Niente stipendio per gli Over 50 non vaccinati: è peggio (a livello di Costituzione) di quello che sembra

Niente stipendio per gli Over 50 non vaccinati: è peggio (a livello di Costituzione) di quello che sembra

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Uno degli argomenti più sostenuti da coloro i quali ritengono equa la misura di esclusione dal lavoro riservata a chi decida di non vaccinarsi (over 50) o di non esibire il green pass è pressappoco questa: «è una regola uguale per tutti, che non guarda in faccia nessuno, pertanto non genera alcun tipo di discriminazione».
 
La debolezza di un’affermazione di questo tipo è semplicemente macroscopica: se la legge prevedesse sempre le stesse misure per chiunque e in ogni contesto, l’iniquità regnerebbe sovrana per definizione. Sono proprio le discriminazioni (quelle buone ovviamente!), le opportune differenziazioni, a rendere equa una misura: semplicemente perché esse contemplano la debolezza, o perlomeno la maggiore vulnerabilità, di uno o più soggetti coinvolti.
 
E tutto sommato questa dovrebbe essere la premessa all’esistenza stessa del diritto del lavoro: esso dovrebbe discriminare, riconoscere ad esempio un diverso trattamento al lavoratore rispetto al datore di lavoro, proteggendo il primo, riconoscendogli una normativa di maggior favore, proprio in considerazione della sua fragilità. Sappiamo come sta andando a finire.
 
La misura dell’esclusione dal mondo del lavoro di alcuni soggetti è sbagliata e incostituzionale, sia chiaro, a prescindere da come la si vada a strutturare, ma così com’è stata concepita (ed è un’aggravante!) colpisce maggiormente i soggetti più fragili nel mondo del lavoro.
 
Il ragionamento è semplicissimo e chi vive i luoghi di lavoro sa quanto è vero quanto sto per proporvi: purtroppo, lo rimarco ancora una volta, la maggior parte dei soggetti che scrivono di lavoro, in questa disgraziata Repubblica, non chiacchierano con una lavoratrice o con un lavoratore da tempo immemore. Non sanno nulla, zero, del mondo del lavoro: però ne scrivono, ne parlano, a vanvera e facendo danni, grossi danni. Voi non avete idea, credetemi, di quanti danni possa fare un idiota che scriva di lavoro non conoscendo la realtà delle cose!
 
Il mercato del lavoro si autoregola, si adatta, ha una forma mutevole ed è per sua stessa natura estremamente liquido: se il legislatore (o i soggetti collettivi mediante la contrattazione) non lo argina, esso si andrà naturalmente a conformare alle esigenze della parte più forte. Mi pare ovvio.
 
Ora, facciamo un ragionamento semplice, a prova persino di un militante dem: immaginate che un datore di lavoro abbia 100 dipendenti e, di questi, 10 over 50 (ma lo stesso ragionamento si può fare anche per gli altri) decidano di non ottemperare alle misure previste in materia di obbligo vaccinale. Dei 10, 4 sono altamente specializzati e impiegati in attività particolarmente produttive, le quali garantiscono ampi margini di profitto all’impresa. Gli altri 6, viceversa, svolgono attività scarsamente professionalizzate, sono sindacalizzati e attivi, godono di permessi ex. legge n. 104 (del 5 febbraio 1992), etc.: persone, insomma, che in uno squallido linguaggio datoriale vengono definite ROR (risorse a operatività ridotta). Mettiamo che il datore di lavoro abbia la possibilità di adoperare il lavoro agile per questi 10 lavoratori: ovviamente essi non sarebbero comunque sollevati dall’obbligo vaccinale (e dunque resterebbero tutti multabili dallo Stato), ma si porrebbero al riparo dalla sospensione e dall’interruzione del trattamento retributivo.
 
Secondo voi, problemino risolvibile anche in seconda elementare, il datore di lavoro che comportamento sarà indotto ad assumere? E, domanda per la lode, tale comportamento sarebbe conforme ai principi di equità costituzionalmente sanciti?
 
Misure di questo tipo, lo capirebbe davvero chiunque, sono sempre sbagliate e risultano inique per tutti e 10 i lavoratori del nostro racconto (sia chiaro!), tuttavia, se così strutturate, possono diventare persino uno strumento efficacissimo per abbattere il costo del lavoro, invocando un vacuo principio di legalità, e indirizzando le scelte di massima severità nei confronti di coloro i quali sono di partenza più esposti, fragili e deboli.
 
È esattamente il contrario di quanto prescritto dalla nostra Costituzione, tanto per cambiare.
 
*
 
Ho scritto “Contro lo smart working”, Editori Laterza 2021 (
 
https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788858144442) e “Pretendi il lavoro! L'alienazione ai tempi degli algoritmi”, GOG Edizioni 2019 (
 
https://www.gogedizioni.it/prodotto/pretendi-il-lavoro/)
 

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Savino Balzano

Savino Balzano

Savino Balzano, nato a Cerignola nel 1987, ha studiato Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Perugia. Autore di "Contro lo Smart Working" (Laterza, 2021) e di "Pretendi il Lavoro! L'alienazione ai tempi degli algoritmi" (GOG, 2019). Sindacalista, si occupa di diritto del lavoro, collabora con diverse riviste.

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