“L’operazione della Resistenza una risposta all’occupazione”

I testi di Radio Gaza (Puntata 7)

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“L’operazione della Resistenza una risposta all’occupazione”

 

 

La settima puntata di Radio Gaza, pubblicata sul canale YouTube dell’AntiDiplomatico. Radio Gaza è un programma a cura di Michelangelo Severgnini e Rabi Bouallegue.

 

Proponiamo qui di seguito i testi della puntata.

 

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Puntata numero 7 del 9 ottobre 2025

 

In questi giorni densi, tra flottiglie vere o fantasma, anniversari, colloqui a Sharm El Sheik e il traguardo dei 100.000 euro raccolti dalla campagna “Apocalisse Gaza”, sta per iniziare una puntata senza filtri che scuoterà le coscienze, o in alternativa, il moralismo dei Legionari per Gaza.

Non abbiamo più notizie di che fine abbia fatto la raccolta firme per chiudere questa trasmissione, ma scommettiamo che questa volta non passeremo impuniti.

Gli ingredienti sono semplici. Prendi una connessione internet di qua e di là, trova il modo di entrare in contatto, conquista la fiducia della tua fonte sul campo, àprile il microfono e lasciala parlare. Il risultato è sempre esplosivo.

Chissà perché?

Perché nel moralismo militante non c’è spazio per il dubbio, per il pluralismo, per il serio confronto. Perché gli altri sono sempre controfigure delle nostre proiezioni, non realtà viva e pulsante, che va ascoltata, che va compresa.

In questa puntata abbiamo chiesto ad alcuni dei nostri contatti a Gaza di parlarci di 7 ottobre e di piano Trump. 

Pertanto, attenzione, la puntata sarà ad alto contenuto politico. Perché non c’è niente di più politico che raccogliere ed ascoltare le opinioni di chi è protagonista sul campo. Non verità oggettive, in questo caso. Ma opinioni. Divergenti tra loro, in certa misura, questa volta. A riprova che a Radio Gaza non c’è nessuna operazione, se non quella di aprire un microfono nel mezzo di Gaza e vedere l’effetto che fa.

E allora, che la puntata inizi. Staremo a vedere l’effetto che fa.

 

<<Che la pace sia su di te amico mio Rabi, come stai? La nostra opinione sulla nuova proposta di Trump a Hamas. Rifiutiamo totalmente questa proposta, non contiene nessuna reale giustizia per il popolo di Gaza. Quello che ci propone non è la pace, ma una resa incondizionata, senza condizioni ed è un’offesa ai nostri diritti. La proposta ignora la vera radice di questo conflitto: l'occupazione, il blocco e la sistematica pulizia etnica. Trump parla come se Gaza fosse una pratica da chiudere a vantaggio di Israele, senza considerare la sofferenza di 2 milioni di esseri umani che vivono sotto il bombardamento, la fame e lo sfollamento. Vuole disarmare la Resistenza ma non parla del ritiro dell’occupazione. Noi non abbiamo bisogno di un piano imposto da fuori, ma di una soluzione giusta che restituisca i nostri diritti, alla luce dell'ingiustizia che si è abbattuta su di noi da decenni. Gaza vuole vivere amico mio Rabi , ma con dignità, e non con concessioni imposte>>.

 

La campagna “Apocalisse Gaza”, arrivata oggi al suo 112° giorno, ha tagliato in questi giorni il traguardo dei 100.000 euro raccolti e inviati: 104.368 euro ricevuti da 1.386 donazioni. Di questi, 103.819 già inviati a Gaza.

 

Il 3-4-5 e 8 ottobre scorsi Radio Gaza si è materializzata dal vivo in Emilia e a Roma. Dalle 3 serate in Emilia, ad Albinea, Montale e Parma, sono stati raccolti 3mila euro in tutto. Durante queste serate abbiamo realizzato collegamenti pubblici con Gaza e abbiamo lasciato che il pubblico, con la traduzione di Rabi da remoto, ponesse direttamente le domande ai nostri contatti.

Le domande hanno riguardato spesso il 7 ottobre e il piano Trump. Queste sono alcune delle risposte ricevute da Gaza durante questi incontri pubblici. Risposte che hanno sbalordito i presenti, abbandonati dalla narrazione corrente all’idea che ormai Gaza sia solo una spianata inerme. Ma come abbiamo già raccontato nell’intervista rilasciata al sito Come Don Chisciotte (e che vi invitiamo caldamente a leggere), Gaza al contrario è ancora una fortezza inespugnata.

 

<<Buona parte dei dati indicano che l’operazione ha colto di sorpresa tutta Israele, e ha mostrato le lacune del suo apparato di sicurezza. Il governo Israeliano ha sfruttato questo evento per giustificare un’aggressione senza precedenti contro Gaza e ottenere vantaggi politici e di sicurezza. La mia risposta quindi è: l’operazione è opera della Resistenza>>.

