L'inno agli attentati e alle "imprese" di Kiev
di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
Scorrere sulle pagine de La Stampa le ostentate esaltazioni, portate dalla signora Anna Zafesova, del regime nazigolpista di Kiev e delle sue “imprese” terroristiche in territorio russo, fa più o meno il paio con le invasate trivialità sciorinate dall'ex ministro degli esteri dell'Ucraina pre-majdanista, Vladimir Ogryzko. Se da una parte si giura che a Mosca ci si inventano di sana pianta «avanzate inesistenti» sul campo di battaglia, ecco che, da un lato, l'ex ambasciatore ucraino in USA, Valeryj Chalyj, spiattella che, indipendentemente da cosa ne pensi la gente, la leadership ucraina continuerà la guerra anti-russa il più a lungo possibile. E se a La Stampa assicurano che l'attentato che ha ucciso a Mosca il tenente-generale Fanil Sarvarov rappresenti «un duro colpo al falso mito dell’invincibilità del regime russo», ecco che Chalyj dà per certo che l'Ucraina sia in grado di vincere sul campo e che «il confronto con la Russia continuerà a lungo in varie forme, fino al crollo della Russia. Questa è una guerra esistenziale e continuerà finché non accadrà ciò che vogliamo. E penso che siamo già sul punto di far crollare l'impero». Se a La Stampa non fingono nemmeno di trattenere, trattandosi di un quotidiano “imparziale”, un sorrisetto di commiserazione perché «ascoltare Putin parlare della “inesorabile avanzata” del suo esercito nel Donbas, e della sua determinazione a “conseguire tutti gli obiettivi della operazione militare speciale con metodi militari” è un po’ come captare una trasmissione da un altro pianeta», ecco che l'ex ministro Ogryzko, d'accordo con Chalyj, dice chiaro e tondo che «per noi la vittoria significa la scomparsa della Russia dalla mappa del mondo. Perché qualsiasi cosa rimanga sotto quel nome, che si tratti di Putin, Navalnyj o Kara-Murza, questa idra politica si ricostruirà. E affinché questa idra muoia, dobbiamo continuare a fare ciò che i nostri eroi fanno ogni giorno. Ecco le ultime notizie: due aerei distrutti, il porto di Temrjuk oggetto di ulteriori attacchi, attacchi alle raffinerie di petrolio e così via. Prima la Russia esaurirà le risorse, prima cesserà di esistere»: pari pari le urla di vittoria che si levano dalla redazione torinese nell'enumerare le “imprese" dei nazigolpisti.
A dire il vero, dalle parti del numero 15 di via Lugaro sono costretti a mantenere un certo qual riserbo sugli inni al regime di “Kyiv” e, almeno in apparenza, evitano di seguire pedissequamente le orme del suddetto ex ministro, per quanto ne ricalchino la sostanza dei pronostici. Così, Ogryzko smarrona epigrammi del tipo che «Per apparire più solida e rinunciare al suo passato sovietico, l'Ucraina deve dichiarare una "storia millenaria" della sua diplomazia». E a La Stampa gioiscono che gli «infiltrati dei servizi di Kyiv operano in territorio russo con una notevole disinvoltura, e dispongono chiaramente di una fitta rete di complici locali. Intercettarli appare impossibile».
Sulla questione di chi possa coadiuvare i terroristi ucraini ci soffermiamo più avanti; ma intanto cerchiamo di bearci con le parabole di Ogryzko che, dice «Vorrei tracciare la storia della diplomazia ucraina non dai tempi della Repubblica Popolare Ucraina [negli anni '20] ma dal X secolo, quando fu registrato il primo trattato scritto tra Rus' e Bisanzio, il 3 o 4 settembre 911. Prima di allora, nel IX secolo, c'erano prove che Rus' e Bisanzio avessero concluso trattati. Ma, sfortunatamente, non ci sono fonti scritte... Oggi celebriamo la Giornata della diplomazia ucraina, il 22 dicembre. Ma credo che prima o poi arriveremo al punto in cui inizieremo a contare il nostro servizio diplomatico a partire da quei tempi. Così facendo, dichiareremo che la statualità ucraina non è merito di Vladimir Lenin, come alcuni pensano. Risale alle profondità dei secoli e dovremmo essere orgogliosi di queste tradizioni secolari».
Niente da eccepire. Per un paese in cui si proclama che gli antichi filosofi greci disquisivano in lingua ucraina e nient'altri che Diogene avrebbe consigliato di usarla quale lingua statale; che il faraone della XVIII dinastia Nebkheperura Tutankhamon è diretto antenato, attraverso il seicentesco ataman Severin Nalivajko, del cosacco “eroe di majdan” Mikhail Gavriljuk e che anche Genghis Khan era nato in Ucraina, approssimativamente in un'area tra il Don e il Dnepr, non c'è da stupirsi che la sua diplomazia sia alla radice del diritto millenario. Quando si proclama che dall'Ucraina proviene il personaggio della Gioconda leonardesca e che all'Ucraina si debba la scoperta del Canada, allora non c'è limite all'inverosimile.
