Necropolitica e Tanatopolitica
Dal disciplinamento delle vite (biopolitica) al controllo generalizzato (società della sorveglianza). Quando il sistema di potere ritiene superflue le esistenze e passa alla legalizzata marginalizzazione che conduce alla morte
di Giuseppe Giannini
Noi occidentali dalla pelle bianca, benestanti, ( si fa per dire viste le crescenti diseguaglianze), eredi del pensiero fondato sulla ragione, custodi (in passato) della democrazia, siamo anche coloro che, autoproclamatisi superiori per diritto divino, decidono di essere i depositari della civiltà. Arroganti che pretendono di dare lezioni alle altre culture. Il nostro progresso frutto dello scambio delle idee, del consenso partecipato, e delle scoperte scientifiche, è storicamente misurato in base all'adesione ai valori cristiani e al Dio denaro (capitalismo). Due aspetti speculari di concetti dottrinali convertiti in dogma.
All'interno del nostro sistema, all'apparenza perfetto, sorgono ciclicamente contrasti. E' nella sua stessa natura. Imporre conflitti tra i sottoposti e creare tensioni. Aporie che possono essere affrontate solo decidendo di fare a meno di tale paradigma. Infatti, allorquando, più o meno consapevolmente, accettiamo questo stile di vita ci sarà sempre qualcuno che, a causa delle condizioni sociali, o di provenienza, verrà escluso.
L'ideologia ad esso connaturata produce l'emarginazione di quel residuo essenziale che rimane, delle nude vite, che dopo esser state vessate e sfruttate risultano indesiderate. Gli oppressi di oggi sono gli scarti umani che sopravvivono all'interno del sistema "democratico", ma stanno anche fuori.
Quando l'enorme massa di carne rappresenta un surplus che non soddisfa più le esigenze della complessa struttura fondata sulla dipendenza dell'economia di mercato allora, chi ne muove le fila decide di punirla, eliminandola dalla visibilità. Respingere, isolare in luoghi di confine, lontani dalle luci mediatiche affinchè se ne abbiano poche notizie. E' il tratto che accomuna la condizione subita dalla classe lavoratrice con i migranti. La prima, alienata, sottopagata, e spesso irregolare, che vive in luoghi periferici o nei quartieri dormitorio. Che paga l'assenza del welfare ed è costretta a riununciare alla possibilità di relazioni ed esistenze socialmente appaganti. I migranti, a loro volta, paralizzati in un limbo, in cerca di riconoscimento (la cittadinanza) o relegati in qualche centro di detenzione. I governi occidentali non sanno più che farsene di questo eccesso di umanità. Quindi, hanno deciso di innalzare barriere fisiche e culturali per allontanarli.
La costruzione di muri statali, fili spinati e sistemi di sorveglianza elettronica. Bunker privati nelle ville dei super-ricchi, sensori, vigilanza armata. E telecamere dappertutto. E' impossibile accedere al mondo formalmente democratico, ma una volta arrivati, nemmeno fuggire dall'apparato-prigione. A volte queste vite nascoste vengono in emersione malgrado la loro volontà. E' il caso degli incidenti sul lavoro, delle morti bianche, e del caro vita. Succede ai naufraghi del Mediterraneo, ai respinti che bussano alle nostre porte. Disinteressato da quanto avviene lungo le frontiere il razzismo istituzionalizzato alimenta lo scontro etnico-religioso. Lo fanno la fortezza Europa e l'America sovranista.
Deportazioni legalizzate in Ruanda, il pessimo modello Albania. La gestione finanziaria delle migrazioni subappaltata a bande di criminali che in Libia depredano e torturano i disperati. E in Tunisia, Marocco, Egitto li abbandonano nel deserto. La rotta balcanica e dell'Europa orientale non meno cruente di quella mediterranea. Ogni anno centinaia di migliaia di persone abbandonate al loro destino. Nell'America delle possibilità la conversione revanscista stimola gli umori separatisti, tanto che la lista dei cittadini che provengono da Paesi nemici è stata aggiornata. Noi e loro, l'eterno scontro tra masse abbruttite dalla povertà e sottoproletariato endemico. La privazione indotta dalle élite parassitarie diventa una colpa da punire. Comportamenti che diventano devianti, da bandire per mezzo di appositi dispositivi criminogeni, che alimentano la prassi disumana della contenzione. E dietro alla quale si nasconde il business delle carceri. La caccia allo straniero consente alla famigerata ICE, agenzia federale per il controllo dell'immigrazione, di fermare ogni potenziale sospetto, arrivando a prelevare con la forza anche davanti ai Tribunali.