 

<<Amico mio questo è un dovere religioso e patriottico. Molti Palestinesi, soprattutto a Gaza e in Cisgiordania, considerano la Resistenza una legittima risposta all’occupazione e  all’aggressione israeliana. La vedono come un diritto naturale per quei popoli che vivono sotto l’occupazione, che sia una resistenza armata o popolare. Per riassumere: buona parte del popolo di Gaza considera l’operazione della Resistenza come una risposta dovuta all’occupazione, uno strumento di legittima difesa. Ci sono comunque dei dibattiti interni riguardo ai metodi e alla tempistica e della messa in pratica di tutto ciò>>.

 

“Ci sono comunque dei dibattiti interni riguardo ai metodi e alla tempistica e della messa in pratica di tutto ciò”. Questo abbiamo appena sentito. Il comune denominatore dei Palestinesi a Gaza è la certezza nel diritto alla Resistenza. Tutt’al più la discussione è sui metodi, sulle tempistiche. Qualcuno sostiene che ormai la Resistenza sia alle corde, qualcun altro che il piano Trump si sia reso necessario perché dopo settimane di proclami la Resistenza ha inchiodato l’esercito israeliano tra i vicoli di Gaza città e da lì non sono più avanzati, rischiando una figuraccia planetaria. Sta di fatto che la prossima voce si sbarazza della retorica e, grazie all’anonimato che Radio Gaza assicura alle proprie fonti, si abbandona a una riflessione dura, molto dura. Che però non mette in discussione l’eterna dinamica tra oppressi e oppressori, nel caso di Gaza, tra occupanti e resistenti.

 

<<Che la pace sia su di voi. Riguardo all'anniversario del 7 Ottobre. Quel giorno stavamo dormendo e ci eravamo svegliati con il suono dei missili e dei bombardamenti ed eravamo sorpresi per come Hamas, o la Resistenza, fosse penetrata in Israele. Non c'erano guardie? Non c'erano telecamere? Non c'era nessuno a difendere le proprie frontiere? Qualcosa di incredibile. Non sappiamo come è stato possibile e come è successo. Io personalmente non sono d'accordo, che vantaggi abbiamo ottenuto dal 7 Ottobre? E il Mondo? Che vantaggi abbiamo ottenuto a Gaza? Nulla. Distruzione, uccisioni, bambini che hanno perso le gambe, donne che sono diventate vedove, giovani martirizzati, anziani, donne. Case distrutte ma cosa possiamo dire? Questa è una decisione di Dio. Lui ha deciso così e la sua decisione è tutto, ma il profeta (Muhammad) ha detto: ''non desiderate l'incontro con il nemico”. Ma noi lo abbiamo desiderato e lui ci ha distrutto. Che vantaggi abbiamo ottenuto da tutto quello che è successo? Nulla. Forse il sostegno dell'opinione pubblica che adesso è dalla nostra parte? Quello che è successo non potrà mai restituire quello che è stato perso. Chi ha perso il figlio, il marito, il fratello, loro non potranno più tornare. E chi ha perso la casa, la propria salute mentale, tutto ciò non tornerà. Ma cosa possiamo dire? Che Dio sia lodato. Questo è il nostro destino. Non ci capiterà che il bene. E riguardo all'accordo di Trump, fratello, non sappiamo che dire, spero che ci sarà ma non porta buoni auspici. Cosa vuol dire che uno straniero ci governerà? Oppure una coalizione araba, o Blair? Noi possiamo autogovernarci, abbiamo un Autorità palestinese che può governare Gaza. Non c'erano loro a governarci per poi subire un golpe da parte di Hamas? La gente viveva e stava bene, ma noi non siamo rassicurati dall'occupazione (israeliana) che continua a cambiare posizione e si rifiuta di lasciare Gaza. E noi che vantaggi abbiamo ottenuto? Operando così non siamo riusciti a liberare Gerusalemme, non siamo riusciti a liberare nemmeno Gaza, né dall'occupazione (israeliana) e tantomeno dall'occupazione americana. Che benefici abbiamo tratto? Nulla. Che ne sarà di noi? Ad oggi non sappiamo quale sarà il nostro destino, la nostra vita. Quale sarà il futuro dei nostri figli, dei nostri discendenti, in questo paese? Non lo sappiamo.. Questa è una strada chiusa. Speriamo che Dio ci porti solo il Bene, che Dio sia lodato per tutto.

 

La prossima voce a sua volta non nasconde l’amarezza, le critiche, la stanchezza, la disillusione. Può darsi che le informazioni riportate in questo caso siano vere, può darsi di no. Sono comunque la percezione di un Palestinese a Gaza e avranno sempre più fondamento di qualunque opinione espressa da chi non è lì. E’ però l’opinione di un Palestinese a Gaza. Se non è vero ciò che dice, è però veramente ciò che pensa.

