"Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università": una prima importante vittoria

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"Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università": una prima importante vittoria


Mentre incombe il disegno di Legge per riesumare la Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate (con studenti intruppati ad applaudire i deliri di qualche ufficiale), prima vittoria dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. Dopo la sua campagna di protesta, Giochi Preziosi, azienda di giocattoli e di materiale didattico, ha tolto dal suo sito la pubblicità di zainetti con lo stemma della Folgore, Alpini ed Esercito che avrebbero dovuto essere venduti con slogan quali “Tutti sull'attenti” o “Per sentirsi in missione”.

Di questo e di altro parliamo con Michele Lucivero dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università che, proprio in questi giorni, ha tenuto un importante convegno di aggiornamento per il personale della Scuola e ha chiesto la proclamazione del lutto nazionale per il bambino morto nel corso di una esibizione delle Frecce tricolori a Torino.

 

<<Di certo, l’antimilitarismo non si direbbe diffuso nel nostro Paese. Allora, da cosa potrebbe essere motivata la rinuncia da parte di Giochi Preziosi di quella che si prospettava essere una lucrosa iniziativa?>>

È vero, purtroppo siamo del parere che il fronte antimilitarista/pacifista/nonviolento, che ha raggiunto, forse, l’apice della sua influenza culturale negli anni ’60-’70, sia stato negli ultimi anni lentamente sopraffatto dalla retorica neoliberista e capitalistica, messa in atto sia da governi di centrosinistra sia da quelli di centrodestra, che hanno inteso fare affari soprattutto con le armi e con le guerre. Abbiamo constatato che nella società civile, soprattutto dopo l’emergenza del Covid, è invalsa l’idea che le soluzioni militaristiche e le politiche securitarie siano il modo più immediato e semplice per risolvere gli “stati di crisi”. È, questa, un’idea che noi dell’Osservatorio ci sentiamo continuamente ripetere dalle persone che entrano casualmente in contatto con le nostre iniziative, sui social o durante i convegni, ma bisogna affermare e ribadire con forza che l’esercito, le forze armate, gli apparati militari, che pure risultano utili in molte circostanze di emergenza interna, vengono principalmente addestrati per fare la guerra, per uccidere e ciò accade non solo per la difesa del nostro Paese, ma essi portano morte anche in territori in cui non dovremmo essere direttamente coinvolti. E, purtroppo, non possiamo non denunciare che molta della retorica guerrafondaia si diffonde in Italia anche perché noi subiamo un forte condizionamento economico, politico e culturale da parte degli Stati Uniti, che sono a capo di una organizzazione militare internazionale, la NATO, che, in realtà, non avrebbe alcun motivo di esistere, come non ci sarebbe nessun motivo di continuare ad avere sul nostro territorio non solo le basi NATO, ma anche le basi militari americane.

La questione degli zainetti militari è solo l’epifenomeno di questa retorica guerrafondaia. Essa ha avuto una incredibile eco perché a livello mediatico la campagna pubblicitaria lanciata dall’azienda è stata estremamente esplicita nel confermare il clima militaresco che c’è nel nostro Paese.

Come ho già scritto nell’articolo pubblicato sul sito dell’Osservatorio che ha acceso i riflettori sul caso, evidentemente alla Giochi Preziosi avranno un/una eccellente addetto/a stampa, che di marketing se ne intende parecchio, infatti egli/ella avrà compreso la linea verso la quale i nostri governi spingono la scuola e la società civile e così l’azienda è uscita sul mercato con gli slogan: «Tutti sull’attenti!» o, peggio: «L’esclusiva collezione zaini Esercito per sentirsi sempre in missione!».