Nelle ultime settimane le proteste in varie città fanno emergere gli abusi. Sollevano lo sdoganamento del fanatismo razzista dell'amministrazione americana, che ricorda precedenti vergognosi (il Ku Klux Klan), ma evidenziano anche uno scontro tra poteri (il Presidente e i governatori) con quelli sostitutivi delle truppe federali (esercito e marines) sulle autorità locali, pur in assenza di una reale emergenza. Violenze e discriminazioni. L'autoritarismo dei suprematisti insegue lo straniero dalla pelle scura o meticciato. Deportazioni in luoghi dove il diritto è sovente sospeso. In questi casi i potenti decidono chi deve vivere (Necropolitica) e, forse, come. Sovranismo e securitarismo. La disumanizzazione del mondo bianco conservatore convive con la distanza culturale dei settori liberal-progressisti, ed insieme, disconoscendo la questione sociale rendono più difficili le condizioni per le persone vittime del loro status. Conseguenti appunto a scelte politiche sottese a quell'ordinamento governamentale che costringe milioni di disperati a fuggire da conflitti e situazioni ambientali estreme, e da mancanza di possibilità economiche. Un modus operandi strutturato, esportato anche fuori. Il capitalismo del'uomo bianco esige, prende senza chiedere, e legittima l'uso della forza.
Le politiche coloniali non sono mai finite. Quando pensiamo all'Algeria, al Sudafrica, al Congo, ed ai tanti altri Paesi di quel continente martoriato dalla nostra follia predatoria che si chiama Africa, o se vediamo a quanto è accaduto ed avviene in Palestina, possiamo renderci conto di come la violenza dell'uomo sull'uomo, ispirata dal mito della razza, fomentata dall'estremismo religioso, abbia attualizzato, drammaticamente, la barbarie. E, se in passato le condanne contro queste sopraffazioni vedevano una certa indignazione globale, oggi c'è un pericoloso silenzio, che si chiama complicità. Quella che sta portando avanti Israele è politica di morte (Tanatopolitica). Il controllo delle esistenze oppure il loro sacrificio. La morte programmata, predeterminata dalla politica è quanto avviene ad opera dello Stato sionista. La cui attività criminale mira all'epurazione di civiltà ed altri popoli. Un disegno che non regge più alla cacciata dei terroristi di Hamas, sia perchè le dichiarazioni del governo, dei coloni e sostenitori parlano chiaramente di espulsione dei palestinesi (considerati indegni) ed impossessamento delle loro terre, sia perchè il sionismo arma Abu Shabab a capo di una milizia filo-Isis. E, cosa ancor più grave, bombarda altri Stati sovrani ricevendo l'appoggio dei Paesi occidentali, che oramai di democratico hanno davvero poco. Il mondo è in preda al caos.
Lo stato di emergenza permanente (dal covid in poi) normalizza lo stato di eccezione. Leggi liberticide in ogni singolo Stato. Il diritto internazionale diventa una opzione non più praticabile. I diritti fondamentali, la libertà di espressione ed il dissenso sacrificati dalle politiche della paura. Prevenzione e, come in Italia, il Decreto Sicurezza, che non mira a tutelare i cittadini, ma accelera sulla via della criminalizzazione, facendo rientrare nel penale comportamenti considerati devianti per un sistema di potere sempre più gerarchico. La logica dell'ubbidienza e del comando, tipiche prerogative degli ambienti militari. Immaginario e pratiche belliche. Militarizzazione del quotidiano. Genocidio ed autoritarismo segnano i tempi nuovi. Colonialismi e terrore. Il sangue della guerra e il sangue per la guerra. Il rischio è un'eventualità con cui convivere permanentemente.