Pepe Escobar - L'Angelo della Storia e la tempesta "chiamata progresso"

I due principali responsabili contemporanei della catastrofe sono stati identificati con certezza: un culto della morte psicopatologico e genocida composto da elementi di una tribù autoproclamata eletta; e le élite post-storiche di un impero in declino. Un abbraccio letale – se mai ce n'è stato uno. Eppure ora hanno incontrato un simbolo immutabile di Resistenza. E hanno dovuto fare marcia indietro.

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Pepe Escobar - L'Angelo della Storia e la tempesta "chiamata progresso"

 

di Pepe Escobar Strategic Culture

[Traduzione a cura di: Nora Hoppe]

 

È uno dei passaggi più ammalianti della storia della conoscenza. Nella nona delle sue Tesi sulla filosofia della storia, Walter Benjamin – ebreo, figura tragica, genio solitario – analizza l'inquietante dipinto di Paul Klee Angelus Novus e spiega in modo vivido ai posteri il dramma che affronta l'Angelo della Storia:

"Il suo volto è rivolto verso il passato. Dove noi percepiamo una catena di eventi: lui vede una singola catastrofe che continua ad accumulare macerie e le scaglia davanti ai suoi piedi. L'angelo vorrebbe restare, risvegliare i morti e ricomporre ciò che è stato distrutto. Ma dal Paradiso soffia una tempesta che si è impigliata nelle sue ali con tale violenza che l'angelo non riesce più a chiuderle. La tempesta lo spinge verso un futuro alle sue spalle – mentre il cumulo di detriti davanti a lui diventa sempre più alto. Questa tempesta è ciò che è stato chiamato progresso."

È giunto il momento di andare oltre ciò che può essere letto come un parallelo cristiano molto apocalittico tra divinità e punizione violenta. Come ha dettagliato Alastair Crooke nel suo libro del 2010, sorprendentemente perspicace, Resistance: The Essence of the Islamist Revolution, è stata la necessità di frenare le furie della violenza “di ispirazione divina” che ha portato Hobbes a concettualizzare Leviatano, dove ha invocato un contratto sociale tra l'individuo e un governo necessariamente forte e implacabile.

Inoltre, fu proprio la versione hobbesiana del contratto sociale a gettare le basi per l'affermazione da parte di John Locke di una dubbia “bontà naturale” dell'umanità, completa di una – molto privata – “ricerca della felicità” e del benessere generale che si fondevano gioiosamente grazie all'opera di una mano invisibile.

Questa fallacia/fiaba ha plasmato il pensiero occidentale per oltre 300 anni.

Ora la situazione è completamente diversa. Siamo stati prigionieri di Hobbes e Locke per troppo tempo: una seducente pole dance di legittimità attorno alla quale gli Stati-nazione concepiti dall'Occidente si sono raggruppati per proteggere e legittimare se stessi e il loro saccheggio del resto del mondo.

Ultimamente, lo spettro contemporaneo della “violenza divina” è stato venduto a tutti, dall'Africa all'Asia, come resistenza islamista armata. Ma ora anche questa maschera è caduta. La “nuova” Siria mostra a tutti come "al-Qaeda R Us" – e lo è sempre stata.

 

Riparo dalla tempesta – definitiva

È giunto anche il momento di rivalutare il ginepraio dell'Angelo della Storia. No, non è paralizzato dall'ira “divina”; in realtà è piuttosto opera dell'uomo. Nel frattempo, ciò che continua a spingerlo avanti – anche quando volge lo sguardo al passato (“lo sguardo distratto rivolto indietro, sopra la spalla, verso il terrore primitivo”, nella suggestiva immagine di T. S. Eliot) – è il vento del “progresso” secolare, darwiniano, tecnologico – una catastrofe unica e unificata, molto più che una catena di eventi storici.

Sì, continua a riflettere sulla tragedia; desidera ardentemente risvegliare l'umanità alla portata del disastro; la corsa al “progresso” tecnologico del momento, venato dell'intelligenza artificiale, lo travolge inevitabilmente.

