Madre soldato IDF: L'esercito israeliano ha gasato mio figlio "come ad Auschwitz"

Madre soldato IDF: L'esercito israeliano ha gasato mio figlio "come ad Auschwitz"

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In un articolo pubblicato dal portale The Gray Zone, firmato da Max Blumenthal e da Wyatt Reed è stata portata all’attenzione dell’opinione pubblica, soprattutto occidentale, una vicenda che, per volere dei suoi governi e media asserviti l’opinione pubblica nostra non deve sapere. Per giustificare la ferocia di Israele contro i palestinesi a Gaza, è chiaro che non deve essere fatto alcun cenno ad una vicenda emblematica come quella di Maayan Sherman, madre di un soldato dell’Esercito israeliano, IDF, che accusa i vertici militari del suo paese di aver ucciso suo figlio, prigioniero di Hamas, usando dei gas per stanare i guerriglieri palestinesi nei tunnel che abitualmente usano.

Come riportano Blumenthal e Reed, Maayan Sherman ha scritto che suo figlio Ron è stato “effettivamente assassinato – non da Hamas”, ma in circostanze più simili a “Auschwitz e le sua docce”.

L’uccisione di suo figlio, ha denunciato, è stata causata “non da colpi di arma da fuoco accidentali, né da fuoco incrociato, ma da un omicidio premeditato – un bombardamento con gas velenoso”.

"Ron è stato rapito a causa della negligenza criminale di tutti gli alti ufficiali dell'esercito e di questo dannato governo, che hanno dato l'ordine di eliminarlo per regolare i conti con alcuni terroristi di Jabalya.”

Precedentemente era stato riferito che Ron fosse stato ucciso da Hamas in una esecuzione insieme ad altri due soldati israeliani.

L’esercito israeliano, in un comunicato stampa, aveva dichiarato che “non si può negare né confermare che siano stati uccisi a causa di strangolamento, soffocamento, avvelenamento o come risultato di un attacco dell'IDF [Forze di difesa israeliane ] o operazione di Hamas.”

Questa spiegazione non ha convinto la madre di Ron, la quale, aveva poi replicato con queste parole: "Oh sì, hanno anche scoperto che aveva diverse dita schiacciate, apparentemente a causa dei suoi disperati tentativi di sfuggire alla fossa avvelenata che l'IDF aveva scavato per lui quando cercava di respirare aria fresca, ma ha respirato solo veleno dell'IDF".

“Amore mio, che io possa morire al posto tuo, che incubo hai attraversato. Morte in una terribile agonia – e tutto per volere dell’IDF, di cui ti fidavi e stimavi così tanto, e del governo [israeliano]”, ha proseguito la madre di Ron.

Maayan Sherman si è poi rivolta ai vertici di governo israeliano: “se il figlio di Bibi fosse stato lì nel tunnel… o il nipote del [ministro della Difesa israeliano Yoav] Gallant? Sarebbero stati “avvelenati con bombe a gas”?

La denuncia di Maayan Sherman non si è fermata qui. Infatti, aveva fatto installare una lapide sulla tomba del figlio con questa scritta: Il sergente Ron Sherman è stato “rapito, abbandonato e sacrificato a Gaza dal governo israeliano”.

Questa lapide, come scritto su Facebook dalla stessa Shermaan, è stata poi sequestrata dall’esercito israeliano.

“In seguito all’insabbiamento dei fatti da parte dell’IDF e del Ministero della Difesa, la lapide che avevo posto sulla tomba di mio figlio – una lapide che per me era importante fosse collocata sulla sua tomba in quanto sua madre – è stata rimossa dal Ministero della Difesa contro la mia volontà. Mentre nascondono il fatto che Ron è stato eliminato con lo scopo di uccidere, pensano che rimuovere la pietra dalla tomba di Ron chiarirà i fatti così come sono."

Ha aggiunto che resta il fatto che “Ron è stato rapito a causa di un governo mostruosamente fallito e di un esercito fallito”.

Nonostante ciò, ha ricordato che “l’unica cosa che hanno lasciato per me come sua madre – la pietra con cui hanno concordato di lasciarmi riposare sulla sua tomba [che] ho pagato di tasca mia” – è stata “rimossa dal Ministero della Difesa per continuare coprire il suo omicidio".

“Questo è il governo e questo è il Ministero della Difesa. Insabbiamento, rimozione delle prove lampanti, sacrificio dei rapiti, abbandono dei genitori in lutto” ha concluso.

Blumenthal e Reed sottolineano che con l’evidente fallimento dell’esercito israeliano in più di 100 giorni di guerra nella striscia di Gaza nel liberare gli ostaggi di Hamas e l’opinione pubblica israeliana favorevole ad un’intensificazione dei raid sull’enclave assediata, il destino dei prigionieri a Gaza sembra desolante.

C’è però una narrazione che potrebbe essere ribaltata alla luce delle continue denunce dei familiari degli ostaggi uccisi. Secondo i due giornalisti ora,alcuni analisti israeliani stanno apertamente ipotizzando che i loro militari stiano deliberatamente prendendo di mira i rapiti per negare influenza politica ad Hamas. 

Come ha scritto su Haaretz la sociologa israeliana Yagil Levy, “la decisione del governo di attaccare Gaza nonostante la presenza di ostaggi nei luoghi bombardati può essere considerata un'estensione della direttiva 'Annibale'. 

Levy ha concluso: “Poiché gli elementi di destra nel governo vedono lo scambio di prigionieri come antitetico all’obiettivo dichiarato di ‘distruggere’ Hamas, “le vite degli ostaggi sono un altro ragionevole sacrificio che deve essere fatto”.

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