L'ex capo di stato maggiore israeliano sulle reali possibilità di sconfiggere Hamas

L'ex capo di stato maggiore israeliano sulle reali possibilità di sconfiggere Hamas

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di Piccole Note


Intervista “bomba” del ministro Gadi Eisenkot al canale televisivo israeliano Channel 12, nella quale è venuto allo scoperto il suo antagonismo a Netanyahu, nonostante anch’egli faccia parte del Gabinetto di guerra insieme all’altro leader del suo partito, Benny Gantz. E che suscita speranze sul fatto che la follia distruttiva di Netanyahu, che sta trascinando l’Occidente verso una guerra su larga scala in Medio oriente, possa essere fermata.

La guerra perpetua

Tanti i punti di interesse, anzitutto l’attacco alzo zero verso il premier, che si deve assumere le responsabilità della débacle difensiva del 7 ottobre, quando Hamas è entrato indisturbato in Israele nonostante le tante avvisaglie. Una débacle che ha seminato sfiducia nell’opinione pubblica israeliana verso la sua leadership, frattura che dovrebbe essere sanata attraverso nuove elezioni.

Tema, quest’ultimo, molto sentito in Israele, con Netanyahu che cerca di eluderlo, anche allungando la tempistica della guerra, nella speranza che il perdurare del conflitto gli eviti il confronto elettorale dal quale ne uscirebbe distrutto. Politico oltremodo scaltro, punta tutte le sue speranze di sopravvivenza sulla guerra, e sull’allargamento della stessa, nell’idea che una vittoria gli assicuri il futuro politico.

Non è il solo: come scrive Yossi Melmann su Haaretz, anche il ministro della Difesa Gallant, i capi dell’esercito e delle varie agenzie di intelligence sperano che una vittoria militare dilavi le loro pesantissime responsabilità sul deficit di sicurezza del 7 ottobre. L’articolo ha un titolo più che significativo: “Perché i leader militari e politici di Israele vogliono una guerra perpetua“. A questi vanno aggiunti gli ambiti dell’ultradestra, per i quali la costruzione della Grande

Why Israel's Political and Military Leaders Want a Perpetual War

Israele va perseguita a ogni costo.


Ma su tali temi abbiamo scritto altre volte, le vere novità evidenziate da Eisenkot nella sua intervista sono altre e dirompenti. La prima è che l’obiettivo di distruggere Hamas è irrealistico: “Chi parla di sconfitta completa non dice la verità […] non dovremmo raccontare favole” (Timesofisrael). Lo hanno detto altri prima di lui, ma egli fa parte del Gabinetto di guerra ed è stato Capo di Stato Maggiore dell’esercito: sa perfettamente di cosa parla.

In challenge to PM, Eisenkot says talk of ‘absolute defeat’ of Hamas is a tall tale

Anche sulla sorte degli ostaggi è stato categorico: “Per me non c’è alcun dilemma. La nostra missione è anzitutto quella di salvare i civili, prima che quella di uccidere il nemico”. E possono essere liberati solo tramite un accordo con Hamas, aggiungendo che chi dice altro “sta vendendo all’opinione pubblica fantasie”.


La vita degli ostaggi

Lo strale di Eisenkot era diretto anzitutto a Netanyahu e Gallant, secondo i quali solo la pressione militare può ottenere tale scopo. In realtà, ad oggi, gli ostaggi sono stati riportati in Israele solo in tal modo, mentre la pressione militare ne ha uccisi alcuni.

Ha fatto scalpore la vicenda dei tre soldati che erano riusciti a liberarsi e sono stati uccisi dal fuoco amico in maniera del tutto improvvida. Ma, più di recente, Hamas ha fatto sapere che altri tre ostaggi sono stati uccisi dagli israeliani.

Sempre sul tema, riportiamo quanto riferisce Jonathan Cook su X: “Maayan Sherman, madre di un soldato israeliano, uno dei tre ostaggi trovati morti in un tunnel di Gaza a dicembre, afferma che sono stati uccisi quando Israele ha inondato il tunnel con del gas velenoso. Ha paragonato la sua morte alla gasazione degli ebrei durante l’Olocausto, definendolo un ‘omicidio premeditato’ da parte dell’esercito israeliano”.

“Nonostante la solita elusione, l’esercito israeliano ha quasi confermato tali accuse, affermando: ‘In questa fase non si può negare né confermare che siano stati uccisi a causa di strangolamento, soffocamento, avvelenamento né come risultato di un attacco dell’IDF o di un’operazione di Hamas”. Tale comunicato è stato pubblicato su un media israeliano riportato nel post di Cook.

Se Israele non valuta della massima importanza la vita dei suoi ostaggi, si può immaginare il valore che conferisce alla vita dei palestinesi. Considerazione ovvia, ma che spiega cose.

Eisenkot e Gantz contro la guerra preventiva a Hezbollah

L’altra rivelazione che Eisenkot ha fatto a Channel 12, che stranamente non è stata rilanciata adeguatamente dai media, è relativa al Libano. Così ancora il Timesofisrael: “Eisenkot ha detto che lui e il leader del partito di Unità Nazionale Benny Gantz, anch’egli ex Capo di Stato Maggiore dell’IDF, hanno impedito a Israele di attaccare preventivamente il gruppo terroristico Hezbollah sostenuto dall’Iran in Libano nei giorni successivi agli attentati omicidi del 7 ottobre”.

“Eisenkot ha detto che l’11 ottobre Israele era sul punto di colpire Hezbollah, ma lui e Gantz sono riusciti a convincere i funzionari del gabinetto di guerra a desistere” perché sarebbe stato un “grave errore strategico”.

Ciò lascia intendere il grado di follia che alberga nella leadership israeliana, ma anche che ci sono forze frenanti sulle quali il mondo potrebbe puntare, e in parte lo fa in via riservata, per porre fine a tale pazzia. In fondo, anche il fatto che Eisenkot sia venuto allo scoperto è un modo per sollecitare un ausilio.

Il punto è che la follia dilaga. Riportiamo dalla conferenza stampa di ieri di Joe Biden: “Domanda: Gli attacchi aerei nello Yemen stanno funzionando?!; Risposta: “Ebbene, quando dici ‘funzionare’… stanno fermando gli Houthi? No. Continueranno? SÌ”.

Il sonno della ragione produce mostri, come dimostra la mattanza di Gaza. Di oggi il report, tutto da leggere, di Ted Chaiban, vice-direttore esecutivo dell’Unicef, l’agenzia dell’Onu per i bambini. Nella nostra nota riportiamo solo il titolo che campeggia sul sito ufficiale: “Gaza: «Questa guerra è una guerra contro i bambini»“.

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