 

<<Che la pace sia su di voi. Riguardo alla prima domanda: ''cosa potevamo fare in alternativa alla guerra?’'. Beh, in alternativa alla guerra c'erano tantissime alternative. Prima di entrare in guerra bisogna prima riflettere sui risultati di questa guerra. In una guerra ci deve essere una parità di forze. In guerra non ci vai se non c'è una parità di forze. Hamas entrando in guerra credeva di poter sconfiggere facilmente Israele, ma la guerra ha avuto subito un evoluzione coinvolgendo grandi potenze, come la Germania, gli Stati Uniti. All'inizio della guerra tanti paesi avevano sostenuto Israele inviando armi, navi, aerei. Hamas non se lo aspettava. In guerra, c'è chi dice ''non gettatevi con le vostre mani nella rovina'' (cit. Corano). Hamas ha gettato tutto il popolo di Gaza nella rovina. Questo è quello che voglio dire. Una distruzione, la situazione della gente nelle tende è triste, straziante. Voi non vedrete mai nella televisione la verità che vediamo quando attraversiamo le strade, i marciapiedi e tra un po’ in inverno la situazione della gente nelle tende sarà ancora più triste. Tutti vivono in tenda. Tra un po’ le tende saranno spazzate via dalle tempeste e la gente si ritroverà con letti e vestiti bagnati. Questa guerra ha distrutto tutto. Ha distrutto completamente Gaza. Cosa possiamo dire? Questa guerra se la potevamo risparmiare. Non c'è una parità negli armamenti. Non c'è parità. E riguardo all'altra domanda politica, ''cosa possono fare per fermare la guerra?’'. Beh, è dall'inizio della guerra che stanno negoziando. Prima negoziavano per 5, 10 ostaggi, e infine Hamas ha deciso di consegnare tutti gli ostaggi nel giro di 72 ore. Se li avessero consegnati fin dall'inizio tutta questa distruzione non sarebbe avvenuta. Perché? La Resistenza si è indebolita, Hamas non ha più armi come agli inizi della guerra. La Guerra è stata pesante per loro (Hamas) e l'occupazione ha ucciso tanti combattenti della Resistenza, molti responsabili. Il 90% della Resistenza non c'è più, l'occupazione sta massacrando il popolo. Questa è la mia risposta, forse qualcun altro risponderà diversamente>>.

 

Nell’editoriale della scorsa puntata ci eravamo permessi di anticipare una risposta a Trump in via precoce rispetto alla risposta poi arrivata da Hamas. Alla fine, i Palestinesi a Gaza stanno ora dicendo le stesse cose. Il piano è inaccettabile nel suo maldestro tentativo di esautorare la volontà popolare palestinese, trattandola da accessorio. Tuttavia bisogna interrompere il conflitto e soccorrere in modo reale e non fumettistico un popolo allo stremo.

E però, ormai si fa largo tra i Palestinesi di Gaza la sensazione che questo piano di pace serva più a Netanyahu a Trump che non ai Palestinesi, nonostante tutto.

La Resistenza di Gaza, ridotta, falcidiata, in ginocchio, ma al momento resta invincibile, dopo 2 anni di guerra.

E dunque? I porti a Gaza non esistono più. Aeroporti non ce ne sono. Come è possibile dunque evacuare 2 milioni di persone? Attraverso il confine con l’Egitto? Impossibile. Ammanettate una a una attraverso Israele? Impossibile. Gasandoli tutti nei forni crematori? Impossibile.

E dunque? E dunque Israele e gli Stati Uniti insieme stanno bluffando per nascondere che hanno perso. E questo piano è solo un maldestro tentativo per salvare la faccia e, per ora, l’esistenza. A Gaza, nonostante tutto, si fa largo questa certezza.

 

<<Che la pace sia su di voi, in risposta (alla domanda) su quale sarà la posizione di Hamas verso l'accordo di Trump e Netanyahu e se questi sarà d'accordo oppure no. Sinceramente non lo so se Hamas accetterà questo accordo, però la mia opinione personale, e non so se questa mia opinione sarà corretta, però la mia opinione è lontana da ciò a cui punta il piano di Trump e Netanyahu. (La mia opinione ) punta ad unico obiettivo ed è quello che chiede tutto il popolo ed è la fine di questa guerra di sterminio ancora in corso nella Striscia di Gaza da due anni. Tutte le nostre preoccupazioni sono che l'occupazione israeliana possa sabotare questo accordo. Sono preoccupazioni legittime. Ma un ritorno della guerra non sarà affatto semplice. E’ la giustificazione principale se mai ci sarà questo accordo, la giustificazione principale per la ripresa della guerra. Se non ci sarà, a questo punto dovranno vedersela con tutto il Mondo>>.

 

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La campagna “Apocalisse Gaza”, da cui nasce il programma, è giunta al 112° giorno. Ha raccolto fin qui 104.368 euro ricevuti da 1.386 donazioni. Di questi, 103.819 già inviati a Gaza.

Radio Gaza - cronache dalla Resistenza

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