C’è da dire che l’azienda Giochi Preziosi, sentita da Il Fatto Quotidiano sulla vicenda, non ha mai affermato di aver ritirato o di voler ritirare dal mercato gli zainetti, convinta del fatto che la collaborazione con il marchio Esercito italiano avvenga nel solco di una tradizione virtuosa che esalta la storia del nostro Paese, ma ha sicuramente fatto marcia indietro sulla campagna pubblicitaria, dal momento che la locandina con gli zaini militari e gli slogan incriminati è stata subito rimossa dai canali social e poi non si è trovata più traccia degli zaini sul sito di Giochi Preziosi. La nostra campagna di boicottaggio è anche servita, inoltre, per sensibilizzare i genitori e i rivenditori, alcuni dei quali hanno rimosso spontaneamente dalle vetrine gli zaini, ma soprattutto per rendere consapevole tutta la società civile di questa martellante retorica di guerra che pretende di entrare nella testa dei nostri studenti e delle nostre studentesse sin dalla scuola primaria.

 

<<Qual è oggi la compromissione del sistema scolastico italiano con il militarismo?>>

Dal giorno del lancio dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole con la prima Conferenza Stampa a Montecitorio, il 9 marzo 2023, ad oggi abbiamo scoperto più livelli di compromissione del sistema scolastico italiano con il complesso militar-industriale.

Noi andavamo a Roma principalmente per denunciare la militarizzazione del territorio e la sottoscrizione di protocolli tra il Ministero della Difesa e il Ministero dell’Istruzione (poi diventato dell’Istruzione e del Merito) che già dal 2015 con la “Buona Scuola” di Renzi e con il centrosinistra consentivano a studenti e studentesse di svolgere i PCTO (Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, ex alternanza scuola-lavoro) nelle caserme con una notevole escalation della retorica della Cultura della sicurezza e della Cultura della difesa.

L’eco del nostro lavoro non si è fatta attendere, dal momento che abbiamo ricevuto numerose segnalazioni da parte di genitori, studentesse, studenti e docenti che ci mettevano davanti agli occhi foto di bambini e bambine maneggiare in autonomia armi da guerra perché erano stati/e condotti in visita presso le caserme in occasione di rievocazioni di battaglie della Prima e della Seconda guerra mondiale e tutto ciò avveniva, molto spesso, senza che i collegi docenti avessero deliberato alcunché, ma solo in seguito a inviti da parte di generali e alti ufficiali, ai quali appare inopportuno rispondere negativamente, secondo diversi Dirigenti Scolastici.

Abbiamo scoperto, inoltre, che la stessa Leonardo SpA, azienda leader nella produzione di macchine da guerra, compartecipata dalla Stato italiano, è entrata con ampi sovvenzionamenti in una scuola romana per digitalizzarla, estendendo così la sua influenza, ma indorando la pillola del suo effettivo giro d’affari, che ha a che fare con strumenti di morte.

Ad un certo punto abbiamo anche intercettato una sorta di insofferenza da parte di universitari e accademici obiettori di coscienza che ci hanno mostrato i legami fittissimi tra Med-Or, una fondazione di Leonardo SpA, e gli istituti di ricerca, che finanziano abbondantemente progetti che hanno come finalità la cyber-sicurezza, la tecnologia digitale, industriale, navale, aeronautica, spaziale, ma sempre finalizzate a produrre e inventare nuovi strumenti di guerra e di morte.   

 

<<Come vi è nata l’idea dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università?>>

L’idea è nata nel maggio 2022, in seguito ad un Convegno CESP (Centro Studi per la Scuola Pubblica) svoltosi a Napoli con la presenza di Alex Zanotelli (Pax Christi), Angelo d’Orsi, Manlio Dinucci, Antonio Mazzeo e Ludovico Chianese (Cobas Scuola). Il titolo del Convegno era La scuola laboratorio di pace. Gestire i conflitti, prevenire la guerra ed era l’occasione per riflettere sia sul conflitto russo-ucraino in corso, rilevando l’appiattimento dei mezzi d’informazione italiana sulla retorica di guerra interventista e l’assenza di un discorso sulla pace, sia per denunciare la progressiva militarizzazione delle nostre scuole in seguito allo svolgimento dei PCTO e dell’alternanza scuola-lavoro in alcune note caserme. Dopo quel convegno ci siamo accorti che, di fatto, i due tronconi analizzati obbedivano ad un’unica logica militaristica, figlia di una retorica riconducibile a quella che da anni si fa strada come “Cultura della sicurezza” e come “Cultura della difesa”.

