitto, che è il grande assente della politica italiana. Filosoficamente è un partito antidialettico che dà compimento al sogno moltitudinario di eguaglianza: per il Pd sono tutti uguali, nessuno conta un cazzo.
Lascia poi molto perplessi la collocazione geopolitica: Pd e destra condividono le stesse posizioni in materia di NATO, Europa… sostengono il conflitto in Ucraina con gli stessi argomenti e nella medesima maniera tacciono ipocritamente su Gaza.
Eppure il conflitto palestinese poteva essere un’ottima occasione per smarcarsi, per far sentire che il Pd non è solo un ammasso di opportunisti codardi affetti da conformismo cronico e autolesionismo politico conclamato. Ma niente, fedeli al proprio autosabotaggio si sono schierati con Israele.
Stessa cosa per il Jobs Act. La raccolta firme per abolirlo sarebbe una buona occasione di rinnovamento. Ma niente, il Pd non sa scegliere o anzi sceglie tutto, ma fatalmente finisce sempre per reggere la scala agli interessi delle destre.
Le sole lacrime che spenderò per il Pd saranno quelle per la sua fine. Saranno lacrime di gioia.