Il Sud Globale sembra ora avere una visione cristallina dei nuovi contorni della catastrofe che si è abbattuta sui piedi dell'Angelo della Storia.

I due principali responsabili contemporanei della catastrofe sono stati identificati con certezza: un culto della morte psicopatologico e genocida composto da elementi di una tribù autoproclamata eletta; e le élite post-storiche di un impero in declino. Un abbraccio letale – se mai ce n'è stato uno.

Eppure ora hanno incontrato un simbolo immutabile di Resistenza. E hanno dovuto fare marcia indietro. Con grande stupore dello stesso Angelo della Storia.

Il leader supremo dell'Iran, l'ayatollah Khamenei, ha sintetizzato il tutto in poche frasi:

"Il punto chiave che desidero sottolineare nel mio discorso è che in una delle sue dichiarazioni il presidente degli Stati Uniti ha affermato che l'Iran deve arrendersi. Arrendersi! La questione non riguarda più l'arricchimento o l'industria nucleare. Riguarda la resa dell'Iran."

Questa è la voce di un antico Stato-civiltà – in contrasto con la barbarie postmoderna e fuori controllo: "La nostra ricchezza culturale e civilizzatrice è cento volte superiore a quella degli Stati Uniti e di altri paesi simili (...) La nazione iraniana è nobile e rimarrà nobile."

Una tempesta irrazionale, e certamente non “divina”, mira ora a paralizzare totalmente l'Angelo della Storia, -imprimendo nella narrazione la loro rinnovata ma altrettanto pacchiana nozione della “fine della Storia”, applicata allo spazio circoscritto dell'Asia occidentale.

E questo ci porta a come la Resistenza dovrà approfondire i dettagli fondamentali, come gli aspetti pratici della deterrenza e della difesa, affinché l'Angelo della Storia possa reinventarsi.

Passiamo alle forze armate yemenite – questo baluardo di rettitudine, un'organizzazione militare guidata dal potere spirituale: “L'accordo di cessate il fuoco tra gli Stati Uniti e l'entità sionista con l'Iran evidenzia che la forza militare è l'unico linguaggio che capiscono.”

 

Aggiungiamo a ciò la lezione numero uno della guerra dei 12 giorni: chi controlla i cieli alla fine controllerà le terre.

La leadership iraniana, in quanto fulcro della Resistenza, ha alcune decisioni importanti da prendere. La più importante, sulla questione del “linguaggio” come definita dagli Houthi, è quella di fidarsi della Russia per aiutare a creare un sistema di attacco/difesa completo e multistrato, completo di hardware, centri di combattimento e controllo, stazioni radar a lungo raggio, apparecchiature di guerra elettronica e caccia a reazione fighissimi.

Come ha chiarito il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov prima dell'incontro di una settimana fa tra il presidente Putin e il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi: “Tutto dipende da ciò di cui l'Iran ha bisogno in questo momento.”

Hanno bisogno di un sostegno serio. Il Majlis – il parlamento iraniano – ha ritardato di oltre un mese la ratifica del partenariato strategico globale firmato con la Russia dopo che la Duma lo aveva approvato alla fine di maggio. Ciò include la vendita di armi, l'interconnessione militare e lo scambio approfondito di informazioni – anche se non implica una piena alleanza militare.

Il precedente presidente iraniano Ebrahim Raisi aveva chiaramente capito il Quadro Generale. Ha puntato tutto sullo “Sguardo al Est” – ovvero sull'integrazione eurasiatica. L'attuale, mite presidenza Pezeshkian ha tentato uno “Sguardo al Ovest” – confidando ingenuamente che l'Impero del Caos avrebbe effettivamente praticato la diplomazia. Ma hanno avuto un brusco risveglio.

La guerra spietata sarà lunga e sanguinosa. Questo è solo l'inizio – compresa l'attuale pausa. Eppure l'Angelo della Storia sembra aver trovato una seconda energia. Sembra che i suoi avvertimenti sulla catastrofe siano stati finalmente compresi dalla stragrande maggioranza del Sud Globale. Mentre setacciamo le macerie accumulate, la Resistenza è vicina – e ci protegge dalla tempesta finale.

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