Come Cobas-CESP abbiamo così deciso di adottare quel modello di Convegno svoltosi a Napoli e riprodurlo in altre città come Palermo, Catania, Cagliari, Saronno (VA), Noto (SR), Grosseto, Terni, Bracciano (RM), Lecce, Molfetta (BA), Altamura (BA), La Spezia, Massa con relatori come Mazzeo, d’Orsi e altri provenienti del mondo cattolico e della sinistra antagonista con lo scopo di ricostruire il contesto storico, sociale e geopolitico del conflitto e rompere con gli schemi della propaganda bella. Da quei convegni sono venuti fuori due interessanti volumi: La Scuola laboratorio di pace (vol. 1, Storia, Geopolitica e Didattica di Pace) e vol.2, Militarismi e narrazioni belliciste.

Tuttavia, non era abbastanza, sentivamo l’esigenza di fare qualcosa in più oltre alla modalità del convegno, e così abbiamo costituito con altre associazioni e movimenti una rete e una struttura permanente per monitorare i fenomeni di militarizzazione della scuola e della società civile. Il nostro sito www.osservatorionomilscuola.com è stato il punto di riferimento e il modo più agile per informare e diffondere le notizie sul fenomeno denunciato, cercando di elevare il livello di consapevolezza sulla questione.

 

<<Quali le prossime iniziative dell’Osservatorio?>>

Ci sono numerose iniziative in corso sia a livello locale sia a livello nazionale. Sicuramente il nostro approccio al mondo della scuola e dell’istruzione in generale rimane la modalità fondamentale per sensibilizzare gli studenti, le studentesse, i genitori e le/i docenti a ciò che sta accadendo, per cui continueremo con Convegni CESP in tutta Italia. Dopo quello di Bracciano (RM) del 16 settembre scorso, sarò a Cagliari il 29 settembre con Gabriella Falcicchio, Laura Marchetti, Mariella Setzu e Massimo Coraddu, ma in provincia di Massa-Carrara c’è una presentazione dell’Osservatorio con Serena Tusini e Cristina Ronchieri il 27 settembre, a Milazzo c’è un’altra presentazione con Nino De Cristofaro e Antonio Mazzeo il 2 ottobre.

A livello nazionale siamo in attesa di una data per poter svolgere una Conferenza Stampa a Montecitorio e presentare il “Vademecum contro la militarizzazione delle scuole”, uno strumento messo a punto da uno dei gruppi di lavoro dell’Osservatorio, che raccoglie mozioni e documenti che possono essere utilizzati da docenti, genitori e studentesse/studenti per respingere tutte le iniziative militaristiche all’interno delle proprie scuole. Al tempo stesso presenteremo una petizione firmata da docenti universitari per richiedere le dimissioni da Med-Or (fondazione di Leonardo SpA) di diversi rettori di università pubbliche italiane e rompere quegli accordi che portano nelle università progetti di ricerca finanziati da tutto l’indotto che costruisce strumenti di morte.

Stiamo, inoltre, lavorando ad una iniziativa congiunta insieme ad altre organizzazioni sindacali di base, associazioni cattoliche e movimenti pacifisti per  opporci alla retorica di guerra che si vuole legittimare attraverso l’istituzione del 4 novembre come “Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate" mediante Atto Camera 1306. Tale iniziativa andrebbe contrastata con un’ampia opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, giacché la progressiva militarizzazione della società civile e il tentativo di nascondere la violenta logica che ogni ideologia militarista presuppone sono, di fatto, processi che conducono direttamente, come mostra la storia e la triste realtà contemporanea, direttamente alla guerra.


AGGIORNAMENTO 28 SETTEMBRE 2023

Giorni fa con Michele Lucivero, tra i fondatori dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, parlavamo del tentativo di forgiare i giovani alla guerra e all’obbedienza mandando i militari a fare conferenze nelle scuole. Tentativo che ieri ha visto una vergognosa escalation con i militari mandati, addirittura, ad inaugurare l’Anno scolastico.

Vedere per credere.

 

 

 

Francesco Santoianni

Francesco Santoianni

Cacciatore di bufale di e per la guerra. Autore di "Fake News. Guida per smascherarle"

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