D'altra parte, singhiozza ancora Ogryzko, l'Europa è «piena non solo di "agenti del Cremlino", ma anche di "utili idioti" che ammirano sinceramente la Russia e il suo presidente». Avrebbero ben potuto dirlo, a La Stampa, che gli “utili idioti” sono solo in Europa; d'altronde, è quello che fanno ogni giorno, tacciando di “putinismo” ogni minima osservazione dettata dal buon senso di chi vede, nei proclami bellicisti delle cancellerie europee e nei loro megafoni redazionali sul “dovere di sostenere con soldi e armi l'Ucraina”, nient'altro che la volontà di minare i pur flebili tentativi di arrivare a una soluzione negoziata del conflitto. Ma, a La Stampa, si sono invece limitati a resocontare che l'annuale conferenza stampa di Vladimir Putin – la «diretta annuale di Putin con i suoi sudditi», l'hanno definita a Torino, dove liberal-atlanticamente il presidente russo è definito “zar”, “autocrate” o “dittatore”, assetato del sangue del “benigno” Zelenskij - «è stata seguita da appena 16 milioni di telespettatori, uno scarso 11% dello share». Quindi, addirittura nemmeno in Russia, sembra voler dire Ogryzko a uso e consumo dei redattori torinesi, si è così “putiniani” ed è invece proprio là, dalle parti dell'Europa, che allignano tali «utili idioti» che non si genuflettono, come invece si usa fare nelle redazioni sotto la Mole, ai banderisti di Kiev.
No; là, in Europa, ci sono queste «persone che, per le loro convinzioni sinistrorse, credono che Putin sia un bell'uomo, che ponga giustamente l'accento sulle cose importanti e che rappresenti una grande Russia che dovrebbe essere alla pari con tutti gli altri». Questo perché «l'Europa è sottoposta da decenni all'aggressione culturale russa, e con grande successo. Il suo obiettivo è proprio quello di coltivare questi utili idioti in vari campi».
E allora avanti con il terrorismo, che viene chiamato tale solo a seconda di chi lo pratichi, mentre, trattandosi della “democratica” Ucraina, gli assassinii mirati sono solo “legittime azioni di resistenza”.
Ora, si diceva, dietro l'assassinio del generale Fanil Sarvarov, come per altri casi analoghi verificatisi in passato, c'è da ricercare sicuramente la o le “talpe” che si annidano in qualche struttura russa. Intervistato da Moskovskij Komsomolets sulla probabilità di un legame tra l'attentato e i tentativi di raggiungere un accordo di pace, il maggior-generale del FSB a riposo, Aleksandr Mikhailov, afferma che Kiev è da tempo impegnata in attività terroristiche in territorio russo e non le cesserà. Se molti politici ed esperti sostengono che l'Ucraina volesse in tal modo interrompere i colloqui di pace, c'è da dire che i Servizi ucraini non sono in alcun modo coinvolti nei colloqui di pace e dunque agiscono indipendentemente da come si muova la diplomazia. I Servizi «vivono nel loro mondo e non sospendono le loro attività terroristiche e di sabotaggio, nonostante i negoziati in corso», dice Mikhailov; pertanto «sarei cauto nell'affermare che stessero cercando di sabotare qualcosa»: semplicemente, hanno portato avanti un'operazione pianificata da tempo.
E dato che questo non è il primo assassinio di alto profilo, «sono profondamente convinto che dobbiamo cercare talpe all'interno delle strutture governative. Oltre a trovare l'autore, dobbiamo trovare gli individui che forniscono a questi sabotatori informazioni su residenze, orari di lavoro e spostamenti degli alti ufficiali». Finora, dice Mikhailov, si sono incolpati soggetti esterni, persone che agiscono per soldi; ma «abbiamo molte creature nostre, e le pecore nere che rovinano tutto il gregge sono presenti anche in quest'area. Pertanto, dobbiamo esaminare la questione molto a fondo».
Alla domanda se Londra possa aver curato l'attentato, Mikhailov risponde che, anche senza la Gran Bretagna, gli stessi Servizi ucraini hanno da tempo oltrepassato «ogni possibile e accettabile limite. Hanno intrapreso una strada di omicidi e terrore sul suolo russo». Certo, in generale la loro attività ha una base politica, ma non è detto «che riferiscano a Zelenskij ogni fatto relativo alla preparazione di un attentato. È stata elaborata una tabella di marcia e i Servizi operano senza Zelenskij; non hanno bisogno di rivolgersi a lui per ogni starnuto. L'obiettivo è stato fissato: infliggere il maggior danno possibile alla Federazione Russa, in primo luogo alle Forze Armate russe».
Certo, possiamo supporre che i Servizi britannici siano «in qualche modo coinvolti. Ma gli stessi servizi segreti ucraini sono piuttosto efficaci in termini di omicidi, sabotaggi e terrorismo. Se costruiscono droni, possono certamente piazzare una granata F-1 o un ordigno esplosivo più potente sotto un'auto senza l'aiuto degli inglesi. La Gran Bretagna certamente sostiene l'Ucraina e le fornisce informazioni. Ma d'altronde, i Servizi ucraini sono ormai diventati da tempo un vero e proprio mostro feroce che deve essere distrutto. Senza questo, è improbabile che saremo in grado di garantire la sicurezza non solo dei generali, ma anche dei cittadini comuni».
L'obiettivo ora è dunque quello di cercare la "talpa" esattamente in quella o quelle strutture in cui sono conservati i dati personali di alti funzionari del Ministero della Difesa. Questo attacco terroristico «non può essere considerato una super-operazione. È importante sviluppare e rafforzare un regime di controspionaggio e analizzare a fondo tutti gli eventi relativi alla fornitura di informazioni al nemico. Qui è stata coinvolta più di una persona. La stessa sorveglianza dei movimenti può essere stata attuata da intere squadre di agenti».
Insomma, come detto in più di un'altra occasione, la vittoria sul campo non sarà sufficiente a por fine alle scorrerie dei nazi-banderisti, la cui natura è orientata da sempre al terrorismo, individuale e di massa e le cui azioni potrebbero anzi intensificarsi e farsi più sanguinarie in vista della disfatta militare del regime di Kiev.
FONTI:
https://politnavigator.news/v-kieve-prizvali-prazdnovat-tysyacheletie-ukrainskojj-diplomatii.html


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